CONNETTERE
L’EUROPA
per un nuovo
modello audiovisivo europeo
Biblioteca del Senato, 19
settembre 2016 – Piazza della Minerva, Roma
Ore 10.00
Per un servizio pubblico
europeo
Presiede Luigi Covatta
Introduce Sergio Zavoli
Relazioni di:
Enrique Bustamante (Università Computense,
Madrid)
Giuseppe Richeri (Università, Lugano)
Michele Sorice (Università LUISS, Roma)
Ore 11.00
Credibilità
dell’informazione di servizio pubblico e centralità dell’approfondimento e
della cura delle notizie nell’era della simultaneità
Presiede Giampiero Gramaglia
Relazione di
Carlo Sorrentino (Università di Firenze)
Interventi di:
Giancarlo Bosetti, Giuliano Ferrara, Alberto La Volpe, Andrea Melodia, Enrico Mentana, Michele Mezza, Giorgio Zanchini
Ore 14.30
Ruolo dei media
di servizio pubblico nella formazione di un sensus communis di appartenenza all’Europa
Presiede
Stefano Silvestri
Interventi di:
Pier Virgilio Dastoli (presidente Movimento Europeo)
Bruno Somalvico (segretario Infocivica)
Giacomo Mazzone (direttore Affari Istituzionali UER)
Ore 15.30
La prospettiva
nelle proposte degli attori del sistema
Presiede Stefano Rolando
Interventi
Arturo Diaconale, Antonio Di Bella, Pio Marconi, Claudio Petruccioli, Antonio Pilati, Carlo
Rognoni
Ore
17.00
Conclusioni
Gennaro Acquaviva (presidente Associazione
socialismo)
Angelo Marcello Cardani (presidente AGCOM)
Documenti di lavoro per il Convegno
Oltre il Protocollo di Amsterdam
Per un nuovo modello audiovisivo europeo, per un servizio pubblico europeo.
Per un nuovo modello audiovisivo europeo, per un servizio pubblico europeo.
Roma, Biblioteca del Senato, 19
settembre 2016 - ore 10.00-18.00
La rivista di cultura politica Mondoperaio presenta un dossier sul tema del futuro del modello di servizio pubblico audiovisivo europeo, che
contiene le Conclusioni dei lavori del Gruppo Europeo di Torino , network
di esperti universitari della comunicazione costituitosi a Torino nel 2009,
per assicurare un futuro meno incerto ai media di servizio pubblico nella
società dell’informazione e della conoscenza e per promuovere un nuovo
modello audiovisivo europeo. Si tratta di tematiche che confluiranno a breve
in un Libro Verde sui media di servizio
pubblico nella società dell’informazione e della conoscenza indirizzato
alle istituzioni europee per
incoraggiare nuovi orientamenti.
|
I punti nodali
·
Sottolineare l’insostituibilità della funzione e della
missione di organismi al servizio della comunità non significa necessariamente
salvaguardare gli enti attualmente esistenti,
l'esclusività o l'unitarietà del loro assetto organizzativo, né tantomeno la
salvaguardia dei gruppi di interessi che li rappresentano o li hanno tutelati
nel tempo.
·
Al contrario ridefinirne
radicalmente missione, posizionamento editoriale, assetto organizzativo
finanziamento e governance significa rimettere
in discussione qualsiasi rendita derivante da una posizione dominante in
ambiti e contesti tecnologici, di offerta e di mercato che non siano conformi e
aderenti agli obblighi derivanti dalla loro missione di servizio pubblico.
·
Nel rispetto delle norme e dei
principi della concorrenza nell'ambito dell'Unione Europea, il documento
conclusivo del dossier (che potrebbe essere presentato ad una Conferenza
Europea) si propone di favorire
un'evoluzione normativa in grado di superare il compromesso intervenuto nel
1997 in occasione della firma del Protocollo annesso al Trattato di Amsterdam
che lasciava agli Stati nazionali il compito di stabilire cosa fossero i
programmi di servizio pubblico finanziati dal canone e in che misura si
potessero distinguere da quelli finanziati da risorse di mercato.
·
Sempre più diffusa è la
consapevolezza che non possano essere auspicate nei palinsesti del servizio
pubblico attività finalizzate allo sfruttamento commerciale che andranno
espletate nell'ambito di un nuovo e circoscritto “mercato del servizio
pubblico” né tantomeno è lecito un uso privato del servizio pubblico. Nel
contempo non risulta altresì più
tollerabile il ricorso a risorse pubbliche per attività finalizzate al profitto
che andrebbero espletate esclusivamente da società profit oriented che come
tali dovrebbero essere finanziate con risorse raccolte esclusivamente sul
mercato.
Cosa si intende per nuovo scenario cross mediale
·
Il nuovo scenario crossmediale richiede un'evoluzione normativa per
superare il compromesso all`origine del Protocollo
sui servizi radiotelevisivi annesso al Trattato di Amsterdam, risalente al
1997.
·
Il tradizionale modello duale europeo, che ha costituito un esempio di equilibrio virtuoso tra la
concezione del servizio pubblico e le dinamiche commerciali, si trova di fronte ad un doppio e grave
pericolo.
·
Da una parte, il servizio pubblico,
riconosciuto costituzionalmente in alcuni paesi europei (ma non in tutti) per
il proprio carattere essenziale per il modello sociale europeo, sta
attraversando la peggiore crisi della sua storia, tanto in termini sia di
governance sia di offerta e di
adattamento al nuovo ambiente digitale, quanto in termini finanziari e di
ascolto.
·
D'altra parte, anche il
settore privato (l’altra metà del sistema “duale”) è messo duramente
alla prova dall’arrivo di nuovi concorrenti e dal restringersi delle risorse
complessive a disposizione.
·
L'intero sistema televisivo e il futuro stesso
dell’audiovisivo europeo, sono minacciati dall'espansione incontrollata di
nuovi giganti globali e agenti
audiovisivi digitali che – approfittando di importanti falle nel modello di
legislazione dell’Unione Europea - presentano un rischio grave per il settore
della produzione e con essa , per l'identità e la diversità europee.
Quali gli argomenti avanzati
·
Il dossier rileva che questa
combinazione negativa di elementi e di processi, in corso, audiovisivi, sociali
e tecnologici, ma anche economici e politici, è stata propiziata dalla mancanza
di aggiornamenti e di coerenza sul piano della regolamentazione e di politiche
attive, nazionali ed europee, in materia audiovisiva. Pur mantenendo in
questo campo una dottrina generale e una linea teorica corrette, esse non hanno saputo o potuto adattarsi alle
grandi trasformazioni della comunicazione audiovisiva contemporanea, in
particolare ai processi generalizzati di convergenza digitale e alla sua
globalizzazione inarrestabile.
·
Così, pur beneficiando della
politica regionale attiva più longeva al mondo, i progressi nella costruzione del tanto auspicato mercato comune
dell’audiovisivo rimangono modesti, e l'industria audiovisiva europea
incontra crescenti difficoltà nel competere nei propri mercati e sulla scena
mondiale con quella statunitense e con quella dei paesi e delle regioni
emergenti del pianeta. Inoltre, la
storia dell'integrazione europea manca di quei mezzi di comunicazione in grado
di costruirla e diffonderla, capaci di porre in gestazione una sfera
pubblica europea autenticamente democratica.
·
In altri termini, si assiste al crollo dell’idea dei “campioni europei” che
ha caratterizzato la politica industriale europea sin dalla nascita del Mercato
Unico. Una politica che – soprattutto nel settore audiovisivo – ha mostrato
la sua profonda inefficacia e dannosità, visto che gli ultimi tre decenni
dimostrano che i media restano saldamente ancorati alle tradizioni linguistiche
e culturali di ciascun paese. In questi trent’anni, contrariamente alle
aspettative, nessun “campione europeo” (nè tantomeno globale di origine
europea) è emerso nel settore dei media.
·
Sono dunque verificate
eccezionali asimmetrie nell’attuale normativa europea, che tendono a
sbilanciarne ogni volta i singoli elementi, e le componenti collegate tra loro:
la tendenza diffusa a esercitare un ferreo controllo sul finanziamento del
servizio pubblico, soprattutto per le sue attività on line, contrasta con le
omissioni da parte dell’Unione Europea di iniziative sul piano normativo per
assicurare la sua indipendenza editoriale, la sua autonomia nei confronti
dei governi e il suo adeguato finanziamento.
·
Questo stesso sforzo, che tende a
considerare il ruolo del servizio
pubblico come sussidiario e complementare a quello esercitato dagli operatori
commerciali, risulta in contraddizione con il lassismo in materia di
verifica di conformità per gli operatori commerciali circa i loro obblighi in
quanto servizi di interesse generale nel campo della produzione di origine
europea e indipendente o della tutela dei consumatori per quanto riguarda i
messaggi commerciali.
·
E’ accertata la gravità delle ripercussioni di un trattamento spesso ingiusto
esercitato verso i radiodiffusori classici off line rispetto a quello nei
confronti dei cosiddetti "service a richiesta" on line, (che, con
il pretesto di voler incentivare il commercio elettronico, stanno mettendo al
riparo i nuovi entranti extraeuropei dagli obblighi propri del settore dei
media), una decisione sorprendente dell’Unione Europea che sta vanificando tre
decenni di politica europea dei media e sta ponendo i radiodiffusori europei in
posizione di inferiorità competitiva nei loro mercati, sollevando al contrario
le attività degli attori globali dal rispetto di tutti gli obblighi in materia
audiovisiva e nei confronti dei consumatori europeo dai quali estraggono gran
parte dei loro profitti e portando per di più a situazioni di nuovi monopoli su
scala europea (ben peggiori di quelli nazionali dell’era analogica) ad esempio
nel settore della pubblicità on line, con punte di concentrazione fino all’80%
per un solo operatore.
·
In seguito al fenomeno della
convergenza fra media, telecomunicazioni e industria elettronica di consumo, questo
aggiramento delle norme europee da parte di attori extraeuropei sta portando a dispute intersettoriali fra attori
nazionali che finiscono per indebolire tutti i settori europei nel loro insieme:
le telecomunicazioni contro i broadcaster per accaparrarsi porzione di spettro
e per poter distribuire contenuti senza l’impiccio dei diritti d’autore; la
carta stampata contro i media elettronici nel tentativo di mantenersi in
esclusiva il mercato dell’on-line; le tv commerciali contro quelle pubbliche
per toglier loro la pubblicità.
Chi ha redatto il dossier
·
Il dossier è introdotto da Stefano Rolando (Università Iulm di
Milano e membro del comitato di direzione di Mondoperaio) che spiega le ragioni per le quali sia
necessario “osare l’inosabile”, ossia immaginare
una televisione pubblica europea.
·
Esso contiene una rielaborazione
dell’articolato Rapporto finale del
Gruppo Europea di Torino redatto dal prof.
Enrique Bustamante dell’Università Complutense di Madrid, già membro del
Comitato dei Saggi insediato durante il governo Zapatero all’origine della
riforma della RTVE in Spagna, e del Co-rapporto presentato dal prof. Francisco Rui Cádima dell’Università
nuova di Lisbona, che, ripercorre gli ultimi tre decenni di politiche
audiovisive europee che avrebbero rinunciato a porre al centro il ruolo dei
servizi pubblici, considerati un retaggio dei vecchi mercati nazionali
protetti, mentre il mercato dell’audiovisivo andava allargandosi a tutto
beneficio di soggetti privati extraeuropei.
·
Per parte sua il terzo
Rapporto redatto dal prof.
Giuseppe Richeri, professore emerito dell’Università di Lugano, contiene
una disamina delle varie fonti di finanziamento che possono essere prese in
esame per un futuro dei media di servizio pubblico ritenuto sempre più incerto
a fronte della loro contrazione e del nuovo quadro competitivo venutosi a
creare e che peraltro non andrebbe, secondo il giurista prof. Pio Marconi, demonizzato, in
quanto segna definitivamente la fine del regime di libertà vigilata che è stata
una caratteristica dei media novecenteschi prima della caduta del muro di
Berlino e soprattutto dell’avvento del Web.
·
Anche per questa ragione il promotore del network universitario Bruno
Somalvico, unitamente ad una cooperazione rinforzata fra i servizi pubblici
dei paesi fondatori dell’Unione Europea, giudica necessaria una rifondazione
della loro ragione sociale in base ad una modifica costituzionale che definisca
l’accesso al Web come diritto fondamentale. In questa direzione le Proposte e
raccomandazioni finali approvate dal Gruppo Europeo di Torino e curate dallo
stesso Enrique Bustamante
invitano l’Unione Europea ad armonizzare la missione, l’offerta, il
finanziamento e la governance dei media di servizio pubblico per assicurare
loro una nuova stagione e per promuovere un nuovo modello audiovisivo
europeo nel rispetto della tradizione europea
Integrazione alla nota
sui lavori. “Oltre il Protocollo di Amsterdam” per la sessione pomeridiana del
Convegno Connettere l’Europa, Roma,
Biblioteca del Senato, 19 settembre 2016
Ruolo dei media di servizio pubblico nella formazione di un sensus
communis di appartenenza all’Europa. La prospettiva nelle
proposte degli attori del sistema
Nel 2017 si celebrerà
il Sessantesimo anniversario dei Trattati di Roma. Nello spirito dei padri
dell’Europa e del Manifesto di Ventotene potrebbe essere promossa una grande iniziativa italiana della Rai e
del Governo per proporre una cooperazione rafforzata fra i PSM dei paesi
fondatori dell’Unione Europea e in
primis dei grandi Paesi dell’Europa mediterranea: Italia Francia e Spagna. Tale
iniziativa potrebbe essere promossa in stretta concertazione anche con il
governo Maltese Presidente di Turno nel primo semestre 2017. In un momento
difficile del processo di costruzione politica dell’Europa i media di servizio
pubblico potrebbero giocare un ruolo fondamentale nella formazione di
un’opinione pubblica europea e nella costruzione di un’Europa dei cittadini in
previsione della costruzione di un servizio pubblico europeo della
comunicazione.
Italia, Francia e
Spagna - attraverso RTVE, France Télévisions/ARTE/FMM e Rai - potrebbero nella
fattispecie farsi promotrici di un rilancio dei servizi pubblici in ambito
continentale promuovendo iniziative
congiunte tese a realizzare insieme ai PSM di altri paesi membri dell’Unione
quella che viene definita come
“cooperazione rafforzata” ovvero una
procedura che consente ad almeno nove paesi dell'Unione europea (UE) di
stabilire un' integrazione o una cooperazione più stretta in una determinata
area all'interno delle strutture dell'UE senza il coinvolgimento di altri paesi
dell'UE. Ciò consente loro di muoversi a velocità diverse e verso obiettivi
diversi rispetto a quelli al di fuori delle aree di cooperazione rafforzata. La
procedura è stata progettata per superare la paralisi che si verifica quando
una proposta è bloccata da un singolo paese o da un piccolo gruppo di paesi che
non vogliono far parte dell'iniziativa.
Storicamente l’Unione
Europea di Radiodiffusione aveva avviato nel dopoguerra una cooperazione fra i
broadcaster pubblici dando vita al circuito dell’Eurovisione e promuovendo
successivamente a partire dagli scambi di informazioni e di programmi fra i
propri membri anche cooperazioni sul piano editoriale che hanno dato vita ad
emittenti come Eurosport ed Euronews successivamente finite (nel caso di Eurosport
anche sotto il controllo editoriale) a gruppi privati, rispettivamente
all’americano Liberty Media e con una quota del 53% al gruppo egiziano nelle
telecomunicazioni che fa capo a Naguib Sawiris.
Queste cessioni sono
state la conseguenza diretta delle norme europee vigenti che di fatto scoraggiano
e penalizzano (se non addirittura proibiscono) qualsiasi iniziativa di
cooperazione fra enti pubblici e lasciano solo ai privati l'esclusivo compito
delle iniziative transnazionali o pan-europee.
Purtroppo la dimensione
degli investimenti necessaria per raggiungere una massa critica sufficiente nel
settore dei media, fa sì che nessun gruppo privato abbia le forze sufficienti
per farlo e che quindi le uniche iniziative pan-europee nei media finiscano per
essere quelle extra-europee. Le esperienze negative della campagna di Spagna di
RCS o delle campagne pan-europee di Canal Plus sono li a dimostrarlo.
Un primo progetto di
cooperazione rinforzata nell’era crossmediale potrebbe prevedere da un lato accordi
bilaterali e multilaterali fra i PSM aderenti tesi a favorire una sorta di
Erasmus nell’informazione attraverso stage e scambi di giovani giornalisti
nelle redazioni, accordi bilaterali e multilaterali di scambio, facilities logistiche e ospitalità dei
corrispondenti che favorirebbero anche contenimenti dei costi di gestione.
Dall’altro potrebbe essere avviata un’iniziativa congiunta ad hoc fra i PSM
aderenti, tesa a realizzare una piattaforma comune di accesso con un’unica app
ad un ecosistema di prodotti e servizi in rete, garantendo ad esempio ad un viaggiatore
la portabilità del servizio, ossia l’accesso sia al servizio del proprio paese
d’origine sia a quello in cui si trova temporaneamente fornendo un contributo
al superamento del geoblocking come auspicato dal Vice presidente della
Commissione Europea Andrus Ansip.
Una tale piattaforma
(cui peraltro la RAI sta già riflettendo da sola e insieme alle altre
televisioni europee dell'Eurovisione) potrebbe finalmente avere la taglia
critica necessaria per far fronte ai giganti americani come Netflix o Amazon o
Google e quindi invertire la china negativa e l'emorragia di risorse
pubblicitarie di cui tutti i media europei (nessuno escluso) sono oggi vittime.
Roma-Ginevra 8
settembre 2016