lunedì 3 ottobre 2016

Lettera aperta al Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi                                                   

L’Associazione Infocivica Gruppo di Amalfi fondata nel 2003 da Jader Jacobelli e Bino Olivi ha promosso a Roma un incontro di valutazione e bilancio della consultazione “Cambierai” promossa dal Governo con la giornata di riflessione con gli esperti all’Auditorium, e il successivo questionario rivolto ai cittadini pubblicato in rete.
Partendo dall’idea che il rinnovo della concessione decennale alla Rai debba essere l’occasione anche per un riscatto della buona politica e che sia necessario avere la lungimiranza di inserire nella logica del “servizio pubblico” (che abbiamo visto quanto in Italia sia stata viziata dalla subordinazione ancillare e burocratica della radiotelevisione rispetto al potere politico) la logica della “responsabilità pubblica”, Infocivica ha inviato ad alcuni amici dell’Associazione fra i quali Stefano Balassone, Sebastiano Bagnara, Raffaele Barberio, Flavia Barca, Giovanni Bellisario, Manlio Cammarata, Robert Castrucci, Ugo Cavaterra, Gianni Celata,  Licia Conte, Stefano Cuppi, Nicola D’Angelo, Pier Virgilio Dastoli, Paolo Luigi De Cesare, Piero De Chiara, Gianluca de Matteis Tortora, Massimo De Angelis, Lino De Seriis, Francesco Devescovi, Giampiero Gramaglia, Pier Luigi Gregori, Erik Lambert, Gianluca  Lioni, Andrea Lorusso Caputi, Paolo Mancini, Pio Marconi, Giacomo Mazzone, Andrea Melodia, Michele Mezza, Gerardo Mombelli, Mario Morcellini, Italo Moscati, Stefano Panunzi, Renato Parascandolo, Piervincenzo Porcacchia, Augusto Preta, Giuseppe Richeri, Carlo Rognoni, Stefano Rolando, Antonio Sassano, Barbara Scaramucci La Porta, Bruno Somalvico, Michele Sorice, Carlo Sorrentino, Celestino Spada, Laura Testa, Arianna Voto e Angelo Zaccone Teodosi, una bozza di lettera aperta al Presidente del Consiglio Matteo Renzi che è stata discussa e approvata a Roma giovedì 7 luglio in un incontro moderato da Giampiero Gramaglia tenutosi presso la sede del Consiglio Italiano del Movimento Europeo
Essendo convinta che “la nuova realtà tecnologica rende evidente l’insufficienza del vecchio modello di servizio pubblico” e che “una classe dirigente consapevole e all’altezza potrebbe mettersi al passo con le esigenze e le potenzialità più avanzate”, Infocivica ha tra l’altro sottolineato come il rinnovo della Convenzione sia una grande occasione per “ governare il cambiamento e non solo limitarsi a fotografarlo, perché la comunicazione è oggi un diritto fondamentale che non riguarda solo la Rai e il nostro Governo ma l’intero sistema delle comunicazioni” e che debba favorire anche una nuova stagione di cooperazione rinforzata fra tutti i servizi pubblici europei a cominciare da quelli dei Paesi fondatori dell’Unione Europea.  In un suo precedente documento presentato nella primavera 2015 al Senato Infocivica aveva invitato l’Unione Europea a “predisporre rapidamente un sistema di regole e un approccio comune per disciplinare l’industria dei contenuti che circolano su internet e sui media tradizionali”



logo  Roma, 7 luglio 2016

Caro Presidente,
per cambiare la Rai ci vuole lungimiranza e coraggio.
Il rinnovo della concessione è un’occasione irripetibile per dimostrare che il governo è in grado di farsi carico della straordinaria rivoluzione digitale in atto.
La sfida è fare della Rai un’azienda utile alla formazione e ai bisogni dei cittadini. E per questo riconosciuta da tutti come meritevole di un canone (o di un finanziamento equivalente). Deve essere capace, insomma, di fornire un servizio fondamentale e strategico per la crescita culturale e sociale e per la vita democratica del Paese.
Non basta, dunque, una semplice, banale e pigra riscrittura della vecchia concessione. Oggi al governo si chiede un passo in più: quello di assumersi, insieme alla necessaria cautela e trasparenza nella gestione del denaro pubblico, una grande responsabilità pubblica di fronte al Sistema delle Comunicazioni, diventato più che in passato un pilastro anche dello sviluppo economico.
Le comunicazioni digitali sono la nuova agorà, sono il cuore di una nuova creatività condivisa e interattiva. E per dare sostanza al concetto moderno, contemporaneo, di responsabilità pubblica si chiede al governo di impegnarsi nel delineare peso e ruolo che si pretende dalla Rai per il prossimo decennio.
Infocivica (associazione nata nel 2003 grazie a Bino Olivi e Jader Jacobelli, e che ai temi del servizio pubblico audiovisivo ha dedicato tre lustri di ricerche e convegni) pensa che il Governo debba fissare come priorità quella di garantire a tutti i cittadini il diritto di accesso universale e tendenzialmente gratuito alle reti informatiche, anche attraverso lo sviluppo della banda larga.
Quanto alla Rai, Infocivica pensa che la nuova concessione debba indicare diversi compiti oltre a quello di continuare a produrre contenuti televisivi originali:
1.             assumere un rapporto diretto con tutti gli utenti, rapporto tanto più importante nell’era delle comunicazioni interattive in rete, immaginando anche una assistenza personalizzata per l’orientamento fra i contenuti e i servizi disponibili nelle reti.
2.             potenziare le forme di comunicazione istituzionale e crearne di nuove, magari più legate ai territori. Anche tenendo conto del patrimonio unico che in Europa ha l’Italia attraverso la miriade di emittenti ed agenzie informative locali che vanno incoraggiate a fornire servizi pubblici di prossimità.
3.             potenziare in ottica cross mediale la creazione di prodotti finalizzati innanzitutto all’educazione e formazione, oltre che – naturalmente - a sviluppare la dimensione interattiva, educativa e informativa di tutta la produzione del servizio pubblico, incoraggiando altresì nuove forme partecipative come le Comunità della Rete per realizzare inedite e più avanzate modalità di integrazione ed espressione civili.
4.             garantire attraverso la produzione e la libera disponibilità di contenuti nel sistema dei media elevati standard di qualità nell’informazione, nell’area educativa e formativa e in quella dell’intrattenimento, con lo scopo ultimo e dichiarato tipico di ogni servizio pubblico e cioè di connettere la cultura “alta” a quella popolare e di costruire coesione sociale e adesione alla vita pubblica.
Infocivica crede sia possibile avviare una fase costituente in cui il concessionario riceva il mandato di realizzare – anche in associazione con altri – la struttura più appropriata per assolvere i compiti delineati. Contemporaneamente governo e parlamento sono chiamati ad aggiornare le norme al fine di garantire ai cittadini il diritto di accesso universale a una rete di servizio pubblico, indipendente, autonoma, pluralista. E pensiamo anche a una separazione societaria più strutturata di oggi fra il trasporto del segnale e la fornitura dei contenuti (ovviamente per tutti i soggetti audiovisivi nazionali, non solo per la Rai); al bisogno di una profonda riorganizzazione interna che coinvolga sia il sistema dell’informazione sia quello dell’intrattenimento. In particolare. per cinema e fiction immaginiamo per il futuro della Rai un ruolo più incisivo nella promozione dell’insieme dell’industria audiovisiva e creativa.
La trasformazione della Rai da Broadcaster a Digital Media Company deve infine contribuire a ridurre il Digital Divide, che altrimenti diventa causa ed effetto di forme di marginalizzazione civica e culturale. È anche questa la strada per rilegittimare un sistema di finanziamento universalmente sottoscritto dai cittadini.
Il nuovo mondo della Rete - essendo già alle nostre spalle l’era del web -  è oggi al centro della vita democratica come lo è stata per 50 anni la televisione, e sempre più lo sarà.  Anche per l’azione, il controllo, la mobilitazione e la decisione politica.
Caro Presidente, restiamo a completa disposizione per eventuali approfondimenti.
Con i nostri più distinti saluti
Il gruppo dirigente di Infocivica: Massimo De Angelis, presidente; Gerardo Mombelli, presidente onorario; Bruno Somalvico, segretario generale, Gianni Bellisario, Ugo Cavaterra, Pasquale Deseriis, Andrea Melodia, Paolo Luigi De Cesare, Pier Virgilio Dastoli, Giampiero Gramaglia, Giacomo Mazzone, Carlo Rognoni, Laura Testa.

Hanno sinora aderito Daniela Attilini, Sebastiano Bagnara, Raffaele Barberio, Robert Castrucci, Stefano Cuppi, Giuseppe Di Francesco, Vittorio Gargini, Susanna Gianandrea, Barbara La Porta Scaramucci, Andrea Lorusso Caputi, Paolo Mancini, Pio Marconi, Cinzia Padovani, Amedeo Pistolese, Luca Rosati, Claudio Rossi, Pasquale Rotunno, Arianna Voto.



Tutti gli Amici di Key 4 Biz e di Infocivica che condividono le finalità di questo appello possono aderire scrivendo a: somalvico@gmail.com

lunedì 12 settembre 2016

                             

CONNETTERE L’EUROPA
per un nuovo modello audiovisivo europeo

Biblioteca del Senato, 19 settembre 2016 – Piazza della Minerva, Roma


Ore 10.00 

Per un servizio pubblico europeo

Presiede Luigi Covatta
Introduce Sergio Zavoli

Relazioni di:
Enrique Bustamante (Università Computense, Madrid)
Giuseppe Richeri (Università, Lugano)
Michele Sorice (Università LUISS, Roma)

Ore 11.00

Credibilità dell’informazione di servizio pubblico e centralità dell’approfondimento e della cura delle notizie nell’era della simultaneità 

Presiede Giampiero Gramaglia
Relazione di
Carlo Sorrentino (Università di Firenze)

Interventi di:

Giancarlo Bosetti, Giuliano Ferrara, Alberto La Volpe, Andrea Melodia, Enrico Mentana,  Michele Mezza, Giorgio Zanchini


Ore 14.30

Ruolo dei media di servizio pubblico nella formazione di un sensus communis di appartenenza all’Europa


Presiede Stefano Silvestri 

Interventi di:

Pier Virgilio Dastoli (presidente Movimento Europeo)
Bruno Somalvico (segretario Infocivica)
Giacomo Mazzone (direttore Affari Istituzionali UER)


Ore 15.30

La prospettiva nelle proposte degli attori del sistema


Presiede Stefano Rolando

Interventi

Arturo Diaconale, Antonio Di Bella, Pio Marconi, Claudio Petruccioli, Antonio Pilati, Carlo Rognoni


Ore 17.00

Conclusioni

Gennaro Acquaviva (presidente Associazione socialismo)
Angelo Marcello Cardani (presidente AGCOM)






Documenti di lavoro per il Convegno 


Oltre il Protocollo di Amsterdam
Per un nuovo modello audiovisivo europeo, per un servizio pubblico europeo.
Roma, Biblioteca del Senato, 19 settembre 2016  - ore 10.00-18.00

La rivista di cultura politica Mondoperaio presenta un dossier sul tema del futuro del modello di servizio pubblico audiovisivo europeo, che contiene le Conclusioni dei lavori del Gruppo Europeo di Torino , network di esperti universitari della comunicazione costituitosi a Torino nel 2009, per assicurare un futuro meno incerto ai media di servizio pubblico nella società dell’informazione e della conoscenza e per promuovere un nuovo modello audiovisivo europeo. Si tratta di tematiche che confluiranno a breve in un Libro Verde sui media di servizio pubblico nella società dell’informazione e della conoscenza indirizzato alle  istituzioni europee per incoraggiare nuovi orientamenti.

I punti nodali
·         Sottolineare l’insostituibilità della funzione e della missione di organismi al servizio della comunità non significa necessariamente salvaguardare gli enti attualmente esistenti, l'esclusività o l'unitarietà del loro assetto organizzativo, né tantomeno la salvaguardia dei gruppi di interessi che li rappresentano o li hanno tutelati nel tempo.
·         Al contrario ridefinirne radicalmente missione, posizionamento editoriale, assetto organizzativo finanziamento e governance significa rimettere in discussione qualsiasi rendita derivante da una posizione dominante in ambiti e contesti tecnologici, di offerta e di mercato che non siano conformi e aderenti agli obblighi derivanti dalla loro missione di servizio pubblico.
·         Nel rispetto delle norme e dei principi della concorrenza nell'ambito dell'Unione Europea, il documento conclusivo del dossier (che potrebbe essere presentato ad una Conferenza Europea) si propone di favorire un'evoluzione normativa in grado di superare il compromesso intervenuto nel 1997 in occasione della firma del Protocollo annesso al Trattato di Amsterdam che lasciava agli Stati nazionali il compito di stabilire cosa fossero i programmi di servizio pubblico finanziati dal canone e in che misura si potessero distinguere da quelli finanziati da risorse di mercato.
·         Sempre più diffusa è la consapevolezza che non possano essere auspicate nei palinsesti del servizio pubblico attività finalizzate allo sfruttamento commerciale che andranno espletate nell'ambito di un nuovo e circoscritto “mercato del servizio pubblico” né tantomeno è lecito un uso privato del servizio pubblico. Nel contempo non risulta altresì più tollerabile il ricorso a risorse pubbliche per attività finalizzate al profitto che andrebbero espletate esclusivamente da società profit oriented che come tali dovrebbero essere finanziate con risorse raccolte esclusivamente sul mercato.

Cosa si intende per nuovo scenario cross mediale
·         Il nuovo scenario crossmediale richiede un'evoluzione normativa per superare il compromesso all`origine del Protocollo sui servizi radiotelevisivi annesso al Trattato di Amsterdam, risalente al 1997.
·         Il tradizionale modello duale europeo, che ha costituito un esempio di equilibrio virtuoso tra la concezione del servizio pubblico e le dinamiche commerciali, si trova di fronte ad un doppio e grave pericolo.
·         Da una parte, il servizio pubblico, riconosciuto costituzionalmente in alcuni paesi europei (ma non in tutti) per il proprio carattere essenziale per il modello sociale europeo, sta attraversando la peggiore crisi della sua storia, tanto in termini sia di governance  sia  di offerta e di adattamento al nuovo ambiente digitale, quanto in termini finanziari e di ascolto.
·         D'altra parte, anche il settore privato (l’altra metà del sistema “duale”) è messo duramente alla prova dall’arrivo di nuovi concorrenti e dal restringersi delle risorse complessive a disposizione.
·         L'intero sistema televisivo e il futuro stesso dell’audiovisivo europeo, sono minacciati dall'espansione incontrollata di nuovi giganti globali e agenti audiovisivi digitali che – approfittando di importanti falle nel modello di legislazione dell’Unione Europea - presentano un rischio grave per il settore della produzione e con essa , per l'identità e la diversità europee.

Quali gli argomenti  avanzati
·         Il dossier rileva che questa combinazione negativa di elementi e di processi, in corso, audiovisivi, sociali e tecnologici, ma anche economici e politici, è stata propiziata dalla mancanza di aggiornamenti e di coerenza sul piano della regolamentazione e di politiche attive, nazionali ed europee, in materia audiovisiva. Pur  mantenendo in questo campo una dottrina generale e una linea teorica corrette, esse non hanno saputo o potuto adattarsi alle grandi trasformazioni della comunicazione audiovisiva contemporanea, in particolare ai processi generalizzati di convergenza digitale e alla sua globalizzazione inarrestabile.
·         Così, pur beneficiando della politica regionale attiva più longeva al mondo, i progressi nella costruzione del tanto auspicato mercato comune dell’audiovisivo rimangono modesti, e l'industria audiovisiva europea incontra crescenti difficoltà nel competere nei propri mercati e sulla scena mondiale con quella  statunitense e con quella dei paesi e delle regioni emergenti del pianeta. Inoltre, la storia dell'integrazione europea manca di quei mezzi di comunicazione in grado di costruirla e diffonderla, capaci di porre in gestazione una sfera pubblica europea autenticamente democratica.
·         In altri termini, si assiste al crollo dell’idea dei “campioni europei” che ha caratterizzato la politica industriale europea sin dalla nascita del Mercato Unico. Una politica che – soprattutto nel settore audiovisivo – ha mostrato la sua profonda inefficacia e dannosità, visto che gli ultimi tre decenni dimostrano che i media restano saldamente ancorati alle tradizioni linguistiche e culturali di ciascun paese. In questi trent’anni, contrariamente alle aspettative, nessun “campione europeo” (nè tantomeno globale di origine europea) è emerso nel settore dei media.
·         Sono dunque  verificate eccezionali asimmetrie nell’attuale normativa europea, che tendono a sbilanciarne ogni volta i singoli elementi, e le componenti collegate tra loro: la tendenza diffusa a esercitare un ferreo controllo sul finanziamento del servizio pubblico, soprattutto per le sue attività on line, contrasta con le omissioni da parte dell’Unione Europea di iniziative sul piano normativo per assicurare la sua  indipendenza editoriale, la sua autonomia nei confronti dei governi e il suo adeguato finanziamento.
·         Questo stesso sforzo, che tende a considerare il ruolo del servizio pubblico come sussidiario e complementare a quello esercitato dagli operatori commerciali, risulta in contraddizione con il lassismo in materia di verifica di conformità per gli operatori commerciali circa i loro obblighi in quanto servizi di interesse generale nel campo della produzione di origine europea e indipendente o della tutela dei consumatori per quanto riguarda i messaggi commerciali. 
·         E’ accertata la gravità delle ripercussioni di un trattamento spesso ingiusto esercitato verso i radiodiffusori classici off line rispetto a quello nei confronti dei cosiddetti "service a richiesta" on line, (che, con il pretesto di voler incentivare il commercio elettronico, stanno mettendo al riparo i nuovi entranti extraeuropei dagli obblighi propri del settore dei media), una decisione sorprendente dell’Unione Europea che sta vanificando tre decenni di politica europea dei media e sta ponendo i radiodiffusori europei in posizione di inferiorità competitiva nei loro mercati, sollevando al contrario le attività degli attori globali dal rispetto di tutti gli obblighi in materia audiovisiva e nei confronti dei consumatori europeo dai quali estraggono gran parte dei loro profitti e portando per di più a situazioni di nuovi monopoli su scala europea (ben peggiori di quelli nazionali dell’era analogica) ad esempio nel settore della pubblicità on line, con punte di concentrazione fino all’80% per un solo operatore.
·         In seguito al fenomeno della convergenza fra media, telecomunicazioni e industria elettronica di consumo, questo aggiramento delle norme europee da parte di attori extraeuropei sta portando a dispute intersettoriali fra attori nazionali che finiscono per indebolire tutti i settori europei nel loro insieme: le telecomunicazioni contro i broadcaster per accaparrarsi porzione di spettro e per poter distribuire contenuti senza l’impiccio dei diritti d’autore; la carta stampata contro i media elettronici nel tentativo di mantenersi in esclusiva il mercato dell’on-line; le tv commerciali contro quelle pubbliche per toglier loro la pubblicità.

Chi ha redatto il dossier
·         Il dossier è introdotto da Stefano Rolando (Università Iulm di Milano e membro del comitato di direzione di Mondoperaio)  che spiega le ragioni per le quali sia necessario “osare l’inosabile”, ossia immaginare una televisione pubblica europea.
·         Esso contiene una rielaborazione dell’articolato Rapporto finale del Gruppo Europea di Torino redatto dal prof. Enrique Bustamante dell’Università Complutense di Madrid, già membro del Comitato dei Saggi insediato durante il governo Zapatero all’origine della riforma della RTVE in Spagna, e del Co-rapporto presentato dal prof. Francisco Rui Cádima dell’Università nuova di Lisbona, che, ripercorre gli ultimi tre decenni di politiche audiovisive europee che avrebbero rinunciato a porre al centro il ruolo dei servizi pubblici, considerati un retaggio dei vecchi mercati nazionali protetti, mentre il mercato dell’audiovisivo andava allargandosi a tutto beneficio di soggetti privati extraeuropei.
·         Per parte sua il terzo Rapporto  redatto dal prof. Giuseppe Richeri, professore emerito dell’Università di Lugano, contiene una disamina delle varie fonti di finanziamento che possono essere prese in esame per un futuro dei media di servizio pubblico ritenuto sempre più incerto a fronte della loro contrazione e del nuovo quadro competitivo venutosi a creare e che peraltro non andrebbe,  secondo il giurista prof. Pio Marconi, demonizzato, in quanto segna definitivamente la fine del regime di libertà vigilata che è stata una caratteristica dei media novecenteschi prima della caduta del muro di Berlino e soprattutto dell’avvento del Web.

·         Anche per questa ragione il promotore del network universitario Bruno Somalvico, unitamente ad una cooperazione rinforzata fra i servizi pubblici dei paesi fondatori dell’Unione Europea, giudica necessaria una rifondazione della loro ragione sociale in base ad una modifica costituzionale che definisca l’accesso al Web come diritto fondamentale. In questa direzione le Proposte e raccomandazioni finali approvate dal Gruppo Europeo di Torino e curate dallo stesso Enrique Bustamante invitano  l’Unione Europea ad armonizzare la missione, l’offerta, il finanziamento e la governance dei media di servizio pubblico per assicurare loro  una nuova stagione e per promuovere un nuovo modello audiovisivo europeo nel rispetto della tradizione europea





Integrazione alla nota sui lavori. “Oltre il Protocollo di Amsterdam” per la sessione pomeridiana del Convegno Connettere l’Europa, Roma, Biblioteca del Senato, 19 settembre 2016

Ruolo dei media di servizio pubblico nella formazione di un  sensus communis di appartenenza all’EuropaLa prospettiva nelle proposte degli attori del sistema

Nel 2017 si celebrerà il Sessantesimo anniversario dei Trattati di Roma. Nello spirito dei padri dell’Europa e del Manifesto di Ventotene potrebbe essere promossa  una grande iniziativa italiana della Rai e del Governo per proporre una cooperazione rafforzata fra i PSM dei paesi fondatori  dell’Unione Europea e in primis dei grandi Paesi dell’Europa mediterranea: Italia Francia e Spagna. Tale iniziativa potrebbe essere promossa in stretta concertazione anche con il governo Maltese Presidente di Turno nel primo semestre 2017. In un momento difficile del processo di costruzione politica dell’Europa i media di servizio pubblico potrebbero giocare un ruolo fondamentale nella formazione di un’opinione pubblica europea e nella costruzione di un’Europa dei cittadini in previsione della costruzione di un servizio pubblico europeo della comunicazione.

Italia, Francia e Spagna - attraverso RTVE, France Télévisions/ARTE/FMM e Rai - potrebbero nella fattispecie farsi promotrici di un rilancio dei servizi pubblici in ambito continentale promuovendo  iniziative congiunte tese a realizzare insieme ai PSM di altri paesi membri dell’Unione quella che viene definita  come “cooperazione rafforzata”  ovvero una procedura che consente ad almeno nove paesi dell'Unione europea (UE) di stabilire un' integrazione o una cooperazione più stretta in una determinata area all'interno delle strutture dell'UE senza il coinvolgimento di altri paesi dell'UE. Ciò consente loro di muoversi a velocità diverse e verso obiettivi diversi rispetto a quelli al di fuori delle aree di cooperazione rafforzata. La procedura è stata progettata per superare la paralisi che si verifica quando una proposta è bloccata da un singolo paese o da un piccolo gruppo di paesi che non vogliono far parte dell'iniziativa.
Storicamente l’Unione Europea di Radiodiffusione aveva avviato nel dopoguerra una cooperazione fra i broadcaster pubblici dando vita al circuito dell’Eurovisione e promuovendo successivamente a partire dagli scambi di informazioni e di programmi fra i propri membri anche cooperazioni sul piano editoriale che hanno dato vita ad emittenti come Eurosport ed Euronews successivamente finite (nel caso di Eurosport anche sotto il controllo editoriale) a gruppi privati, rispettivamente all’americano Liberty Media e con una quota del 53% al gruppo egiziano nelle telecomunicazioni che fa capo a Naguib Sawiris.

Queste cessioni sono state la conseguenza diretta delle norme europee vigenti che di fatto scoraggiano e penalizzano (se non addirittura proibiscono) qualsiasi iniziativa di cooperazione fra enti pubblici e lasciano solo ai privati l'esclusivo compito delle iniziative transnazionali o pan-europee.

Purtroppo la dimensione degli investimenti necessaria per raggiungere una massa critica sufficiente nel settore dei media, fa sì che nessun gruppo privato abbia le forze sufficienti per farlo e che quindi le uniche iniziative pan-europee nei media finiscano per essere quelle extra-europee. Le esperienze negative della campagna di Spagna di RCS o delle campagne pan-europee di Canal Plus sono li a dimostrarlo.

Un primo progetto di cooperazione rinforzata nell’era crossmediale potrebbe prevedere da un lato accordi bilaterali e multilaterali fra i PSM aderenti tesi a favorire una sorta di Erasmus nell’informazione attraverso stage e scambi di giovani giornalisti nelle redazioni, accordi bilaterali e multilaterali di scambio, facilities logistiche e ospitalità dei corrispondenti che favorirebbero anche contenimenti dei costi di gestione. Dall’altro potrebbe essere avviata un’iniziativa congiunta ad hoc fra i PSM aderenti, tesa a realizzare una piattaforma comune di accesso con un’unica app ad un ecosistema di prodotti e servizi in rete, garantendo ad esempio ad un viaggiatore la portabilità del servizio, ossia l’accesso sia al servizio del proprio paese d’origine sia a quello in cui si trova temporaneamente fornendo un contributo al superamento del geoblocking come auspicato dal Vice presidente della Commissione Europea Andrus Ansip.

Una tale piattaforma (cui peraltro la RAI sta già riflettendo da sola e insieme alle altre televisioni europee dell'Eurovisione) potrebbe finalmente avere la taglia critica necessaria per far fronte ai giganti americani come Netflix o Amazon o Google e quindi invertire la china negativa e l'emorragia di risorse pubblicitarie di cui tutti i media europei (nessuno escluso) sono oggi vittime.

Roma-Ginevra 8 settembre 2016