lunedì 12 settembre 2016

                             

CONNETTERE L’EUROPA
per un nuovo modello audiovisivo europeo

Biblioteca del Senato, 19 settembre 2016 – Piazza della Minerva, Roma


Ore 10.00 

Per un servizio pubblico europeo

Presiede Luigi Covatta
Introduce Sergio Zavoli

Relazioni di:
Enrique Bustamante (Università Computense, Madrid)
Giuseppe Richeri (Università, Lugano)
Michele Sorice (Università LUISS, Roma)

Ore 11.00

Credibilità dell’informazione di servizio pubblico e centralità dell’approfondimento e della cura delle notizie nell’era della simultaneità 

Presiede Giampiero Gramaglia
Relazione di
Carlo Sorrentino (Università di Firenze)

Interventi di:

Giancarlo Bosetti, Giuliano Ferrara, Alberto La Volpe, Andrea Melodia, Enrico Mentana,  Michele Mezza, Giorgio Zanchini


Ore 14.30

Ruolo dei media di servizio pubblico nella formazione di un sensus communis di appartenenza all’Europa


Presiede Stefano Silvestri 

Interventi di:

Pier Virgilio Dastoli (presidente Movimento Europeo)
Bruno Somalvico (segretario Infocivica)
Giacomo Mazzone (direttore Affari Istituzionali UER)


Ore 15.30

La prospettiva nelle proposte degli attori del sistema


Presiede Stefano Rolando

Interventi

Arturo Diaconale, Antonio Di Bella, Pio Marconi, Claudio Petruccioli, Antonio Pilati, Carlo Rognoni


Ore 17.00

Conclusioni

Gennaro Acquaviva (presidente Associazione socialismo)
Angelo Marcello Cardani (presidente AGCOM)






Documenti di lavoro per il Convegno 


Oltre il Protocollo di Amsterdam
Per un nuovo modello audiovisivo europeo, per un servizio pubblico europeo.
Roma, Biblioteca del Senato, 19 settembre 2016  - ore 10.00-18.00

La rivista di cultura politica Mondoperaio presenta un dossier sul tema del futuro del modello di servizio pubblico audiovisivo europeo, che contiene le Conclusioni dei lavori del Gruppo Europeo di Torino , network di esperti universitari della comunicazione costituitosi a Torino nel 2009, per assicurare un futuro meno incerto ai media di servizio pubblico nella società dell’informazione e della conoscenza e per promuovere un nuovo modello audiovisivo europeo. Si tratta di tematiche che confluiranno a breve in un Libro Verde sui media di servizio pubblico nella società dell’informazione e della conoscenza indirizzato alle  istituzioni europee per incoraggiare nuovi orientamenti.

I punti nodali
·         Sottolineare l’insostituibilità della funzione e della missione di organismi al servizio della comunità non significa necessariamente salvaguardare gli enti attualmente esistenti, l'esclusività o l'unitarietà del loro assetto organizzativo, né tantomeno la salvaguardia dei gruppi di interessi che li rappresentano o li hanno tutelati nel tempo.
·         Al contrario ridefinirne radicalmente missione, posizionamento editoriale, assetto organizzativo finanziamento e governance significa rimettere in discussione qualsiasi rendita derivante da una posizione dominante in ambiti e contesti tecnologici, di offerta e di mercato che non siano conformi e aderenti agli obblighi derivanti dalla loro missione di servizio pubblico.
·         Nel rispetto delle norme e dei principi della concorrenza nell'ambito dell'Unione Europea, il documento conclusivo del dossier (che potrebbe essere presentato ad una Conferenza Europea) si propone di favorire un'evoluzione normativa in grado di superare il compromesso intervenuto nel 1997 in occasione della firma del Protocollo annesso al Trattato di Amsterdam che lasciava agli Stati nazionali il compito di stabilire cosa fossero i programmi di servizio pubblico finanziati dal canone e in che misura si potessero distinguere da quelli finanziati da risorse di mercato.
·         Sempre più diffusa è la consapevolezza che non possano essere auspicate nei palinsesti del servizio pubblico attività finalizzate allo sfruttamento commerciale che andranno espletate nell'ambito di un nuovo e circoscritto “mercato del servizio pubblico” né tantomeno è lecito un uso privato del servizio pubblico. Nel contempo non risulta altresì più tollerabile il ricorso a risorse pubbliche per attività finalizzate al profitto che andrebbero espletate esclusivamente da società profit oriented che come tali dovrebbero essere finanziate con risorse raccolte esclusivamente sul mercato.

Cosa si intende per nuovo scenario cross mediale
·         Il nuovo scenario crossmediale richiede un'evoluzione normativa per superare il compromesso all`origine del Protocollo sui servizi radiotelevisivi annesso al Trattato di Amsterdam, risalente al 1997.
·         Il tradizionale modello duale europeo, che ha costituito un esempio di equilibrio virtuoso tra la concezione del servizio pubblico e le dinamiche commerciali, si trova di fronte ad un doppio e grave pericolo.
·         Da una parte, il servizio pubblico, riconosciuto costituzionalmente in alcuni paesi europei (ma non in tutti) per il proprio carattere essenziale per il modello sociale europeo, sta attraversando la peggiore crisi della sua storia, tanto in termini sia di governance  sia  di offerta e di adattamento al nuovo ambiente digitale, quanto in termini finanziari e di ascolto.
·         D'altra parte, anche il settore privato (l’altra metà del sistema “duale”) è messo duramente alla prova dall’arrivo di nuovi concorrenti e dal restringersi delle risorse complessive a disposizione.
·         L'intero sistema televisivo e il futuro stesso dell’audiovisivo europeo, sono minacciati dall'espansione incontrollata di nuovi giganti globali e agenti audiovisivi digitali che – approfittando di importanti falle nel modello di legislazione dell’Unione Europea - presentano un rischio grave per il settore della produzione e con essa , per l'identità e la diversità europee.

Quali gli argomenti  avanzati
·         Il dossier rileva che questa combinazione negativa di elementi e di processi, in corso, audiovisivi, sociali e tecnologici, ma anche economici e politici, è stata propiziata dalla mancanza di aggiornamenti e di coerenza sul piano della regolamentazione e di politiche attive, nazionali ed europee, in materia audiovisiva. Pur  mantenendo in questo campo una dottrina generale e una linea teorica corrette, esse non hanno saputo o potuto adattarsi alle grandi trasformazioni della comunicazione audiovisiva contemporanea, in particolare ai processi generalizzati di convergenza digitale e alla sua globalizzazione inarrestabile.
·         Così, pur beneficiando della politica regionale attiva più longeva al mondo, i progressi nella costruzione del tanto auspicato mercato comune dell’audiovisivo rimangono modesti, e l'industria audiovisiva europea incontra crescenti difficoltà nel competere nei propri mercati e sulla scena mondiale con quella  statunitense e con quella dei paesi e delle regioni emergenti del pianeta. Inoltre, la storia dell'integrazione europea manca di quei mezzi di comunicazione in grado di costruirla e diffonderla, capaci di porre in gestazione una sfera pubblica europea autenticamente democratica.
·         In altri termini, si assiste al crollo dell’idea dei “campioni europei” che ha caratterizzato la politica industriale europea sin dalla nascita del Mercato Unico. Una politica che – soprattutto nel settore audiovisivo – ha mostrato la sua profonda inefficacia e dannosità, visto che gli ultimi tre decenni dimostrano che i media restano saldamente ancorati alle tradizioni linguistiche e culturali di ciascun paese. In questi trent’anni, contrariamente alle aspettative, nessun “campione europeo” (nè tantomeno globale di origine europea) è emerso nel settore dei media.
·         Sono dunque  verificate eccezionali asimmetrie nell’attuale normativa europea, che tendono a sbilanciarne ogni volta i singoli elementi, e le componenti collegate tra loro: la tendenza diffusa a esercitare un ferreo controllo sul finanziamento del servizio pubblico, soprattutto per le sue attività on line, contrasta con le omissioni da parte dell’Unione Europea di iniziative sul piano normativo per assicurare la sua  indipendenza editoriale, la sua autonomia nei confronti dei governi e il suo adeguato finanziamento.
·         Questo stesso sforzo, che tende a considerare il ruolo del servizio pubblico come sussidiario e complementare a quello esercitato dagli operatori commerciali, risulta in contraddizione con il lassismo in materia di verifica di conformità per gli operatori commerciali circa i loro obblighi in quanto servizi di interesse generale nel campo della produzione di origine europea e indipendente o della tutela dei consumatori per quanto riguarda i messaggi commerciali. 
·         E’ accertata la gravità delle ripercussioni di un trattamento spesso ingiusto esercitato verso i radiodiffusori classici off line rispetto a quello nei confronti dei cosiddetti "service a richiesta" on line, (che, con il pretesto di voler incentivare il commercio elettronico, stanno mettendo al riparo i nuovi entranti extraeuropei dagli obblighi propri del settore dei media), una decisione sorprendente dell’Unione Europea che sta vanificando tre decenni di politica europea dei media e sta ponendo i radiodiffusori europei in posizione di inferiorità competitiva nei loro mercati, sollevando al contrario le attività degli attori globali dal rispetto di tutti gli obblighi in materia audiovisiva e nei confronti dei consumatori europeo dai quali estraggono gran parte dei loro profitti e portando per di più a situazioni di nuovi monopoli su scala europea (ben peggiori di quelli nazionali dell’era analogica) ad esempio nel settore della pubblicità on line, con punte di concentrazione fino all’80% per un solo operatore.
·         In seguito al fenomeno della convergenza fra media, telecomunicazioni e industria elettronica di consumo, questo aggiramento delle norme europee da parte di attori extraeuropei sta portando a dispute intersettoriali fra attori nazionali che finiscono per indebolire tutti i settori europei nel loro insieme: le telecomunicazioni contro i broadcaster per accaparrarsi porzione di spettro e per poter distribuire contenuti senza l’impiccio dei diritti d’autore; la carta stampata contro i media elettronici nel tentativo di mantenersi in esclusiva il mercato dell’on-line; le tv commerciali contro quelle pubbliche per toglier loro la pubblicità.

Chi ha redatto il dossier
·         Il dossier è introdotto da Stefano Rolando (Università Iulm di Milano e membro del comitato di direzione di Mondoperaio)  che spiega le ragioni per le quali sia necessario “osare l’inosabile”, ossia immaginare una televisione pubblica europea.
·         Esso contiene una rielaborazione dell’articolato Rapporto finale del Gruppo Europea di Torino redatto dal prof. Enrique Bustamante dell’Università Complutense di Madrid, già membro del Comitato dei Saggi insediato durante il governo Zapatero all’origine della riforma della RTVE in Spagna, e del Co-rapporto presentato dal prof. Francisco Rui Cádima dell’Università nuova di Lisbona, che, ripercorre gli ultimi tre decenni di politiche audiovisive europee che avrebbero rinunciato a porre al centro il ruolo dei servizi pubblici, considerati un retaggio dei vecchi mercati nazionali protetti, mentre il mercato dell’audiovisivo andava allargandosi a tutto beneficio di soggetti privati extraeuropei.
·         Per parte sua il terzo Rapporto  redatto dal prof. Giuseppe Richeri, professore emerito dell’Università di Lugano, contiene una disamina delle varie fonti di finanziamento che possono essere prese in esame per un futuro dei media di servizio pubblico ritenuto sempre più incerto a fronte della loro contrazione e del nuovo quadro competitivo venutosi a creare e che peraltro non andrebbe,  secondo il giurista prof. Pio Marconi, demonizzato, in quanto segna definitivamente la fine del regime di libertà vigilata che è stata una caratteristica dei media novecenteschi prima della caduta del muro di Berlino e soprattutto dell’avvento del Web.

·         Anche per questa ragione il promotore del network universitario Bruno Somalvico, unitamente ad una cooperazione rinforzata fra i servizi pubblici dei paesi fondatori dell’Unione Europea, giudica necessaria una rifondazione della loro ragione sociale in base ad una modifica costituzionale che definisca l’accesso al Web come diritto fondamentale. In questa direzione le Proposte e raccomandazioni finali approvate dal Gruppo Europeo di Torino e curate dallo stesso Enrique Bustamante invitano  l’Unione Europea ad armonizzare la missione, l’offerta, il finanziamento e la governance dei media di servizio pubblico per assicurare loro  una nuova stagione e per promuovere un nuovo modello audiovisivo europeo nel rispetto della tradizione europea





Integrazione alla nota sui lavori. “Oltre il Protocollo di Amsterdam” per la sessione pomeridiana del Convegno Connettere l’Europa, Roma, Biblioteca del Senato, 19 settembre 2016

Ruolo dei media di servizio pubblico nella formazione di un  sensus communis di appartenenza all’EuropaLa prospettiva nelle proposte degli attori del sistema

Nel 2017 si celebrerà il Sessantesimo anniversario dei Trattati di Roma. Nello spirito dei padri dell’Europa e del Manifesto di Ventotene potrebbe essere promossa  una grande iniziativa italiana della Rai e del Governo per proporre una cooperazione rafforzata fra i PSM dei paesi fondatori  dell’Unione Europea e in primis dei grandi Paesi dell’Europa mediterranea: Italia Francia e Spagna. Tale iniziativa potrebbe essere promossa in stretta concertazione anche con il governo Maltese Presidente di Turno nel primo semestre 2017. In un momento difficile del processo di costruzione politica dell’Europa i media di servizio pubblico potrebbero giocare un ruolo fondamentale nella formazione di un’opinione pubblica europea e nella costruzione di un’Europa dei cittadini in previsione della costruzione di un servizio pubblico europeo della comunicazione.

Italia, Francia e Spagna - attraverso RTVE, France Télévisions/ARTE/FMM e Rai - potrebbero nella fattispecie farsi promotrici di un rilancio dei servizi pubblici in ambito continentale promuovendo  iniziative congiunte tese a realizzare insieme ai PSM di altri paesi membri dell’Unione quella che viene definita  come “cooperazione rafforzata”  ovvero una procedura che consente ad almeno nove paesi dell'Unione europea (UE) di stabilire un' integrazione o una cooperazione più stretta in una determinata area all'interno delle strutture dell'UE senza il coinvolgimento di altri paesi dell'UE. Ciò consente loro di muoversi a velocità diverse e verso obiettivi diversi rispetto a quelli al di fuori delle aree di cooperazione rafforzata. La procedura è stata progettata per superare la paralisi che si verifica quando una proposta è bloccata da un singolo paese o da un piccolo gruppo di paesi che non vogliono far parte dell'iniziativa.
Storicamente l’Unione Europea di Radiodiffusione aveva avviato nel dopoguerra una cooperazione fra i broadcaster pubblici dando vita al circuito dell’Eurovisione e promuovendo successivamente a partire dagli scambi di informazioni e di programmi fra i propri membri anche cooperazioni sul piano editoriale che hanno dato vita ad emittenti come Eurosport ed Euronews successivamente finite (nel caso di Eurosport anche sotto il controllo editoriale) a gruppi privati, rispettivamente all’americano Liberty Media e con una quota del 53% al gruppo egiziano nelle telecomunicazioni che fa capo a Naguib Sawiris.

Queste cessioni sono state la conseguenza diretta delle norme europee vigenti che di fatto scoraggiano e penalizzano (se non addirittura proibiscono) qualsiasi iniziativa di cooperazione fra enti pubblici e lasciano solo ai privati l'esclusivo compito delle iniziative transnazionali o pan-europee.

Purtroppo la dimensione degli investimenti necessaria per raggiungere una massa critica sufficiente nel settore dei media, fa sì che nessun gruppo privato abbia le forze sufficienti per farlo e che quindi le uniche iniziative pan-europee nei media finiscano per essere quelle extra-europee. Le esperienze negative della campagna di Spagna di RCS o delle campagne pan-europee di Canal Plus sono li a dimostrarlo.

Un primo progetto di cooperazione rinforzata nell’era crossmediale potrebbe prevedere da un lato accordi bilaterali e multilaterali fra i PSM aderenti tesi a favorire una sorta di Erasmus nell’informazione attraverso stage e scambi di giovani giornalisti nelle redazioni, accordi bilaterali e multilaterali di scambio, facilities logistiche e ospitalità dei corrispondenti che favorirebbero anche contenimenti dei costi di gestione. Dall’altro potrebbe essere avviata un’iniziativa congiunta ad hoc fra i PSM aderenti, tesa a realizzare una piattaforma comune di accesso con un’unica app ad un ecosistema di prodotti e servizi in rete, garantendo ad esempio ad un viaggiatore la portabilità del servizio, ossia l’accesso sia al servizio del proprio paese d’origine sia a quello in cui si trova temporaneamente fornendo un contributo al superamento del geoblocking come auspicato dal Vice presidente della Commissione Europea Andrus Ansip.

Una tale piattaforma (cui peraltro la RAI sta già riflettendo da sola e insieme alle altre televisioni europee dell'Eurovisione) potrebbe finalmente avere la taglia critica necessaria per far fronte ai giganti americani come Netflix o Amazon o Google e quindi invertire la china negativa e l'emorragia di risorse pubblicitarie di cui tutti i media europei (nessuno escluso) sono oggi vittime.

Roma-Ginevra 8 settembre 2016

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