giovedì 19 marzo 2015

IN RICORDO DI JADER JACOBELLI


Dieci anni fa si spegneva dopo una lunga malattia combattuta con coraggio e piena lucidità Jader Jacobelli, un grande intellettuale (da giovane aveva fatto da paciere fra Ugo Spirito e Giovanni Gentile) e servitore disinteressato del servizio pubblico e della libera informazione. Padre della moderna comunicazione politica nella televisione italiana (memorabili le sue Tribune Politiche caratterizzate dalla massima imparzialità e imperturbabilità anche quando Marco Pannella ed Emma Bonino si presentarono imbavagliati e rimasero in silenzio per tutta la durata del programma) sino all'ultimo si è interessato di nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione: si chiedeva in che misura i messaggini abbreviati tramite SMS (non si erano ancora affermati i social network e non era ancora nato Twitter) avrebbero influito nell'evoluzione del linguaggio e della comunicazione politica. Inflessibile ed imparziale aveva sempre rifiutato di schierarsi nel corso della sua carriera giornalistica (pur provenendo da una cultura politica nell'esperienza della radio degli alleati in Sardegna che lo aveva fatto assumere come cronista parlamentare in "quota" azionista): del resto nemmeno il figlio Giampiero mi diceva avere mai saputo per chi avesse votato in tale o tale altra consultazione elettorale. Celeberrimo il suo ruolo di moderatore che riproduceva anche nei dibattiti annuali che organizzava a Saint Vincent: la clessidra era inflessibile e se superavi solo di pochi secondi il limite imposto a ogni singolo partecipanti (6 minuti nel primo intervento 4 nella replica dell'indomani) con la sua gentile dolce quanto autorevole e quindi ultimativa voce eri costretto a chiudere il Tuo intervento. 
Un grande moderatore, non un moderato perché non era certo privo di convinzioni. Gli devo tanto non solo perché ci premiò proprio a Saint-Vincent nel 1998 per il primo saggio che avevo allora pubblicato al Mulino insieme a Bino Olivi dedicato a "La fine della comunicazione di massa", ma perché mi aveva invitato a resistere nei momenti professionali più difficili trascorsi nella Rai dei primi anni della Seconda Repubblica, invitandomi a superare con un sorriso le angherie subite dopo l'uscita di scena del mio maestro Massimo Fichera e i mancati avanzamenti di carriera, ma a mantenere fermo e saldo il proprio operato come servitore disinteressato delle ragioni del servizio pubblico e l'obiettivo della sua trasformazione nella società dell'informazione giudicato necessario perché fosse in grado di continuare ad essere al servizio dei cittadini e della collettività. 
Per questo ci invitò a lanciare la Carta di Amalfi all'origine di Infocivica di cui fu poi uno dei dieci soci fondatori nel dicembre 2003. Ancora a poche settimane dalla morte in una lettera scritta a Bino Olivi e al sottoscritto nel gennaio 2005, Jader Jacobelli sottolineava " l'urgenza di un suo [ossia di Infocivica] intervento sulla questione di cui si sta dibattendo nel paese: se la Rai deve divenire un'azienda pubblico-privata, o se invece deve esaltare la sua mission pubblica privatizzando societariamente la sua attività più commerciale. Nel primo caso a mio parere l'attività commerciale farebbe premio su quella civica. Nel secondo, l'attività civica non sarà più inquinata da logiche politiche e commerciali che la insidiano quotidianamente. In questo periodo - concludeva - Infocivica dovrebbe perciò produrre articoli, comunicati, lettere, sottoscrizioni a favore delle soluzione ritenuta più opportuna in modo da esercitare un'azione su chi deve decidere. Ciò servirebbe anche a far conoscere Infocivica, non soltanto come un gruppo di studio, ma anche “di pressione”.
Grazie ancora, caro Jader. E quello che stiamo continuando come associazione a fare: ricorderemo Jader Jacobelli mercoledì 25 marzo nel pomeriggio in una riunione a Roma presso la sede del Movimento Europeo in Piazza della Libertà 13 dedicata alle proposte che presenteremo fra un mese, venerdì 17 aprile al Senato in previsione del rinnovo della Convenzione nel 2016. Per conferire al nuovo servizio pubblico delle comunicazioni nella società dell'informazione e della conoscenza, autorevolezza, credibilità e qualità - non solo "qualità televisiva" ma diremmo oggi crossmediale attraverso un oculato presidio della Rete e un ritrovato rapporto con quei giovani e nativi digitali che tanto incuriosivano uno spirito acuto e rinascimentalmente aperto a 360 gradi come quello di Jader Jacobelli