tag:blogger.com,1999:blog-31216433362572001972024-03-08T14:20:41.396-08:00Amici di InfocivicaÈ stata costituita a Roma il 15 dicembre 2003 l'Associazione Infocivica – Gruppo di Amalfi.
L'Assemblea Costituente dei soci fondatori ha eletto all'unanimità il Prof Bino Olivi Presidente, incaricandolo della rappresentatività esterna dell'Associazione. L'Associazione intende favorire il rapporto tra i cittadini, le istituzioni e gli organismi pubblici, sia in ambito nazionale, europeo e internazionale, sia in ambito regionale e locale, avvalendosi di qualsiasi strumento o mezzo.somalvico brunohttp://www.blogger.com/profile/15667983763996556084noreply@blogger.comBlogger13125tag:blogger.com,1999:blog-3121643336257200197.post-16652396321172527212017-01-04T07:49:00.001-08:002017-01-04T07:56:18.626-08:00Il sistema mediatico italiano alle prese con la piena maturazione della convergenza fra media e telecomunicazioni <div class="" data-block="true" data-editor="bdou9" data-offset-key="drng6-0-0" style="background-color: white; color: #1d2129; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 14px; white-space: pre-wrap;">
<div class="_1mf _1mj" data-offset-key="drng6-0-0" style="direction: ltr; font-family: inherit; position: relative;">
Il sistema mediatico italiano alle prese con la piena maturazione della convergenza fra media e telecomunicazioni </div>
</div>
<div class="" data-block="true" data-editor="bdou9" data-offset-key="am6h0-0-0" style="background-color: white; color: #1d2129; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 14px; white-space: pre-wrap;">
<div class="_1mf _1mj" data-offset-key="am6h0-0-0" style="direction: ltr; font-family: inherit; position: relative;">
<span data-offset-key="fcs4k-0-0" style="font-family: inherit;">di Bruno </span><span class="_whq" data-offset-key="fcs4k-1-0" spellcheck="false" style="background-color: #eeeeee; color: #666666; font-family: inherit;"><span data-offset-key="fcs4k-1-0" style="font-family: inherit;"><span data-text="true" style="font-family: inherit;">Somalvico</span></span></span></div>
</div>
<div class="" data-block="true" data-editor="bdou9" data-offset-key="4flpg-0-0" style="background-color: white; color: #1d2129; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 14px; white-space: pre-wrap;">
<div class="_1mf _1mj" data-offset-key="4flpg-0-0" style="direction: ltr; font-family: inherit; position: relative;">
<span style="font-family: inherit;">Circa quindici anni or sono in un saggio per il Mulino “La nuova Babele elettronica”, in piena bolla speculativa quando venivano meno tutte le attese riposte nei confronti della cosiddetta Network Society in un’epoca poi ribattezzata dell’Internet 1.0, insieme a Bino Olivi avevamo espresso grande scetticismo nei confronti delle alleanza fra Internet e la televisione in quanto il processo di convergenza fra editori radiotelevisivi e più in generale editori e fornitori di contenuti e gestori di servizi di telecomunicazione e nella fattispecie di fornitori di accesso a Internet, reso possibile dall’adozione di codici numerici (la cd rivoluzione digitale) non essendo ancora compiutamente arrivato a maturazione rendeva prematura una peraltro probabile futura convergenza dei mercati, ovvero dei prodotti e dei servizi veicolati nelle nuove reti e conseguentemente anche delle imprese. Prova ne furono i fallimenti di tante fusioni e di tanti “matrimoni del secolo” annunciati e sonoramente falliti, come quello in primis fra i principale forniotori di accesso a Internet America On Line e il colosso editoriale Time Warner. All’inizio di gennaio del 2000 American On Line annunciava la sua fusione con Time Warner per 164 miliardi di dollari. Nasceva la nuova compagnia AOL Time Warner con alla sua testa come Presidente Steve Case. L’accordo perfezionato l’11 gennaio dopo il primo assenso ottenuto dalla Federal Trade Commission, veniva poi sottomesso anche all’approvazione della FCC e della Commissione Europea. Una volta resa effettiva la fusione, ci si rese rapidamente conto che il matrimonio falliva proprio sul nascere: i profitti della divisione internet della società (AOL) diminuirono, come caddero anche i valori di mercato di altre aziende internet. Come risultato, il valore di AOL calò drasticamente. Giù nell’esercizio 2002 AOL Time Warner riportò una perdita di 99 miliardi di dollari- in quel tempo la più grande perdita mai registrata da una società. Per tutta risposta, il gruppo editoriale che era nato tredici anni prima a sua volta da una fusione tra il primo gruppo editoriale USA (Time Inc), e la Warner Communications, dopo che il primo aveva acquisito la seconda, a partire dal giugno 2003 riprese la denominazione iniziale del 1990, ossia quella antecedente la fusione con AOL, per l’appunto Time Warner, rimuovendo due anni dopo Steve Case dalla carica di presidente del consiglio di amministrazione il 31 ottobre 2005. Dato l'insuccesso della fusione delle due compagnie mediatiche, il 28 maggio 2009 veniva infine annunciata la scissione di AOL da Time Warner e la costituzione di una nuova public company denominata AOL, Inc., oltre all'adozione del nuovo marchio Aol. La nuova compagnia diventa operativa il 10 dicembre 2009, data dell'apertura dei negoziati presso il NYSE col simbolo AOL, per poi essere acquistata sei anni dopo infine Il 12 maggio 2015 AOL da Verizon per 4,4 miliardi di dollari. Il vecchio mondo dei broadcaster, ma anche delle prime pay tv tirò allora un sospiro di sollievo. Certo era venuta meno la centralità della tv generalista e più in generale quella degli strumenti di comunicazione di massa e l’arrivo di nuove piattaforme aveva cancellato le vecchie rendite derivanti da posizioni monopoliste o comunque oligopolistiche, gli ascolti delle vecchie tv generaliste già aggrediti da pay tv e canali tematici, venivano ulteriormente aggrediti dalle nuove piattaforme a pagamento, le uniche che vedevano crescere sensibilmente i propri fatturati trainati dalle offerte premium di film e di eventi sportivi in diretta ma gli editori e i fornitori di contenuti non sarebbero stati rapidamente assorbiti dagli attori di quella che allora veniva chiamata la Nuova Economia.</span><br />
<span style="font-family: inherit;"> A quasi tre lustri di distanza le cose sono finalmente cambiate. Si è completata la transizione da un lato dell’universo radiotelevisivo e delle sue diverse piattaforme tradizionali (radiodiffusione terrestre e via satellite, ridistribuzione via cavo e su reti a micro onde) dagli standard di trasmissione analogici a quelli numerici e con il passaggio al tutto digitale anche sulla piattaforma terrestre i nuovi editori televisivi di canali in chiaro finanziati dalla pubblicità possono raggiungere più facilmente l’insieme della popolazione e quindi come tale competere ad armi pari con le televisioni generaliste. Ma soprattutto lo sviluppo di nuove reti a banda larga e ultra larga sia fisse via cavo in fibra ottica sia mobili destinati a nuovi terminali intelligenti (in primis smartphone e tablet) hanno finalmente reso possibile la fruizione dei segnali televisivi via Internet, non solo attraverso piattaforme come quelle IPTV costruite su architetture proprietarie simili a quelle veicolate via satellite e sulle vecchie reti via cavo, ma anche su nuove piattaforme organizzate da aggregatori di contenuti veicolati come per i primi siti che fornivano edizioni online dei quotidiani della carta stampata, “al di sopra della rete” beneficiando altresì di nuove forme di aggregazione, organizzazione, proposta e condivisione di contenuti suggeriti agli utenti in base non solo a motori di ricerca, ma soprattutto ad algoritmi che beneficiando di un’immensa mole di dati raccolti attraverso i cosiddetti social media sui comportamenti in rete degli utenti, sembrano assumere un ruolo centrale nelle diete mediatiche dei consumatori rendendo meno essenziali rilevazioni meramente quantitative come quelle tradizionalmente effettuate dall’Auditel. La Nuova Economia della Rete anziché consolidare un tessuto di piccole e medie imprese è andata costruendosi attorno ai cosiddetti GAFA, ossia nuovi monopoli o comunque oligopoli nel campo dei motori di ricerca, dei social network, dei fornitori di nuove piattaforme di vendita di contenuti e servizi e-commerce mentre anche in Europa con la liberalizzazione della telefonia siamo passati da sistemi monopolistici a sistemi oligopolistici destinati come in altri mercati come quello dell’aviazione civile a conoscere ulteriori fenomeni di concentrazione. Sul segmento dell’offerta free le televisioni lineari competono non solo con i consumi veicolati attraverso i canali di YouTube e i social network che, come nel caso di Facebook e Twitter non condividono solo video preregistrati ma hanno iniziato a diffondere in videostreaming eventi televisivi in diretta. Sul segmento pay le piattaforme multicanale veicolate dagli editori di canali premium tradizionali come quelli di HBO negli Stati Uniti, e gruppi come Sky e Canal Plus in Europa dopo aver dovuto contrastare quelle degli operatori via cavo e le incursioni nel tempo di vari operatori telefonici e in particolare di filiali di ex incumbent come in primis Telefonica, Orange, ma anche Deutsche Telekom e Telecom Italia, da alcuni anni devono fare i conti con nuove piattaforme ibride SVoD (video su richiesta a pagamento) veicolate al di sopra della rete Over the Top (OTT) che forniscono non solo servizi lineari da fruire come gli eventi sportivi in diretta, ossia in tempo reale, ma anche cataloghi di contenuti destinati alla fruizione su richiesta in qualsiasi momento (in primis Netflix e Amazon Prime Video).</span><br />
<span style="font-family: inherit;">In questo scenario vanno viste le recenti fusioni, acquisizioni, scalate, che hanno interessato anche l’Italia e soprattutto vanno ripensate le normative antitrust disegnate nel cosiddetto Sistema Integrato delle Comunicazioni approvato nell’ambito della Legge Gasparri. Come ben evidenziato oggi da Andrea Biondi su Il Sole 24 ore uno degli aspetti del mercato italiano della pay tv è l'assenza di un'integrazione strutturale fra le offerte di tv a pagamento e le offerte di telecomunicazione (voce, fissa e mobile, connessione Internet). Dopo l'esperienza pionieristica di Fastweb (chiusasi nel 2012, con poco meno di 200 mila abbonati) tale integrazione è stata praticata solo a livello di iniziative di co-marketing e cioè di collaborazione commerciale fra gli operatori Solo ora con Tim Vision, che rappresenta un'esperienza consolidata, partita peraltro anche nella produzione di contenuti, qualcosa si sta muovendo. Sul versante dell'offerta c'è da tenere presente anche il debutto di Vodafone Tv. Nel frattempo su molti mercati questa integrazione è divenuta strutturale ed è andata rafforzandosi In Usa, Uk e Spagna ií 100% degli abbonati a servizi di pay tv sono abbonati di operatori che praticano il cosiddetto triple-play o quad-play (offerte integrate). Negli Stati Uniti il processo di integrazione fra mercato della pay tv e mercato delle Tlc ha ora avuto il suo acme con il takeover di AT&T su Time Warner. In Gran Bretagna l'ingresso di BT nella pay tv è stato la naturale risposta all'ingresso di Sky nel mercato delle Tic. In Spagna, dopo l'acquisizione da parte di Telefonica di Digital + e l'acquisizione di Ono da parte di Vodafone, l'intero mercato della pay tv è ora in mano a operatori di telecomunicazione. ll processo è avanzato anche in Francia e Germania. Prima o poi, in un modo nell'altro – conclude Biondi - anche la realtà italiana si dovrà adeguare. Non c'è modo migliore per le telco di competere sul mercato della banda larga se non con i servizi video televisivi, integrati alle stesse offerte di voce e connessione. L'integrazione impatta positivamente sul business: incrementa i ricavi medi per utente (l'Arpu), riduce i costi di acquisizione degli utenti e soprattutto riduce il tasso di disdetta degli abbonamenti La customer base risulta più stabile perché fruisce di servizi integrati a valore aggiunto. I fornitori di contenuto dunque a cominciare dagli editori televisivi, ossia i tradizionali broadcaster e quelli dalle pay tv, ma anche di quotidiani e periodici di quella che si chiamava un tempo la carta stampata, non devono solo contrastare i nuovi aggregatori di contenuti al di sopra della rete ossia gli OTT, i social network che non si limitano alla condivisione di video ma tendono ormai a promuovere e diffondere eventi e programmi anche in diretta sulle proprie piattaforme, e le temibili piattaforme SVoD, operanti ormai su scala globale come Netflix e Amazone Prime Video, ma, seguendo l’esempio di Sky nel Regno Unito, ma anche di gruppi come Clarin in Argentina, lanciarsi nella telefonia mobile o comunque integrare strutturalmente i propri servizi con quelli dei fornitori di servizi di telecomunicazione e di accesso alla Rete. La stagione degli spacchettamenti e della separazioni verticali fra fornitori di contenuti e operatori di rete necessaria per governare la transizione dalla radiodiffusione analogica a quella digitale sulle reti terrestri era figlia di una convergenza allora solo parziale che diede vita alla telefonia mobile di terza generazione che integrava contenuti derivanti dai siti dinamici di Internet con i servizi di telefonia mobile ma impediva allora la piena convergenza fra tv e tlc. E’ bene che il legislatore oggi invece la recepisca e provveda a riformare le norme tenendo presente che nel mercato mondiale dei servizi integrati solo in pochi potranno competere con questi giganti. Piaccia o non piaccia ai nostalgici di un’idea di pluralismo fondata sul “piccolo è bello” o peggio ancora sulla difesa dell'italianità o di campioni nazionali. </span></div>
</div>
somalvico brunohttp://www.blogger.com/profile/15667983763996556084noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3121643336257200197.post-39164620614567753102016-10-03T04:00:00.001-07:002016-10-03T04:00:46.657-07:00<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 6.0pt; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Garamond","serif"; font-size: 16.0pt;">Lettera aperta al Presidente del Consiglio dei Ministri
Matteo Renzi
<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 6.0pt; mso-margin-top-alt: auto; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 6.0pt; mso-margin-top-alt: auto; text-align: justify;">
<i><span style="font-family: "Garamond","serif"; font-size: 14.0pt;">L’Associazione
Infocivica Gruppo di Amalfi fondata nel 2003 da Jader Jacobelli e Bino Olivi ha
promosso a Roma un incontro di valutazione e bilancio della consultazione
“Cambierai” promossa dal Governo con la giornata di riflessione con gli esperti
all’Auditorium, e il successivo questionario rivolto ai cittadini pubblicato in
rete. <o:p></o:p></span></i></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 6.0pt; mso-margin-top-alt: auto; text-align: justify;">
<i><span style="font-family: "Garamond","serif"; font-size: 14.0pt;">Partendo dall’idea che
il rinnovo della concessione decennale alla Rai debba essere l’occasione anche
per un riscatto della buona politica e che sia necessario avere la lungimiranza
di inserire nella logica del “servizio pubblico” (che abbiamo visto quanto in
Italia sia stata viziata dalla subordinazione ancillare e burocratica della
radiotelevisione rispetto al potere politico) la logica della “responsabilità
pubblica”, Infocivica ha inviato ad alcuni amici dell’Associazione fra i quali </span></i><i><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: 14pt;">Stefano
Balassone, Sebastiano Bagnara, Raffaele Barberio, Flavia Barca, Giovanni
Bellisario, Manlio Cammarata, Robert Castrucci, Ugo Cavaterra, Gianni
Celata, Licia Conte, Stefano Cuppi, Nicola D’Angelo, Pier Virgilio Dastoli,
Paolo Luigi De Cesare, Piero De Chiara, Gianluca de Matteis Tortora,
Massimo De Angelis, Lino De Seriis, Francesco Devescovi, Giampiero Gramaglia,
Pier Luigi Gregori, Erik Lambert, Gianluca Lioni, Andrea Lorusso
Caputi, Paolo Mancini, Pio Marconi, Giacomo Mazzone, Andrea Melodia, Michele
Mezza, Gerardo Mombelli, Mario Morcellini, Italo Moscati, Stefano Panunzi,
Renato Parascandolo, Piervincenzo Porcacchia, Augusto Preta, Giuseppe Richeri,
Carlo Rognoni, Stefano Rolando, Antonio Sassano, Barbara Scaramucci La Porta,
Bruno Somalvico, Michele Sorice, Carlo Sorrentino, Celestino Spada, Laura
Testa, Arianna Voto e Angelo Zaccone Teodosi, una bozza di lettera aperta al
Presidente del Consiglio Matteo Renzi che è stata discussa e approvata a Roma </span></i><i><span style="font-family: "Garamond","serif"; font-size: 14.0pt;">giovedì 7 luglio in un incontro moderato da Giampiero
Gramaglia tenutosi presso la sede del Consiglio Italiano del Movimento Europeo</span></i><i><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: 14pt;"><o:p></o:p></span></i></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 6.0pt; mso-margin-top-alt: auto; text-align: justify;">
<i><span style="font-family: "Garamond","serif"; font-size: 14.0pt;">Essendo convinta che
“la nuova realtà tecnologica rende evidente l’insufficienza del vecchio modello
di servizio pubblico” e che “una classe dirigente consapevole e all’altezza
potrebbe mettersi al passo con le esigenze e le potenzialità più avanzate”, Infocivica
ha tra l’altro sottolineato come il rinnovo della Convenzione sia una grande
occasione per “ governare il cambiamento e non solo limitarsi a fotografarlo,
perché la comunicazione è oggi un diritto fondamentale che non riguarda solo la
Rai e il nostro Governo ma l’intero sistema delle comunicazioni” e che debba
favorire anche una nuova stagione di cooperazione rinforzata fra tutti i
servizi pubblici europei a cominciare da quelli dei Paesi fondatori dell’Unione
Europea. In un suo precedente documento
presentato nella primavera 2015 al Senato Infocivica aveva invitato l’Unione
Europea a “predisporre rapidamente un sistema di regole e un approccio comune
per disciplinare l’industria dei contenuti che circolano su internet e sui
media tradizionali”<o:p></o:p></span></i></div>
<span style="font-family: "Garamond","serif"; font-size: 14.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><br clear="all" style="mso-special-character: line-break; page-break-before: always;" />
</span>
<br />
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 13.0pt; mso-no-proof: yes;"><!--[if gte vml 1]><v:shapetype id="_x0000_t75" coordsize="21600,21600"
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<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 6.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Garamond","serif"; font-size: 14.0pt;">Caro Presidente,<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 6.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Garamond","serif"; font-size: 14.0pt;">per cambiare la Rai ci
vuole lungimiranza e coraggio.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 6.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Garamond","serif"; font-size: 14.0pt;">Il rinnovo della
concessione è un’occasione irripetibile per dimostrare che il governo è in
grado di farsi carico della straordinaria rivoluzione digitale in atto.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 6.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Garamond","serif"; font-size: 14.0pt;">La sfida è fare della
Rai un’azienda utile alla formazione e ai bisogni dei cittadini. E per questo
riconosciuta da tutti come meritevole di un canone (o di un finanziamento
equivalente). Deve essere capace, insomma, di fornire un servizio fondamentale
e strategico per la crescita culturale e sociale e per la vita democratica del
Paese.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 6.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Garamond","serif"; font-size: 14.0pt;">Non basta, dunque, una
semplice, banale e pigra riscrittura della vecchia concessione. Oggi al governo
si chiede un passo in più: quello di assumersi, insieme alla necessaria cautela
e trasparenza nella gestione del denaro pubblico, una grande responsabilità
pubblica di fronte al Sistema delle Comunicazioni, diventato più che in passato
un pilastro anche dello sviluppo economico.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 6.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Garamond","serif"; font-size: 14.0pt;">Le comunicazioni
digitali sono la nuova agorà, sono il cuore di una nuova creatività condivisa e
interattiva. E per dare sostanza al concetto moderno, contemporaneo, di
responsabilità pubblica si chiede al governo di impegnarsi nel delineare peso e
ruolo che si pretende dalla Rai per il prossimo decennio.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 6.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Garamond","serif"; font-size: 14.0pt;">Infocivica
(associazione nata nel 2003 grazie a Bino Olivi e Jader Jacobelli, e che ai
temi del servizio pubblico audiovisivo ha dedicato tre lustri di ricerche e
convegni) pensa che il Governo debba fissare come priorità quella di garantire
a tutti i cittadini il diritto di accesso universale e tendenzialmente gratuito
alle reti informatiche, anche attraverso lo sviluppo della banda larga. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 6.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Garamond","serif"; font-size: 14.0pt;">Quanto alla Rai,
Infocivica pensa che la nuova concessione debba indicare diversi compiti oltre
a quello di continuare a produrre contenuti televisivi originali:<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 1.0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -1.0cm;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: "Garamond","serif"; font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-family: Garamond; mso-fareast-font-family: Garamond;">1.<span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 7pt; font-stretch: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal;">
</span></span><!--[endif]--><span style="font-family: "Garamond","serif"; font-size: 14.0pt;">assumere
un rapporto diretto con tutti gli utenti, rapporto tanto più importante
nell’era delle comunicazioni interattive in rete, immaginando anche una
assistenza personalizzata per l’orientamento fra i contenuti e i servizi
disponibili nelle reti.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 1.0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -1.0cm;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: "Garamond","serif"; font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-family: Garamond; mso-fareast-font-family: Garamond;">2.<span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 7pt; font-stretch: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal;">
</span></span><!--[endif]--><span style="font-family: "Garamond","serif"; font-size: 14.0pt;">potenziare
le forme di comunicazione istituzionale e crearne di nuove, magari più legate
ai territori. Anche tenendo conto del patrimonio unico che in Europa ha l’Italia
attraverso la miriade di emittenti ed agenzie informative locali che vanno
incoraggiate a fornire servizi pubblici di prossimità.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 1.0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -1.0cm;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: "Garamond","serif"; font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-family: Garamond; mso-fareast-font-family: Garamond;">3.<span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 7pt; font-stretch: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal;">
</span></span><!--[endif]--><span style="font-family: "Garamond","serif"; font-size: 14.0pt;">potenziare
in ottica cross mediale la creazione di prodotti finalizzati innanzitutto
all’educazione e formazione, oltre che – naturalmente - a sviluppare la
dimensione interattiva, educativa e informativa di tutta la produzione del servizio
pubblico, incoraggiando altresì nuove forme partecipative come le Comunità
della Rete per realizzare inedite e più avanzate modalità di integrazione ed
espressione civili.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 1.0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -1.0cm;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: "Garamond","serif"; font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-family: Garamond; mso-fareast-font-family: Garamond;">4.<span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 7pt; font-stretch: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal;">
</span></span><!--[endif]--><span style="font-family: "Garamond","serif"; font-size: 14.0pt;">garantire
attraverso la produzione e la libera disponibilità di contenuti nel sistema dei
media elevati standard di qualità nell’informazione, nell’area educativa e
formativa e in quella dell’intrattenimento, con lo scopo ultimo e dichiarato
tipico di ogni servizio pubblico e cioè di connettere la cultura “alta” a
quella popolare e di costruire coesione sociale e adesione alla vita pubblica.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 6.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Garamond","serif"; font-size: 14.0pt;">Infocivica crede sia
possibile avviare una fase costituente in cui il concessionario riceva il
mandato di realizzare – anche in associazione con altri – la struttura più
appropriata per assolvere i compiti delineati. Contemporaneamente governo e
parlamento sono chiamati ad aggiornare le norme al fine di garantire ai
cittadini il diritto di accesso universale a una rete di servizio pubblico,
indipendente, autonoma, pluralista. E pensiamo anche a una separazione
societaria più strutturata di oggi fra il trasporto del segnale e la fornitura
dei contenuti (ovviamente per tutti i soggetti audiovisivi nazionali, non solo
per la Rai); al bisogno di una profonda riorganizzazione interna che coinvolga
sia il sistema dell’informazione sia quello dell’intrattenimento. In
particolare. per cinema e fiction immaginiamo per il futuro della Rai un ruolo
più incisivo nella promozione dell’insieme dell’industria audiovisiva e
creativa.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 6.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Garamond","serif"; font-size: 14.0pt;">La trasformazione della
Rai da Broadcaster a Digital Media Company deve infine contribuire a ridurre il
<i>Digital Divide,</i> che altrimenti
diventa causa ed effetto di forme di marginalizzazione civica e culturale. È
anche questa la strada per rilegittimare un sistema di finanziamento universalmente
sottoscritto dai cittadini. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 6.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Garamond","serif"; font-size: 14.0pt;">Il nuovo mondo della
Rete - essendo già alle nostre spalle l’era del web - è oggi al centro della vita democratica come
lo è stata per 50 anni la televisione, e sempre più lo sarà. Anche per l’azione, il controllo, la
mobilitazione e la decisione politica.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 6.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Garamond","serif"; font-size: 14.0pt;">Caro Presidente,
restiamo a completa disposizione per eventuali approfondimenti.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 6.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Garamond","serif"; font-size: 14.0pt;">Con i nostri più
distinti saluti<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="background: white; color: #222222; font-family: "Garamond","serif"; font-size: 14.0pt;">Il gruppo
dirigente di Infocivica: Massimo De Angelis, presidente; Gerardo Mombelli,
presidente onorario; Bruno Somalvico, segretario generale, </span><span style="font-family: "Garamond","serif"; font-size: 14.0pt;">Gianni Bellisario, Ugo
Cavaterra, Pasquale Deseriis, Andrea Melodia, Paolo Luigi De Cesare, Pier
Virgilio Dastoli, Giampiero Gramaglia, Giacomo Mazzone, Carlo Rognoni, Laura
Testa. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Garamond","serif"; font-size: 14.0pt;">Hanno sinora aderito Daniela Attilini, Sebastiano
Bagnara, Raffaele Barberio, Robert Castrucci, Stefano Cuppi, Giuseppe Di
Francesco, Vittorio Gargini, Susanna Gianandrea, Barbara La Porta Scaramucci, Andrea
Lorusso Caputi, Paolo Mancini, Pio Marconi, Cinzia Padovani, Amedeo Pistolese, Luca
Rosati, Claudio Rossi, Pasquale Rotunno, Arianna Voto.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Garamond","serif"; font-size: 14.0pt;">Tutti gli Amici di Key 4 Biz e di Infocivica
che condividono le finalità di questo appello possono aderire scrivendo a: </span><a href="mailto:somalvico@gmail.com"><span style="font-family: "Garamond","serif"; font-size: 14.0pt;">somalvico@gmail.com</span></a><span style="font-family: "Garamond","serif"; font-size: 14.0pt;"><o:p></o:p></span></div>
somalvico brunohttp://www.blogger.com/profile/15667983763996556084noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3121643336257200197.post-28342836093486733652016-09-12T03:43:00.001-07:002016-09-15T03:20:06.857-07:00<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt;">
<b><span style="color: #c00000; font-family: "cambria" , "serif"; font-size: 16.0pt;"> </span></b><b><span style="color: #c00000; font-family: "cambria" , "serif"; font-size: 16.0pt;"> </span></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt; text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt; text-align: center;">
<b><span style="color: #1c1c1c; font-family: "cambria" , "serif"; font-size: 13.0pt;">CONNETTERE
L’EUROPA<o:p></o:p></span></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt; text-align: center;">
<b><span style="color: #1c1c1c; font-family: "cambria" , "serif"; font-size: 13.0pt;">per un nuovo
modello audiovisivo europeo<o:p></o:p></span></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt; text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt; text-align: center;">
<b><span style="font-family: "cambria" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Biblioteca del Senato, 19
settembre 2016 – Piazza della Minerva, Roma<o:p></o:p></span></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt; text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt;">
<span style="font-family: "cambria" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Ore 10.00<b> <o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt;">
<b><i><span style="font-family: "cambria" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Per un servizio pubblico
europeo<o:p></o:p></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 35.4pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt; text-indent: 35.4pt;">
<span style="font-family: "cambria" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Presiede <b>Luigi Covatta</b> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 35.4pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt; text-indent: 35.4pt;">
<span style="font-family: "cambria" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Introduce<b> Sergio Zavoli</b> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 35.4pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt; text-indent: 35.4pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt;">
<span style="font-family: "cambria" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Relazioni di:<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 35.4pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt; text-indent: 35.4pt;">
<b><span style="font-family: "cambria" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Enrique Bustamante</span></b><span style="font-family: "cambria" , "serif"; font-size: 12.0pt;"> (Università Computense,
Madrid)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 35.4pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt; text-indent: 35.4pt;">
<b><span style="font-family: "cambria" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Giuseppe Richeri</span></b><span style="font-family: "cambria" , "serif"; font-size: 12.0pt;"> (Università, Lugano)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 35.4pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt; text-indent: 35.4pt;">
<b><span style="font-family: "cambria" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Michele Sorice</span></b><span style="font-family: "cambria" , "serif"; font-size: 12.0pt;"> (Università LUISS, Roma)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt;">
<span style="font-family: "cambria" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Ore 11.00<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt;">
<b><i><span style="color: #111111; font-family: "cambria" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Credibilità
dell’informazione di servizio pubblico e centralità dell’approfondimento e
della cura delle notizie nell’era della simultaneità </span></i></b><span style="color: #1c1c1c; font-family: "cambria" , "serif"; font-size: 12.0pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 35.4pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt; text-indent: 35.4pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 35.4pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt; text-indent: 35.4pt;">
<span style="color: #1c1c1c; font-family: "cambria" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Presiede <b>Giampiero Gramaglia</b><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 35.4pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt; text-indent: 35.4pt;">
<span style="color: #1c1c1c; font-family: "cambria" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Relazione di</span><span style="font-family: "cambria" , "serif"; font-size: 12.0pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 35.4pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt; text-indent: 35.4pt;">
<b><span style="font-family: "cambria" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Carlo Sorrentino</span></b><span style="font-family: "cambria" , "serif"; font-size: 12.0pt;"> (Università di Firenze)<u><o:p></o:p></u></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 36.0pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt;">
<span style="font-family: "cambria" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Interventi di:<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "cambria" , "serif"; font-size: 12.0pt;"><br />
<b>Giancarlo Bosetti</b>,<b> Giuliano Ferrara</b>, <b>Alberto La Volpe</b>, <b>Andrea
Melodia</b>, <b>Enrico Mentana</b>, <b> Michele Mezza</b>,<b> Giorgio Zanchini</b></span><span style="font-family: "cambria" , "serif"; font-size: 12.0pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "cambria" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Ore 14.30 <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt;">
<b><i><span style="color: #111111; font-family: "cambria" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Ruolo dei media
di servizio pubblico nella formazione di un </span></i></b><b><span style="color: #111111; font-family: "cambria" , "serif"; font-size: 12.0pt;">sensus communis<i> di appartenenza all’Europa</i></span></b><u><span style="font-family: "cambria" , "serif"; font-size: 12.0pt;"><o:p></o:p></span></u></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 35.4pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt; text-align: justify; text-indent: 35.4pt;">
<span style="font-family: "cambria" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Presiede
<b>Stefano Silvestri</b> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "cambria" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Interventi di:<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 35.4pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt; text-indent: 35.4pt;">
<b><span style="font-family: "cambria" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Pier Virgilio Dastoli</span></b><span style="font-family: "cambria" , "serif"; font-size: 12.0pt;"> (presidente Movimento Europeo)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 35.4pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt; text-indent: 35.4pt;">
<b><span style="font-family: "cambria" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Bruno Somalvico</span></b><span style="font-family: "cambria" , "serif"; font-size: 12.0pt;"> (segretario Infocivica) <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 35.4pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt; text-indent: 35.4pt;">
<b><span style="font-family: "cambria" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Giacomo Mazzone</span></b><span style="font-family: "cambria" , "serif"; font-size: 12.0pt;"> (direttore Affari Istituzionali UER)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt;">
<span style="color: #111111; font-family: "cambria" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Ore 15.30<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt;">
<b><i><span style="color: #111111; font-family: "cambria" , "serif"; font-size: 12.0pt;">La prospettiva
nelle proposte degli attori del sistema<o:p></o:p></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt;">
<br /></div>
<div class="Paragrafoelenco1" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 35.4pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt; text-indent: 35.4pt;">
<span style="font-family: "cambria" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Presiede <b>Stefano Rolando</b><b><o:p></o:p></b></span></div>
<div class="Paragrafoelenco1" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt;">
<br /></div>
<div class="Paragrafoelenco1" style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt;">
<span style="font-family: "cambria" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Interventi<o:p></o:p></span></div>
<div class="Paragrafoelenco1" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt;">
<br /></div>
<div class="Paragrafoelenco1" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 70.8pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "cambria" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Arturo Diaconale</span></b><span style="font-family: "cambria" , "serif"; font-size: 12.0pt;">, <b>Antonio Di Bella, Pio Marconi, Claudio Petruccioli</b>,<b> Antonio Pilati</b>, <b>Carlo
Rognoni</b></span></div>
<div class="Paragrafoelenco1" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt;">
<span style="font-family: "cambria" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Ore<span style="color: #c00000;">
</span><span style="color: #1c1c1c;">17.00<i><o:p></o:p></i></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt; text-align: justify;">
<span style="color: #1c1c1c; font-family: "cambria" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Conclusioni<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 35.4pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt; text-align: justify; text-indent: 35.4pt;">
<b><span style="color: #1c1c1c; font-family: "cambria" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Gennaro Acquaviva </span></b><span style="color: #1c1c1c; font-family: "cambria" , "serif"; font-size: 12.0pt;">(presidente Associazione
socialismo)<b><o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 35.4pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt; text-align: justify; text-indent: 35.4pt;">
<b><span style="color: #1c1c1c; font-family: "cambria" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Angelo Marcello Cardani </span></b><span style="color: #1c1c1c; font-family: "cambria" , "serif"; font-size: 12.0pt;">(presidente AGCOM)<b><o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt;">
<b><i><span style="color: #1c1c1c; font-family: "cambria" , "serif"; mso-bidi-font-family: Cambria; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><br /></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt;">
<b><i><span style="color: #1c1c1c; font-family: "cambria" , "serif"; mso-bidi-font-family: Cambria; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><br /></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt;">
<b><i><span style="color: #1c1c1c; font-family: "cambria" , "serif"; mso-bidi-font-family: Cambria; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><br /></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt;">
<b><i><span style="color: #1c1c1c; font-family: "cambria" , "serif"; mso-bidi-font-family: Cambria; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><br /></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt;">
<b><i><span style="color: #1c1c1c; font-family: "cambria" , "serif"; mso-bidi-font-family: Cambria; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><br /></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt;">
<b><span style="color: #1c1c1c; font-family: "cambria" , serif;"><br /></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-alt: 5.0pt;">
<b><span style="color: #1c1c1c; font-family: "cambria" , serif;">Documenti di lavoro per il Convegno </span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<b><span style="color: #c00000; font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 16.0pt;"><br /></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<b><span style="color: #c00000; font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 16.0pt;">Oltre il Protocollo di Amsterdam</span></b><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt;"><br />
</span><b><span style="color: #1f497d; font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 13.0pt;">Per un nuovo modello audiovisivo europeo,
per un servizio pubblico europeo.</span></b><span style="color: #1f497d; font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Roma, Biblioteca del Senato, 19
settembre 2016 - ore 10.00-18.00 <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<table border="1" cellpadding="0" cellspacing="0" class="MsoTableGrid" style="border-collapse: collapse; border: none; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; mso-padding-alt: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; mso-yfti-tbllook: 1184;">
<tbody>
<tr>
<td style="border: solid windowtext 1.0pt; mso-border-alt: solid windowtext .5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 488.9pt;" valign="top" width="652"><div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 10.0pt;">La rivista di cultura politica <i>Mondoperaio</i> presenta un dossier sul tema del <b>futuro del modello di servizio pubblico audiovisivo europeo</b>, che
contiene le <b><i>Conclusioni dei lavori del Gruppo Europeo di Torino</i></b> , network
di esperti universitari della comunicazione costituitosi a Torino nel 2009,
per assicurare un futuro meno incerto ai media di servizio pubblico nella
società dell’informazione e della conoscenza e per promuovere un nuovo
modello audiovisivo europeo. Si tratta di tematiche che confluiranno a breve
in un <i>Libro Verde sui media di servizio
pubblico nella società dell’informazione e della conoscenza</i> indirizzato
alle istituzioni europee per
incoraggiare nuovi orientamenti. <o:p></o:p></span></div>
</td>
</tr>
</tbody></table>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<b><span style="color: #c00000; font-family: "times new roman" , "serif"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">I punti nodali <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpFirst" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: "symbol"; font-size: 10.0pt;">·<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 7pt; font-stretch: normal;">
</span></span><!--[endif]--><b><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 10.0pt;">Sottolineare l’insostituibilità della funzione e della
missione di organismi al servizio della comunità non significa necessariamente
salvaguardare gli enti attualmente esistenti</span></b><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 10.0pt;">,
l'esclusività o l'unitarietà del loro assetto organizzativo, né tantomeno la
salvaguardia dei gruppi di interessi che li rappresentano o li hanno tutelati
nel tempo. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: "symbol"; font-size: 10.0pt;">·<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 7pt; font-stretch: normal;">
</span></span><!--[endif]--><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 10.0pt;">Al contrario ridefinirne
radicalmente missione, posizionamento editoriale, assetto organizzativo
finanziamento e governance significa <b>rimettere
in discussione qualsiasi rendita derivante da una posizione dominante</b> in
ambiti e contesti tecnologici, di offerta e di mercato che non siano conformi e
aderenti agli obblighi derivanti dalla loro missione di servizio pubblico. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: "symbol"; font-size: 10.0pt;">·<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 7pt; font-stretch: normal;">
</span></span><!--[endif]--><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 10.0pt;">Nel rispetto delle norme e dei
principi della concorrenza nell'ambito dell'Unione Europea, il documento
conclusivo del dossier (che potrebbe essere presentato ad una Conferenza
Europea) si propone di <b>favorire
un'evoluzione normativa in grado di superare il compromesso intervenuto nel
1997 in occasione della firma del Protocollo annesso al Trattato di Amsterdam</b>
che lasciava agli Stati nazionali il compito di stabilire cosa fossero i
programmi di servizio pubblico finanziati dal canone e in che misura si
potessero distinguere da quelli finanziati da risorse di mercato. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpLast" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: "symbol"; font-size: 10.0pt;">·<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 7pt; font-stretch: normal;">
</span></span><!--[endif]--><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 10.0pt;">Sempre più diffusa è la
consapevolezza che non possano essere auspicate nei palinsesti del servizio
pubblico attività finalizzate allo sfruttamento commerciale che andranno
espletate nell'ambito di un nuovo e circoscritto “mercato del servizio
pubblico” né tantomeno è lecito un uso privato del servizio pubblico. Nel
contempo <b>non risulta altresì più
tollerabile il ricorso a risorse pubbliche per attività finalizzate al profitto</b>
che andrebbero espletate esclusivamente da società profit oriented che come
tali dovrebbero essere finanziate con risorse raccolte esclusivamente sul
mercato.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<b><span style="color: #c00000; font-family: "times new roman" , "serif"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Cosa si intende per <i>nuovo scenario cross mediale</i><o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpFirst" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: "symbol"; font-size: 10.0pt;">·<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 7pt; font-stretch: normal;">
</span></span><!--[endif]--><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 10.0pt;">Il nuovo scenario crossmediale <b>richiede un'evoluzione normativa</b> per
superare il compromesso all`origine del <i>Protocollo
sui servizi radiotelevisivi</i> annesso al Trattato di Amsterdam, risalente al
1997.<b><o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: "symbol"; font-size: 10.0pt;">·<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 7pt; font-stretch: normal;">
</span></span><!--[endif]--><b><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 10.0pt;">Il tradizionale modello duale europeo, </span></b><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 10.0pt;">che ha costituito un esempio di equilibrio virtuoso tra la
concezione del servizio pubblico e le dinamiche commerciali,<b> si trova di fronte ad un doppio e grave
pericolo</b>.<b><o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: "symbol"; font-size: 10.0pt;">·<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 7pt; font-stretch: normal;">
</span></span><!--[endif]--><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 10.0pt;">Da una parte, <b><i>il servizio pubblico</i></b>,
riconosciuto costituzionalmente in alcuni paesi europei (ma non in tutti) per
il proprio carattere essenziale per il modello sociale europeo, sta
attraversando la peggiore crisi della sua storia, tanto in termini sia di
governance sia di offerta e di
adattamento al nuovo ambiente digitale, quanto in termini finanziari e di
ascolto. <b><o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: "symbol"; font-size: 10.0pt;">·<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 7pt; font-stretch: normal;">
</span></span><!--[endif]--><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 10.0pt;">D'altra parte, anche <b><i>il
settore privato</i></b> (l’altra metà del sistema “duale”) è messo duramente
alla prova dall’arrivo di nuovi concorrenti e dal restringersi delle risorse
complessive a disposizione. <b><o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpLast" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: "symbol"; font-size: 10.0pt;">·<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 7pt; font-stretch: normal;">
</span></span><!--[endif]--><b><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 10.0pt;">L'intero sistema televisivo e il futuro stesso
dell’audiovisivo europeo, sono minacciati dall'espansione incontrollata di
nuovi giganti globali </span></b><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 10.0pt;">e agenti
audiovisivi digitali che – approfittando di importanti falle nel modello di
legislazione dell’Unione Europea - presentano un rischio grave per il settore
della produzione e con essa , per l'identità e la diversità europee. <b><o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<b><span style="color: #c00000; font-family: "times new roman" , "serif"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Quali gli argomenti avanzati<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpFirst" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: "symbol"; font-size: 10.0pt;">·<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 7pt; font-stretch: normal;">
</span></span><!--[endif]--><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 10.0pt;">Il dossier rileva che questa
combinazione negativa di elementi e di processi, in corso, audiovisivi, sociali
e tecnologici, ma anche economici e politici, è stata propiziata dalla mancanza
di aggiornamenti e di coerenza sul piano della regolamentazione e di politiche
attive, nazionali ed europee, in materia audiovisiva. Pur mantenendo in
questo campo una dottrina generale e una linea teorica corrette, esse <b>non hanno saputo o potuto adattarsi alle
grandi trasformazioni della comunicazione audiovisiva contemporanea</b>, in
particolare ai processi generalizzati di convergenza digitale e alla sua
globalizzazione inarrestabile.<b><o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: "symbol"; font-size: 10.0pt;">·<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 7pt; font-stretch: normal;">
</span></span><!--[endif]--><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 10.0pt;">Così, pur beneficiando della
politica regionale attiva più longeva al mondo, <b>i progressi nella costruzione del tanto auspicato mercato comune
dell’audiovisivo rimangono modesti</b>, e l'industria audiovisiva europea
incontra crescenti difficoltà nel competere nei propri mercati e sulla scena
mondiale con quella statunitense e con quella dei paesi e delle regioni
emergenti del pianeta. Inoltre, <b>la
storia dell'integrazione europea manca di quei mezzi di comunicazione in grado
di costruirla e diffonderla</b>, capaci di porre in gestazione una sfera
pubblica europea autenticamente democratica. <b><o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: "symbol"; font-size: 10.0pt;">·<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 7pt; font-stretch: normal;">
</span></span><!--[endif]--><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 10.0pt;">In altri termini, si assiste al <b>crollo dell’idea dei “campioni europei” che
ha caratterizzato la politica industriale europea sin dalla nascita del Mercato
Unico</b>. Una politica che – soprattutto nel settore audiovisivo – ha mostrato
la sua profonda inefficacia e dannosità, visto che gli ultimi tre decenni
dimostrano che i media restano saldamente ancorati alle tradizioni linguistiche
e culturali di ciascun paese. In questi trent’anni, contrariamente alle
aspettative, nessun “campione europeo” (nè tantomeno globale di origine
europea) è emerso nel settore dei media. <b><o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: "symbol"; font-size: 10.0pt;">·<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 7pt; font-stretch: normal;">
</span></span><!--[endif]--><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 10.0pt;">Sono dunque <b>verificate
eccezionali asimmetrie nell’attuale normativa europea</b>, che tendono a
sbilanciarne ogni volta i singoli elementi, e le componenti collegate tra loro:
la tendenza diffusa a esercitare un ferreo controllo sul finanziamento del
servizio pubblico, soprattutto per le sue attività on line, contrasta con le
omissioni da parte dell’Unione Europea di iniziative sul piano normativo per
assicurare la sua indipendenza editoriale, la sua autonomia nei confronti
dei governi e il suo adeguato finanziamento. <b><o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: "symbol"; font-size: 10.0pt;">·<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 7pt; font-stretch: normal;">
</span></span><!--[endif]--><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 10.0pt;">Questo stesso sforzo, che tende a
considerare il <b>ruolo del servizio
pubblico come sussidiario e complementare a quello esercitato dagli operatori
commerciali,</b> risulta in contraddizione con il lassismo in materia di
verifica di conformità per gli operatori commerciali circa i loro obblighi in
quanto servizi di interesse generale nel campo della produzione di origine
europea e indipendente o della tutela dei consumatori per quanto riguarda i
messaggi commerciali. <b><o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: "symbol"; font-size: 10.0pt;">·<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 7pt; font-stretch: normal;">
</span></span><!--[endif]--><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 10.0pt;">E’ accertata la <b>gravità delle ripercussioni di un trattamento spesso ingiusto
esercitato verso i radiodiffusori classici off line rispetto a quello nei
confronti dei cosiddetti "service a richiesta" on line</b>, (che, con
il pretesto di voler incentivare il commercio elettronico, stanno mettendo al
riparo i nuovi entranti extraeuropei dagli obblighi propri del settore dei
media), una decisione sorprendente dell’Unione Europea che sta vanificando tre
decenni di politica europea dei media e sta ponendo i radiodiffusori europei in
posizione di inferiorità competitiva nei loro mercati, sollevando al contrario
le attività degli attori globali dal rispetto di tutti gli obblighi in materia
audiovisiva e nei confronti dei consumatori europeo dai quali estraggono gran
parte dei loro profitti e portando per di più a situazioni di nuovi monopoli su
scala europea (ben peggiori di quelli nazionali dell’era analogica) ad esempio
nel settore della pubblicità on line, con punte di concentrazione fino all’80%
per un solo operatore. <b><o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: "symbol"; font-size: 10.0pt;">·<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 7pt; font-stretch: normal;">
</span></span><!--[endif]--><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 10.0pt;">In seguito al fenomeno della
convergenza fra media, telecomunicazioni e industria elettronica di consumo, questo
aggiramento delle norme europee da parte di attori extraeuropei sta portando a <b>dispute intersettoriali fra attori
nazionali che finiscono per indebolire tutti i settori europei nel loro insieme</b>:
le telecomunicazioni contro i broadcaster per accaparrarsi porzione di spettro
e per poter distribuire contenuti senza l’impiccio dei diritti d’autore; la
carta stampata contro i media elettronici nel tentativo di mantenersi in
esclusiva il mercato dell’on-line; le tv commerciali contro quelle pubbliche
per toglier loro la pubblicità.<b><o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpLast" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt 18pt; text-align: justify;">
<b><span style="color: #c00000; font-family: "times new roman" , "serif"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Chi ha redatto il dossier<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpFirst" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: "symbol"; font-size: 10.0pt;">·<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 7pt; font-stretch: normal;">
</span></span><!--[endif]--><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 10.0pt;">Il dossier è introdotto da <b>Stefano Rolando</b> (Università Iulm di
Milano e membro del comitato di direzione di Mondoperaio) che spiega le ragioni per le quali sia
necessario “osare l’inosabile”, ossia <b>immaginare
una televisione pubblica europea</b>. <b><o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: "symbol"; font-size: 10.0pt;">·<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 7pt; font-stretch: normal;">
</span></span><!--[endif]--><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 10.0pt;">Esso contiene una rielaborazione
dell’articolato <i>Rapporto finale del
Gruppo Europea di Torino</i> redatto dal <b>prof.
Enrique Bustamante </b>dell’Università Complutense di Madrid, già membro del
Comitato dei Saggi insediato durante il governo Zapatero all’origine della
riforma della RTVE in Spagna, e del Co-rapporto presentato dal <b>prof. Francisco Rui Cádima </b>dell’Università
nuova di Lisbona, che, ripercorre gli ultimi tre decenni di politiche
audiovisive europee che avrebbero rinunciato a porre al centro il ruolo dei
servizi pubblici, considerati un retaggio dei vecchi mercati nazionali
protetti, mentre il mercato dell’audiovisivo andava allargandosi a tutto
beneficio di soggetti privati extraeuropei. <b><o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: "symbol"; font-size: 10.0pt;">·<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 7pt; font-stretch: normal;">
</span></span><!--[endif]--><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 10.0pt;">Per parte sua il terzo
Rapporto redatto dal <b>prof.
Giuseppe Richeri, </b>professore emerito dell’Università di Lugano, contiene
una disamina delle varie fonti di finanziamento che possono essere prese in
esame per un futuro dei media di servizio pubblico ritenuto sempre più incerto
a fronte della loro contrazione e del nuovo quadro competitivo venutosi a
creare e che peraltro non andrebbe, secondo il giurista <b>prof. Pio Marconi</b>, demonizzato, in
quanto segna definitivamente la fine del regime di libertà vigilata che è stata
una caratteristica dei media novecenteschi prima della caduta del muro di
Berlino e soprattutto dell’avvento del Web. <b><o:p></o:p></b></span></div>
<br />
<div class="MsoListParagraphCxSpLast" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: "symbol"; mso-bidi-font-family: Symbol; mso-fareast-font-family: Symbol;">·<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 7pt; font-stretch: normal;">
</span></span><!--[endif]--><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 10.0pt;">Anche per questa ragione il <b>promotore del network universitario Bruno
Somalvico</b>, unitamente ad una cooperazione rinforzata fra i servizi pubblici
dei paesi fondatori dell’Unione Europea, giudica necessaria una rifondazione
della loro ragione sociale in base ad una modifica costituzionale che definisca
l’accesso al Web come diritto fondamentale. In questa direzione le Proposte e
raccomandazioni finali approvate dal Gruppo Europeo di Torino e curate dallo
stesso <b>Enrique Bustamante</b>
invitano l’Unione Europea ad armonizzare la missione, l’offerta, il
finanziamento e la governance dei media di servizio pubblico per assicurare
loro una nuova stagione e per promuovere un nuovo modello audiovisivo
europeo nel rispetto della tradizione europea</span><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpLast" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 10.0pt;"><br /></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpLast" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 10.0pt;"><br /></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpLast" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 10.0pt;"><br /></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpLast" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 10.0pt;"><br /></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpLast" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 10.0pt;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 10.0pt; line-height: 115%;"><b>Integrazione alla nota
sui lavori. “Oltre il Protocollo di Amsterdam” per la sessione pomeridiana del
Convegno <i>Connettere l’Europa</i>, Roma,
Biblioteca del Senato, 19 settembre 2016</b><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b><span style="color: red; font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 10.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b><span style="color: red; font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 10.0pt; line-height: 115%;">Ruolo dei media di servizio pubblico nella formazione di un <i>sensus
communis</i> di appartenenza all’Europa</span></b><b><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 10.0pt; line-height: 115%;">. <span style="color: red;">La prospettiva nelle
proposte degli attori del sistema</span><o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 10.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 10.0pt; line-height: 115%;">Nel 2017 si celebrerà
il Sessantesimo anniversario dei Trattati di Roma. Nello spirito dei padri
dell’Europa e del Manifesto di Ventotene potrebbe essere promossa una grande iniziativa italiana della Rai e
del Governo per proporre una cooperazione rafforzata fra i PSM dei paesi
fondatori dell’Unione Europea e in
primis dei grandi Paesi dell’Europa mediterranea: Italia Francia e Spagna. Tale
iniziativa potrebbe essere promossa in stretta concertazione anche con il
governo Maltese Presidente di Turno nel primo semestre 2017. In un momento
difficile del processo di costruzione politica dell’Europa i media di servizio
pubblico potrebbero giocare un ruolo fondamentale nella formazione di
un’opinione pubblica europea e nella costruzione di un’Europa dei cittadini in
previsione della costruzione di un servizio pubblico europeo della
comunicazione.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 10.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 10.0pt; line-height: 115%;">Italia, Francia e
Spagna - attraverso RTVE, France Télévisions/ARTE/FMM e Rai - potrebbero nella
fattispecie farsi promotrici di un rilancio dei servizi pubblici in ambito
continentale promuovendo iniziative
congiunte tese a realizzare insieme ai PSM di altri paesi membri dell’Unione
quella che viene definita come
“cooperazione rafforzata” ovvero una
procedura che consente ad almeno nove paesi dell'Unione europea (UE) di
stabilire un' integrazione o una cooperazione più stretta in una determinata
area all'interno delle strutture dell'UE senza il coinvolgimento di altri paesi
dell'UE. Ciò consente loro di muoversi a velocità diverse e verso obiettivi
diversi rispetto a quelli al di fuori delle aree di cooperazione rafforzata. La
procedura è stata progettata per superare la paralisi che si verifica quando
una proposta è bloccata da un singolo paese o da un piccolo gruppo di paesi che
non vogliono far parte dell'iniziativa. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 10.0pt; line-height: 115%;">Storicamente l’Unione
Europea di Radiodiffusione aveva avviato nel dopoguerra una cooperazione fra i
broadcaster pubblici dando vita al circuito dell’Eurovisione e promuovendo
successivamente a partire dagli scambi di informazioni e di programmi fra i
propri membri anche cooperazioni sul piano editoriale che hanno dato vita ad
emittenti come Eurosport ed Euronews successivamente finite (nel caso di Eurosport
anche sotto il controllo editoriale) a gruppi privati, rispettivamente
all’americano Liberty Media e con una quota del 53% al gruppo egiziano nelle
telecomunicazioni che fa capo a Naguib Sawiris.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 10.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 10.0pt; line-height: 115%;">Queste cessioni sono
state la conseguenza diretta delle norme europee vigenti che di fatto scoraggiano
e penalizzano (se non addirittura proibiscono) qualsiasi iniziativa di
cooperazione fra enti pubblici e lasciano solo ai privati l'esclusivo compito
delle iniziative transnazionali o pan-europee.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 10.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 10.0pt; line-height: 115%;">Purtroppo la dimensione
degli investimenti necessaria per raggiungere una massa critica sufficiente nel
settore dei media, fa sì che nessun gruppo privato abbia le forze sufficienti
per farlo e che quindi le uniche iniziative pan-europee nei media finiscano per
essere quelle extra-europee. Le esperienze negative della campagna di Spagna di
RCS o delle campagne pan-europee di Canal Plus sono li a dimostrarlo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 10.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 10.0pt; line-height: 115%;">Un primo progetto di
cooperazione rinforzata nell’era crossmediale potrebbe prevedere da un lato accordi
bilaterali e multilaterali fra i PSM aderenti tesi a favorire una sorta di
Erasmus nell’informazione attraverso stage e scambi di giovani giornalisti
nelle redazioni, accordi bilaterali e multilaterali di scambio, <i>facilities</i> logistiche e ospitalità dei
corrispondenti che favorirebbero anche contenimenti dei costi di gestione.
Dall’altro potrebbe essere avviata un’iniziativa congiunta ad hoc fra i PSM
aderenti, tesa a realizzare una piattaforma comune di accesso con un’unica app
ad un ecosistema di prodotti e servizi in rete, garantendo ad esempio ad un viaggiatore
la portabilità del servizio, ossia l’accesso sia al servizio del proprio paese
d’origine sia a quello in cui si trova temporaneamente fornendo un contributo
al superamento del geoblocking come auspicato dal Vice presidente della
Commissione Europea Andrus Ansip.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 10.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 10.0pt; line-height: 115%;">Una tale piattaforma
(cui peraltro la RAI sta già riflettendo da sola e insieme alle altre
televisioni europee dell'Eurovisione) potrebbe finalmente avere la taglia
critica necessaria per far fronte ai giganti americani come Netflix o Amazon o
Google e quindi invertire la china negativa e l'emorragia di risorse
pubblicitarie di cui tutti i media europei (nessuno escluso) sono oggi vittime.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 10.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 10.0pt; line-height: 115%;">Roma-Ginevra 8
settembre 2016<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpLast" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 10.0pt;"><br /></span></div>
somalvico brunohttp://www.blogger.com/profile/15667983763996556084noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3121643336257200197.post-20228297778193780322015-03-19T04:24:00.004-07:002015-03-19T04:24:56.884-07:00IN RICORDO DI JADER JACOBELLI<div style="background-color: white; color: #141823; font-family: Helvetica, Arial, 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 19.3199996948242px; margin-bottom: 6px;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; color: #141823; display: inline; font-family: Helvetica, Arial, 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 19.3199996948242px; margin-top: 6px;">
Dieci anni fa si spegneva dopo una lunga malattia combattuta con coraggio e piena lucidità Jader Jacobelli, un grande intellettuale (da giovane aveva fatto da paciere fra Ugo Spirito e Giovanni Gentile) e servitore disinteressato del servizio pubblico e della libera informazione. Padre della moderna comunicazione politica nella televisione italiana (memorabili le sue Tribune Politiche caratterizzate dalla massima imparzialità e imperturbabilità anche quando Marco Pannella ed Emma Bonino si presentarono imbavagliati e rimasero in silenzio per tutta la durata del programma) sino all'ultimo si è interessato di nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione: si chiedeva in che misura i messaggini abbreviati tramite SMS (non si erano ancora affermati i social network e non era ancora nato Twitter) avrebbero influito nell'evoluzione del linguaggio e della comunicazione politica. Inflessibile ed imparziale aveva sempre rifiutato di schierarsi nel corso della sua carriera giornalistica (pur provenendo da una cultura politica nell'esperienza della radio degli alleati in Sardegna che lo aveva fatto assumere come cronista parlamentare in "quota" azionista): del resto nemmeno il figlio Giampiero mi diceva avere mai saputo per chi avesse votato in tale o tale altra consultazione elettorale. Celeberrimo il suo ruolo di moderatore che riproduceva anche nei dibattiti annuali che organizzava a Saint Vincent: la clessidra era inflessibile e se superavi solo di pochi secondi il limite imposto a ogni singolo partecipanti (6 minuti nel primo intervento 4 nella replica dell'indomani) con la sua gentile dolce quanto autorevole e quindi ultimativa voce eri costretto a chiudere il Tuo intervento. </div>
<div>
<div style="background-color: white; color: #141823; display: inline; font-family: Helvetica, Arial, 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 19.3199996948242px; margin-top: 6px;">
Un grande moderatore, non un moderato perché non era certo privo di convinzioni. Gli devo tanto non solo perché ci premiò proprio a Saint-Vincent nel 1998 per il primo saggio che avevo allora pubblicato al Mulino insieme a Bino Olivi dedicato a "La fine della comunicazione di massa", ma perché mi aveva invitato a resistere nei momenti professionali più difficili trascorsi nella Rai dei primi anni della Seconda Repubblica, invitandomi a superare con un sorriso le angherie subite dopo l'uscita di scena del mio maestro Massimo Fichera e i mancati avanzamenti di carriera, ma a mantenere fermo e saldo il proprio operato come servitore disinteressato delle ragioni del servizio pubblico e l'obiettivo della sua trasformazione nella società dell'informazione giudicato necessario perché fosse in grado di continuare ad essere al servizio dei cittadini e della collettività. </div>
</div>
<div>
<div style="background-color: white; color: #141823; display: inline; font-family: Helvetica, Arial, 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 19.3199996948242px; margin-top: 6px;">
Per questo ci invitò a lanciare la Carta di Amalfi all'origine di Infocivica di cui fu poi uno dei dieci soci fondatori nel dicembre 2003. Ancora a poche settimane dalla morte in una lettera scritta a Bino Olivi e al sottoscritto nel gennaio 2005, Jader Jacobelli sottolineava " l'urgenza di un suo [ossia di Infocivica] intervento sulla questione di cui si sta dibattendo nel paese: se la Rai deve divenire un'azienda pubblico-privata, o se invece deve esaltare la sua mission pubblica privatizzando societariamente la sua attività più commerciale. Nel primo caso a mio parere l'attività commerciale farebbe premio su quella civica. Nel secondo, l'attività civica non sarà più inquinata da logiche politiche e commerciali che la insidiano quotidianamente. In questo periodo - concludeva - Infocivica dovrebbe perciò produrre articoli, comunicati, lettere, sottoscrizioni a favore delle soluzione ritenuta più opportuna in modo da esercitare un'azione su chi deve decidere. Ciò servirebbe anche a far conoscere Infocivica, non soltanto come un gruppo di studio, ma anche “di pressione”.<br />Grazie ancora, caro Jader. E quello che stiamo continuando come associazione a fare: ricorderemo Jader Jacobelli mercoledì 25 marzo nel pomeriggio in una riunione a Roma presso la sede del Movimento Europeo in Piazza della Libertà 13 dedicata alle proposte che presenteremo fra un mese, venerdì 17 aprile al Senato in previsione del rinnovo della Convenzione nel 2016. Per conferire al nuovo servizio pubblico delle comunicazioni nella società dell'informazione e della conoscenza, autorevolezza, credibilità e qualità - non solo "qualità televisiva" ma diremmo oggi crossmediale attraverso un oculato presidio della Rete e un ritrovato rapporto con quei giovani e nativi digitali che tanto incuriosivano uno spirito acuto e rinascimentalmente aperto a 360 gradi come quello di Jader Jacobelli</div>
</div>
somalvico brunohttp://www.blogger.com/profile/15667983763996556084noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3121643336257200197.post-82264294898043340292014-11-26T02:51:00.000-08:002014-11-26T02:56:21.077-08:00<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<b><span style="font-family: Verdana;">Per una costituente del servizio
pubblico cross mediale<o:p></o:p></span></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<b><span style="font-family: Verdana;"> delle Comunicazioni<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana; font-size: 11.0pt;">di <st1:personname productid="Bruno Somalvico" w:st="on">Bruno Somalvico</st1:personname><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana; font-size: 11.0pt;">Con i Convegni promossi nel luglio 2013 al CNEL e nell’ottobre <st1:metricconverter productid="2013 a" w:st="on">2013 a</st1:metricconverter> Eurovisioni, da
Articolo 21 e dalla fondazione Di Vittorio è decollata la riflessione sulla
questione del cd rinnovo della concessione Rai-Stato in scadenza nell’aprile
2016, invertendo la tendenza rispetto alla piega che stava assumendo il
dibattito. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana; font-size: 11.0pt;">A un anno di distanza nell’autunno 2014 il sottosegretario
del Governo Renzi responsabile per le comunicazioni presso il Ministero dello Sviluppo
Economico Giacomelli aveva annunciato
un’ampia consultazione in previsione di questa scadenza. Secondo quanto
annunciato domenica da <i>La Repubblica</i>,
ma poi parzialmente smentito da Palazzo Chigi, invece, il governo si
appresterebbe a fissare nuove modalità di riscossione del canone (per
combatterne l’evasione) e con un Disegno di legge a definire una nuova
Governance della Rai, da un lato istituendo la figura dell’Amministratore
Delegato, dall’altro facendo eleggere dal Parlamento un Consiglio di Amministrazione
formato da 5 persone scelte fra una rosa indicata da soggetti esterni e
autonomi dalla politica come l’AGCOM, <st1:personname productid="la Conferenza Stato Regioni" w:st="on">la Conferenza Stato Regioni</st1:personname>,
il Consiglio dei Rettori, <st1:personname productid="La Corte Costituzionale" w:st="on">la Corte Costituzionale</st1:personname> e i Presidenti delle Camere,
che si occuperebbe solo delle grandi scelte strategiche. Cambierebbe infine la
durata del contratto di servizio pubblico. Non sarebbe più triennale, ma
decennale. Per dare all’azienda la possibilità di programmare a lungo termine
gli investimenti sulla base di un gettito certo che nel 2015 sarà di 1,8
miliardi. Nulla trapela invece in merito alla Convenzione fra la Rai e lo Stato
in scadenza nel 2016 <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana; font-size: 11.0pt;">Nel giro di 48 ore l’ipotesi di mettere il canone in
bolletta attraverso un emendamento alla legge di stabilità sostenuta dallo
stesso Giacomelli è stata smentita da fonti di Palazzo Chigi mentre sembrerebbe
rimanere in piedi quella di inserirlo nella dichiarazione dei redditi non è
chiaro se mantenendolo come tassa di scopo ad hoc o abolendolo come vorrebbero
alcuni deputati dello stesso PD e inserendolo nella fiscalità generale. In ogni
caso nulla è trapelato in merito alla
missione del servizio pubblico nell’era del web. Che è – insieme alla riduzione
degli sprechi e alla fine del controllo dei partiti – la vera questione da
affrontare per garantire al servizio pubblico una nuova carta d’identità. In
effetti, solo dopo averne stabilito le finalità, andrebbero definite le risorse
necessarie e, in particolare, identificati gli strumenti più appropriati per
poterle raccogliere, e quindi determinato l’ammontare complessivo del gettito
ad esso allocato. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana; font-size: 11.0pt;">Ma prima ancora dell’identificazione del fabbisogno
finanziario, andrebbe chiarito il riposizionamento editoriale del servizio
pubblico in un mercato delle comunicazioni caratterizzato dal peso crescente
dei fornitori di servizi di video on demand a pagamento in modalità “over the
top” ossia al di sopra della rete, ovvero come le definisce l’AGCOM “<i>imprese prive di una propria infrastruttura
e che in tal senso agiscono al di sopra delle reti, da cui </i>over-the-top<i> che forniscono, attraverso le reti IP,
servizi, contenuti e applicazioni di tipo </i>rich media<i>, basati sulla forte presenza di contenuti audiovisivi e traggono
ricavo, in prevalenza, dalla vendita di contenuti e servizi agli utenti finali”</i><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana; font-size: 11.0pt;">La questione non è se rinnovare più o meno tacitamente nel
2016 la Convenzione alla Rai per la concessione dei servizi di radiodiffusione
circolare. Il nodo è saper se la scadenza della concessione è l'occasione per
creare un nuovo servizio pubblico delle comunicazioni crossmediale e
interattivo - e per questo occorre stabilire un preciso calendario - o se si
intende meramente ricondurre burocraticamente la concessione in esclusiva alla
Rai del servizio pubblico radiotelevisivo lineare. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana; font-size: 11.0pt;">Noi di Infocivica – come sostenuto nelle conclusioni della
nostra Dichiarazione rifondativa “Per una responsabilità pubblica nelle
comunicazioni dell’era digitale” - crediamo che debba essere l’occasione per
dare vita ad una media company di servizio pubblico che presidi i contenuti, e
ad un servizio pubblico di trasporto ad essa strettamente associato ma separato
verticalmente rispetto al modello del vecchio radiodiffusore circolare, il cd. Brodcaster,
nonché ad una piattaforma di accesso a Internet promossa su scala europea dai
servizi pubblici in grado di costituire un hub tra il cittadino, i contenuti e
i servizi offerti. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana; font-size: 11.0pt;">Il presidio nell'ottica del servizio pubblico della Rete è
decisivo non solo per l'informazione e l'intrattenimento ma per la formazione
delle nuove generazioni e l’educazione dei nativi digitali. La riforma del
servizio pubblico in questo senso è un capitolo della riforma del welfare in
senso intelligente ma anche dell'organizzazione della coesione sociale nella
società dell'informazione e della conoscenza. Come tale la missione di coesione
sociale nell'era della frammentazione e della parcellizzazione della
collettività nazionale e il diritto d’accesso universale alla Rete costituiscono
un bene prezioso da iscrivere nella Costituzione. Siamo convinti
dell’opportunità che vadano ridefinite missione, offerta, finanziamento e
regole in una Magna Charta del servizio pubblico crossmediale delle
comunicazioni, ovvero in un documento di valore costituzionale.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana; font-size: 11.0pt;">Una nuova Rai oltre <st1:personname productid="la Rai. Guardare" w:st="on">la Rai. Guardare</st1:personname> al <st1:metricconverter productid="2016 in" w:st="on">2016 in</st1:metricconverter> maniera
autenticamente riformatrice significa a nostro parere aprire un processo
costituente di un nuovo e composito soggetto in grado di incarnare e garantire
in modalità e secondo logiche del tutto inedite nella nuova era la missione di
coesione sociale storicamente assolta dai pubcaster e di estendere all'era
digitale il carattere misto del sistema informativo e formativo della nostra collettività<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana; font-size: 11.0pt;">Contratto di servizio triennale e convenzione ventennale
sono due istituti che potrebbero essere aboliti come a mio parere anche <st1:personname productid="la Commissione Parlamentare" w:st="on">la Commissione Parlamentare</st1:personname>
che dovrebbe perdere la funzione di vigilanza sulla gestione della Rai – che
potrebbero essere garantite dallo stesso Consiglio d’ Amministrazione
attraverso relazioni semestrali al Parlamento - assumendo esclusivamente quella
di indirizzo sull'intero sistema delle comunicazioni elettroniche. Non si
tratta di costruire un elenco di bellissimi propositi come quelli redatti da
sempre nei contratti triennali di servizio che poi nei fatti vengono aggirati e
che fanno vivere internamente alla Rai il servizio pubblico come un obbligo e
un vincolo. Si tratta di definire un indirizzo, un percorso di sfide per
realizzare l'ambizioso progetto teso a restituire nella società della rete
nuove forme di condivisione e di appartenenza, ovvero di conferire un nuovo <i>sensus communis</i> (come ben evidenziato
nel saggio di <st1:personname productid="Matthew Hibberd" w:st="on">Matthew Hibberd</st1:personname>
sulla storia della BBC) alla comunità nazionale ma anche alla collettività
locale e all'Europa nella difficile costruzione della sua unità politica.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana; font-size: 11.0pt;">Realizzare un nuovo edificio del servizio pubblico
crossmediale va visto come una straordinaria opportunità di crescita e di
sviluppo e il mantenimento di un finanziamento pubblico attraverso un'apposita
tassa di scopo, va visto come uno degli strumenti necessari per la creazione di
nuovo valore a beneficio dell'intera collettività e in particolare delle fasce
più deboli del corpo sociale.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana; font-size: 11.0pt;">Non si tratta di metter all'incanto e di frazionare le
attività di servizio pubblico alla stregua di una utility quanto di chiarire
bene con dati chiari e precisi l'impatto che questo nuovo servizio pubblico
cross mediale delle comunicazioni può realizzare nel tempo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana; font-size: 11.0pt;">Una Carta del Servizio pubblico a scadenza decennale (pari
alla durata di due legislature) nata da un lavoro preparatorio nel quinquennio
precedente alla sua scadenza potrebbe diventare IL documento di riferimento,
frutto di un lavoro di concertazione e di audizioni con tutti i soggetti e attori
interessati, avviato da una nuova Commissione Parlamentare di indirizzo
sull’intero sistema delle comunicazioni, incaricata di verificare alla fine di
ogni legislatura, ovvero a metà percorso, dopo cinque anni e alla scadenza
della <i>Magna Charta</i> dopo dieci anni,
il raggiungimento delle finalità indicate nel documento.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana; font-size: 11.0pt;">Il Centocinquantenario nel <st1:metricconverter productid="2011, a" w:st="on">2011, a</st1:metricconverter> cinque anni dalla
scadenza del 2016, avrebbe potuto essere il <i>terminus
a quo</i> di questo processo costituente che vede nel rinnovo della Convenzione
nel 2016 il suo il <i>terminus ad quem</i>. Anche
ipotizzando l’approvazione rapida in pochei mesi del disegno di legge e
l’insediamento entro il mese di maggio del 2015 di un Amministratore Delegato
unitamente ad un CdA eletto secondo nuove regole, la nuova governance
disporrebbe di meno di un anno per delineare un progetto di rifondazione che
richiede tempo. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana; font-size: 11.0pt;">Un Comitato di esperti come quello suggerito da Infocivica
nel 2011 al governo Monti, un piccolo <i>think
thank</i> formato da giuristi, economisti, sociologi e visionari, avrebbe
ancora il tempo se rapidamente insediato, di predisporre nel primo semestre del
2015 – alla stregua di quanto avviene nel Regno Unito attraverso una Royal
Commission- un Rapporto Preliminare in
base al quale avviare un’ampia
consultazioni pubblica e predisporre
entro la fine del 2015 la redazione
della prima <i>Magna Charta del servizio
pubblico crossmediale delle comunicazioni</i> da approvare come legge con
maggioranza di tipo costituzionale entro l’inizio del 2016 e destinata ad
entrare in vigore a partire dal maggio 2016 sino al 2026. Un processo analogo a
quello avviato sin dal 2011 dal governo britannico per il rinnovo della Royal
Charter alla BBC: rinnovo non tacito perché la BBC deve chiarire ogni dieci
anni le ragioni del suo finanziamento attraverso il canone pagato dai cittadini e le modalità di creazione –
attraverso di esso - di quello che viene definito “public value” ovvero valore
per la collettività, ma che chiede un grande sforzo di immaginazione da parte
dei pubblici poteri e anche di chi opera all’interno dell’attuale Rai o verrà auspicabilmente
chiamato a dirigerla (amministratore delegato) o a definirne le scelte
strategiche (prossimo CdA): non un’asta come se si trattasse di concedere al
miglior offerente un appalto.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana; font-size: 11.0pt;">Tale processo potrebbe intervenire attraverso una serie di
tappe intermedie Nel 2016 <i>Terminus a quo</i> rinnovo pro tempore dei
servizi lineari e consolidamento del processo di trasformazione da brodcaster a
media company destinato a concludersi nel 2026 <i>terminus ad quem</i>. A metà percorso nel 2020-2021, con l’estensione
universale dell’accesso alla banda ultra larga per tutti i cittadini,
costituzione della forma giuridica del nuovo servizio pubblico crossmediale e
interattivo delle comunicazioni<o:p></o:p></span></div>
somalvico brunohttp://www.blogger.com/profile/15667983763996556084noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3121643336257200197.post-24286518744973081732014-11-19T01:17:00.000-08:002014-11-26T02:59:59.884-08:00Per una responsabilità pubblica nelle comunicazioni dell'era digitale. Dichiarazione rifondativa di Infocivica<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=3121643336257200197" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="200" src="file:///C:/Temp/msohtml1/01/clip_image002.jpg" style="cursor: move;" v:shapes="_x0000_i1025" width="560" /></a></div>
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana; font-size: 13.0pt;"><!--[if gte vml 1]><v:shapetype
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<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana; font-size: 14.0pt;">DICHIARAZIONE RIFONDATIVA<o:p></o:p></span></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana; font-size: 14.0pt;">DI INFOCIVICA<o:p></o:p></span></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<b><span style="font-family: Verdana; font-size: 18.0pt;">Per una
responsabilità pubblica<o:p></o:p></span></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<b><span style="font-family: Verdana; font-size: 18.0pt;">nelle comunicazioni
dell’era digitale<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana; font-size: 13.0pt;">Roma, 18 novembre 2014<o:p></o:p></span></div>
<span style="font-family: Verdana; font-size: 13.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "MS Mincho"; mso-fareast-language: IT;"><br clear="all" style="page-break-before: always;" />
</span>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=3121643336257200197" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="200" src="file:///C:/Temp/msohtml1/01/clip_image002.jpg" style="cursor: move;" v:shapes="_x0000_i1025" width="560" /></a><b><i><span style="font-family: Verdana;">Premessa</span></i></b><i><span style="font-family: Verdana;">. Questo
documento vuole esporre le principali motivazioni dell’azione di Infocivica
nell’attuale stagione; e il nucleo fondamentale della sua proposta per il
futuro del mondo delle comunicazioni nel nostro Paese. Non si intende quindi
fornire un documento sistematico e analiticamente esauriente. E’ questa una
dichiarazione che ha l’ambizione di fornire l’impulso a un intervento
strutturale in un campo fondamentale per la vita civile, sociale e anche
economica del Paese.</span></i><span style="font-family: Verdana;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">1.
<b><i>Il
mondo è cambiato, è necessario pensarlo.</i></b> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Negli
ultimi 20 anni sono turbinosamente cambiate tutte le forme dell’agire e
interagire umano. A stento possiamo rappresentarci il cambiamento che ha
investito stili di vita e aspettative, mondo del lavoro e finanziario, universo
della politica. Questo mondo non è stato ancora <b>pensato</b>. Perciò non è stato nemmeno <b>organizzato</b>. La tecnologica è andata molto più rapidamente del
nostro pensiero e della nostra capacità organizzativa. Si tratta di una
rivoluzione probabilmente più importante di quella avviata da Gutenberg e della
quale noi cogliamo ancora solo gli effetti iniziali. Una rivoluzione che due
vocaboli esprimono meglio di ogni altro: <b>Internet</b>
e <b>comunicazione digitale</b>. E’ oramai
da tutti riconosciuto che il <i>web</i> e
più in generale la comunicazione digitale sarà il veicolo, costituirà l’<i>agorà</i>, il cuore pulsante non solo di ogni
contenuto informativo ma sempre più di ogni interagire formativo, lavorativo,
economico-finanziario, politico. Per non
parlare di ambiti quali sicurezza e armamenti. Enormi sono dunque le
potenzialità e anche i rischi: nuove uguaglianze e disuguaglianze, libertà e
forme di dominio, inclusioni ed esclusioni, spinte all’omologazione e alla
manipolazione ma forse anche a inedite forme di creatività..<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">2.
<b><i>Governare
il cambiamento</i></b>. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Il
nuovo mondo del web e del digitale è sempre più al centro della vita democratica.
Non solo in quanto imprescindibile mezzo d’informazione e comunicazione ma
anche come mezzo per l’azione, il controllo, la mobilitazione e la decisione
politica. Facciamo esempi disparati e immaginiamone i possibili sviluppi
futuri: Breivik e Assange, il mondo dell’<i>e-cloud</i>
e delle gigantesche banche dati, Grillo e la cosiddetta democrazia della rete.
Se ha un senso e ha forza il discorso sulla rottamazione di classi dirigenti e
politiche esso in fondo ce l’ha anche e forse in primo luogo in relazione a
questo sviluppo che rende più idonee a certi ruoli di direzione e decisione
generazioni di nativi o semi-nativi digitali e obsolete le generazioni
precedenti.. E però se le generazioni più anziane possono cadere nella
tentazione apocalittica, le più giovani possono cadere nell’ingenuità di
immaginare il mondo digitale come un mondo naturale e neutrale: cosa che esso assolutamente
non è. A questo proposito occorre aver chiaro che, con l’ampliarsi della
potenza tecnologica, anche e forse soprattutto nel campo della comunicazione, i
<b>doveri di sorveglianza, regolazione e
indirizzo della politica non scemano</b>; ché anzi doveri e responsabilità di
quest’ultima aumentano enormemente. Enormi possono essere (in qualche misura
già sono) i danni di una politica debole. Grande è il cambiamento, grandi
devono essere le capacità di comprenderlo, gestirlo e governarlo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">3.
<b><i>Comunicare:
un diritto oggi fondamentale</i></b>.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Quanto
abbiamo sostenuto sinora ci induce a porre con decisione il tema di una <b><i>nuova</i></b><i> </i><b>responsabilità
pubblica nel mondo delle comunicazioni</b> nell’epoca del digitale. Infocivica
ritiene a tal proposito di proporre una definizione di tale responsabilità
nella <b>Carta Costituzionale</b>. Come è
noto la Costituzione già afferma nell’articolo 21 del Titolo I che “tutti hanno
diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo
scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. E’ un principio di libertà definito
in rapporto alla stampa; adeguato a una realtà agricolo-industriale o anche
industriale quale quella del nostro Paese sino agli anni Ottanta. Ma assai meno
corrispondente alla società dell’informazione nella quale oggi viviamo. In questa,
non è solo la libertà di espressione ma il poter comunicare in entrata e in
uscita a diventare un diritto. L’accesso al mondo delle comunicazioni diventa
così un diritto fondamentale analogamente a quello all’istruzione e alla
salute. E come tale esso andrebbe fissato nella Carta fondamentale. E allora
come per rapporto alla tutela della salute nella Costituzione si entra nel
merito affermando che la Repubblica “garantisce cure gratuite agli indigenti”,
e altrettanto si fa quando, parlando dell’istruzione, si afferma che si
istituiscono “scuole statali per tutti gli ordini e gradi”, qualcosa di analogo
Infocivica ritiene debba essere introdotto nella Carta a proposito del <b>diritto alla comunicazione, garantendo
l’accesso alla Rete gratuito e universale</b>. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">4.
<b><i>Responsabilità
e regolazione pubblica</i></b>.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Il
<i>web</i> è nato all’insegna della
condivisione e della <i>net neutrality</i>.
E’ questo un dato enormemente positivo che non è lecito trascurare. Un dato di
libertà e di uguaglianza. Del pari, però, non è lecito trascurare che questo
sistema di libertà, lasciato a sé stesso, produce diseguaglianze, posizioni
dominanti, arricchimenti illimitati, violazioni di altre libertà e persino di
sicurezze. E’ necessaria dunque una efficace <b>regolazione pubblica</b> di tutta <st1:personname productid="la materia. Citiamo" w:st="on">la materia. Citiamo</st1:personname>
le questioni principali: a) regolare l’attività dei <i>carrier (gestori di rete) e</i> dei provider (gestori di hub/piattaforme)<i> e delle loro relazioni con fornitori ed
editori di contenuti</i>; b) definire un
equo regime di fiscalità sui profitti derivanti dalla rete; c) controllo su
pari opportunità di accesso attivo alla rete; d) certificazione della qualità
dell’informazione che transita in rete; e) messa al bando di contenuti violenti
o comunque lesivi della dignità della persona con particolare attenzione ai
diritti delle minoranze deboli e soprattutto dei minori. f) Tale questione
riguarda quella più ampia dell’impatto che i contenuti prodotti da grandi
aziende per la rete hanno sulla formazione e informazione verso milioni di
cittadini. Può qui parlarsi di una <b>responsabilità
sociale</b> di tali imprese che va anch’essa regolata e per la quale immaginare,
in Italia, un più puntuale intervento da parte di strutture quali l’Agcom. g)
Una questione particolarmente delicata, è trovare un punto di equilibrio tra
diritti proprietari (musica, parole e immagini) e libertà alla comunicazione in
rete. h) Un aspetto anche economicamente assai rilevante riguarda in proposito
la <b>regolazione degli operatori
over-the-top Ott (con annesso anche qui il tema</b> fiscale) e quello delle <b>economie di scala necessarie per far fronte
agli investimenti in nuove e adeguate piattaforme di accesso a tali servizi secondo
finalità di servizio pubblico</b>. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Più
in generale, si tratta di prendere atto del fatto che col digitale non si
rivoluziona solo la trasmissione dei contenuti verso una dimensione
continentale e globale ma anche la loro produzione e riproducibilità. Questo
moltiplica incredibilmente il numero di coloro che, da semplici spettatori,
diventano oggi produttori e trasmettitori di immagini e suoni con ampi riflessi
di carattere legislativo. I punti qui
detti dovrebbero subito entrare a far parte, secondo Infocivica, dell’agenda di
governo. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">5<b>. L’Europa. <o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">E
del tutto evidente, però, che una regolazione a base nazionale sarebbe
inadeguata e di fatto impossibile di fronte a una realtà quale quella del <i>web</i>, che ha dimensione mondiale ed
esprime una continua innovazione tecnologica. Decisivo è perciò un <b>impegno per una regolamentazione</b> dei
punti di cui sopra innanzitutto <b>a
livello dell’Unione Europea</b>. Regolamentazione che incroci il processo
legato all’agenda digitale europea. <b>Oggi
in Europa abbiamo un sistema di regole diverso che si applica ad Internet e al
mondo online rispetto a quello che abbiamo per i media tradizionali la radio e
per <st1:personname productid="la televisione Quando" w:st="on">la televisione<span style="font-weight: normal;"> Quando</span></st1:personname><span style="font-weight: normal;"> navighiamo su una pagina di Google, postiamo un
pensiero o una foto su Facebook o cinguettiamo su Twitter, anche se ci troviamo
in Europa ci troviamo in un sistema regolamentato dalle leggi americane. Se
scriviamo su Facebook “Mi piace Infocivica” il nostro post è regolamentato
dalle leggi dello Stato della California. Viceversa se un giornalista della Rai
scrive una cosa sbagliata è sottoposto alle leggi italiane alle sanzioni
previste in Italia e alle regole
previste dall’ordine dei giornalisti. Non abbiamo a che fare con una concorrenza
leale essendo palese che qualcuno gioca in un campo e qualcuno in un altro. <o:p></o:p></span></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Non
dobbiamo affatto dare per scontata tutta una serie di cose. In primo luogo
pensiamo di aver creato un mercato unico europeo a partire dal 1993 ma non è
così. In realtà se guardiamo bene come stanno le cose, abbiamo creato un
mercato unico per imprese non europee come Apple che sceglie comodamente il
paese in Europa con la legislazione più favorevole in materia di copyright,
istallando I Tunes in Lussemburgo perché in Lussemburgo è più facile fare un
accordo collettivo con la società degli autori lussemburghesi comprando i
diritti per tutta l’Europa in questo solo Paese. Viceversa una società basata
in Europa come <st1:personname productid="la finlandese Nokia" w:st="on">la
finlandese Nokia</st1:personname> prima di essere acquistata dall’americana
Microsoft, se voleva fare la stessa cosa di <i>I
Tunes</i> era costretta ad andare nei 28 Paesi dell’Unione e a negoziare un
accordo collettivo nazionale con le 28 società nazionali degli autori ed
editori anziché un accordo paneuropeo, perché queste sono le regole europee per
le imprese europee. Se Google vuole pagare meno tasse colloca la propria sede
europea in Irlanda. Viceversa la Rai non può andarsene in Irlanda perché il
diritto fiscale è più conveniente di quello in Italia. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Occorre
dunque un <b>sistema di regole
completamente diverso che richiede una rivoluzione nel nostro modo di pensare e
anche in quello di affrontare queste problematiche da parte delle istituzioni</b>
e in primis da parte della nuova Commissione, per assicurare una concorrenza
leale e realizzare un vero mercato unico europeo delle comunicazioni. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Sempre
a livello europeo si auspica: <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">a)
una costituzionalizzazione della responsabilità pubblica nella futura carta dell’Unione
europea; <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">b)
un rapido sviluppo dell’azione di concertazione e di coordinamento dei servizi
pubblici dell’Unione con lo sviluppo in particolare di Euronews come canale di
informazione europea; <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">c)
la creazione di una <i>majo</i>r europea
della creatività che possa produrre, <i>fiction,
format</i>, documentari e che dia impulso agli audiovisivi nazionali a tutela
delle identità culturali nazionali; <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">d)
<i>last but not least,</i> un’<b>energica azione di solidarietà europea fra
i servizi pubblici </b> per far fronte
agli onerosi investimenti necessari per realizzare una piattaforma europea in
grado da un lato di disporre di adeguate economie di scala, dall’altro di assicurare un accesso equo e non
discriminatorio alla rete autenticamente al servizio della società. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">In
prospettiva si ritiene doveroso sostenere tutte quelle ipotesi miranti a creare
uno o più <i>fornitori di servizi e accesso </i>europei
che pure sono da considerarsi presidio di una libertà e anche di una sicurezza
europee. <b><o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b><span style="font-family: Verdana;">6. 2016, ultima chiamata per il
servizio pubblico in Italia.<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Il
servizio pubblico radiotelevisivo, in Italia, è sempre stato identificato da
due caratteristiche fondamentali: la produzione di contenuti originali e la
capacità di fornire gli stessi a tutti i cittadini unitamente ad altri
contenuti selezionati tra quelli disponibili sul mercato audiovisivo. Anche
nell’era delle reti digitali non avrebbe senso un servizio pubblico che si
preoccupasse delle modalità distributive e del rapporto interattivo con i
cittadini senza offrire contemporaneamente contenuti autoprodotti che si distinguano per qualità e per coerenza
con la mission pubblica. Il <b>Servizio
Pubblico crossmediale delle comunicazioni</b> deve garantire l’accesso, fornire
assistenza personalizzata per la navigazione tra i contenuti e servizi
disponibili e garantire, attraverso la produzione, la disponibilità di
contenuti di qualità nell’informazione, nell’area educativa e formativa ed in
quella dell’intrattenimento. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Centrale
per il servizio pubblico crossmediale delle comunicazioni rimane la questione dell’<b>accesso diretto dei propri contenuti agli
utenti finali</b>, ovvero della necessità di creare condizioni effettive per
fare in modo che siano destinati agli utenti e da essi effettivamente fruiti e
non meramente “depositati” in rete. Mentre nell’offerta lineare del brodcaster
il problema non si pone, in rete decisivo rimane il rapporto con l’utente
finale ovvero cruciale per l’editore di contenuti pubblici sarà mantenere un
canale di dialogo interattivo con i cittadini, fornendo loro una connessione e
una <b>funzione di filtro e di bussola di
fronte al <i>mare magnum</i> dei contenuti</b>.
Non si tratta di sostituirsi a Google ma di garantire. attraverso una grande
piattaforma realizzata su scala europea secondo principi di solidarietà e di
perequazione da tutti i servizi pubblici in tutti i 28 paesi grandi e piccoli
dell’Unione Europea, l’accesso ai propri contenuti da una sorta di posizione
intermedia in maniera che esso sia reso effettivo in condizioni chiare, eque e
non discriminatorie. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Nel
2016 scade la convenzione ventennale tra Lo Stato italiano e la Rai come
concessionaria del servizio pubblico televisivo. E’ una scadenza in certo senso
provvidenziale, che deve essere vissuta dalla classe dirigente del Paese come
occasione per corrispondere a una nuova rilevante necessità nazionale. La
stessa crisi finanziaria europea indica che comunque tutti usciremo da questo
tempo cambiati nel profondo. Un nuovo sistema delle comunicazioni è una leva
essenziale perché l’Italia torni a camminare e anzi a correre. Il rinnovo della
convenzione deve essere al centro e può essere il motore di tale ridisegno.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">La
funzione nazionale della Rai ha conosciuto nella sua storia fasi più brillanti
e altre che lo sono state meno. Negli ultimi decenni il suo cammino si è fatto
più incerto. La Rai ha, fuor di discussione, moltissimi problemi che originano
al suo interno e che al suo interno devono essere affrontati e risolti:
problemi economici, di ristrutturazione aziendale, di programmazione e
produzione culturale ecc. Ma il fattore essenziale che ha sempre pesato e che
mina il prestigio e l’efficienza del servizio pubblico è un fattore esogeno;
sta nel comportamento di una classe dirigente in generale e in specifico di una
classe politica incapace di mettere a punto e prospettare un <b><i>progetto
motivato</i></b> e coerente di servizio pubblico radiotelevisivo. Questo è oggi
necessario. Che la classe dirigente del Paese giunga a definire, in modo condiviso,
la <b><i>nuova
missione</i></b> di un servizio pubblico non più soltanto radiotelevisivo ma
affidato ad una media company in grado di fornire <b>un servizio pubblico delle comunicazioni crossmediale e interattivo</b>,
ovvero presente su tutte le piattaforme con contenuti sia lineari sia a
richiesta, nel contesto di una riorganizzazione del sistema delle comunicazioni
nazionali. In particolare al servizio pubblico si richiede una attenzione
speciale ai contenuti trasmessi, attraverso <b>oculate scelte editoriali nell’ottica di una politica di innovazione e
di riposizionamento</b> nel nuovo ambiente digitale. Il servizio pubblico è
chiamato ad agire da supporto e da regolatore verso l’iniziativa privata di
produzione dei media, attuando nei diversi generi una efficace politica di
controllo della qualità. Oltre i pur necessari obiettivi di ascolto fotografati
da una rinnovata Auditel, non ci si può fermare alla qualità percepita ma –
come ricordava <st1:personname productid="Jader Jacobelli" w:st="on">Jader Jacobelli</st1:personname>
– <b>occorre garantire la “qualità dovuta”
istituzionalmente nei confronti dei cittadini</b>. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">In
previsione del 2016 è responsabilità statuale reperire un concessionario in
grado di soddisfare la nuova missione di servizio pubblico nell’era della
centralità della Rete tenendo presente che da un lato la Rai non sarebbe in
grado di gestire hardware e software come lo faceva da broadcaster. O il 2016 sarà l’occasione per questa
operazione o tale scadenza sarà una grande occasione persa e inevitabilmente il
nostro sistema delle comunicazioni entrerà in una irreversibile fase di declino.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b><span style="font-family: Verdana;">7. Le trasformazioni necessarie nel
servizio pubblico.<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Il
carattere globale di Internet impone un cambio di scala e una trasformazione
del ruolo del servizio pubblico. Quello che è stato il <b>broadcast</b> deve divenire sempre più il catalizzatore e l’<b>orchestratore di energie che vanno
connesse, unite, coordinate</b>. E’ necessario, cioè, partire dalla
introiezione del passaggio dal broadcast (comunicazione di uno – o alcuni –
verso tutti) a una comunicazione tendenzialmente di tutti verso tutti. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">In
questo contesto è possibile e altresì necessario <b>ripensare la cultura come cittadinanza sociale comune</b>, nella
fruizione dei beni culturali pensati non come giacimenti da sfruttare ma come
patrimonio da valorizzare con la conoscenza e con la fruibilità condivise, grazie
alla rete e alle nuove tecnologie interattive in sinergia tra il Miur e il
Mibac. Il Servizio Pubblico può aiutare per questa via la comunità nazionale a
costruire anche nella rete<span style="background: white;"> <b>un</b><span class="apple-converted-space"> </span><b>luogo, uno specchio, nel quale essa possa
leggersi e interpretarsi</b></span>, <span style="background: white;">un
luogo in cui sentirsi italiani fra gli italiani, ma anche europei fra gli
europei,<span class="apple-converted-space"> </span>un luogo in cui tutti e
ciascuno si senta rappresentato, in cui nessuno abbia il timore che ci sia chi
provvede a deformare lo specchio o a truccare le carte, un luogo finalizzato a una ordinata convivenza</span>.
Merito del Servizio pubblico radiotelevisivo ai suoi albori fu dare una lingua
agli italiani. Oggi, valorizzando pienamente le teche della Rai e rendendole
parte integrante di quel patrimonio costituito dagli archivi nazionali
promuovendo, sull’onda del successo del modello francese, un grande Istituto
nazionale della Memoria Audiovisiva del Paese, il nuovo Servizio pubblico
crossmediale deve dar loro fiducia nel proprio destino di collettività
nazionale, anche perché noi italiani siamo forti di una storia straordinaria. A
una comunità nazionale non serve solo una comunicazione efficace tra le
proprie istituzioni e la cittadinanza. È forse ancor più necessario un luogo in
cui depositare la memoria di sé, per raccontarla a se stessa infinite volte, e
in forme diverse. Un luogo dal quale attingere quel senso di identità forte che
solo permette di affrontare senza paure le sfide dell'incontro con altre
culture. Un luogo, in una parola, di libertà, ma anche di memoria e di
costruzione delle molteplici identità che sempre più dovremo assumere.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b><span style="font-family: Verdana;">8. Il servizio pubblico come Hub, una
nuova frontiera editoriale.<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Infocivica
è convinta che il Servizio Pubblico possa posizionarsi al centro di questo
scenario se si pone l’obiettivo di <b>operare
in una nuova frontiera editoriale</b> come punto di riferimento e canale di
scorrimento, come <b>Hub </b>tra il
cittadino, i contenuti e i servizi offerti sia dal Servizio Pubblico stesso,
sia da altri soggetti. Questo posizionamento deve:<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">a)
mirare a <b>informare in modo intelligente
e attraverso il dialogo con l’utente</b> circa tutti i contenuti presenti nel
web. E a certificare innanzitutto il carattere di ogni informazione presente.
Non secondo il criterio del vero/falso ma secondo quello genealogico dell’origine
e dei passaggi di ogni dato. Non si tratta, in tale funzione di sostituirsi ai
motori di ricerca e alle grandi banche dati ma di aiutare il pubblico ad usare
gli strumenti a disposizione. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">b)
Il medesimo sistema hub può svolgere una funzione decisiva nel <b>connettere, tra loro e con i cittadini, le
diverse strutture culturali, centrali e locali, di ogni Paese dell’Unione
Europea</b>. E per ottimizzare, in una virtuosa economia di scala, costi e
investimenti e offerta di Università, accademie, biblioteche e mediateche,
scuole superiori, teatri, musei, enti lirici e conservatori, film commissione e
film fund, distretti produttrici della creatività ecc. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">c)
Il dialogo personalizzato con l’utente che è alla base del servizio pubblico
trova possibilità, inimmaginabili prima, grazie al <i>web</i> e, in particolare,
consente una radicale innovazione nella comunicazione istituzionale attraverso
una <b>collaborazione su nuove basi con
enti locali</b> e realtà territoriali. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Va
da sé che l’organizzazione di tale posizionamento strategico che costituisce il
nocciolo della trasformazione oggi necessaria nell’ambito del servizio
pubblico, è impresa impegnativa, sia dal punto di vista progettuale che delle
risorse umane e quindi dei costi, sia sotto il profilo editoriale. Garantirsi adeguati
spazi in rete, addestrare gli operatori necessari per il dialogo con gli
utenti, le interconnessioni con centri di ricerca e banche dati implica il
reperimento di risorse finanziarie che, ad avviso di Infocivica, dovrebbero
provenire non solo dalla <b>pubblicità </b>ma
da una nuova fonte decisiva: quella costituita, come detto, da una adeguata <b>fiscalità</b> applicata ai soggetti privati
del <i>web</i> o da una loro <b>collaborazione gratuita</b> con mezzi e
competenze al posto di detto prelievo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b><span style="font-family: Verdana;">9. Le nostre proposte<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">In
conclusione Infocivica avanza le seguenti proposte. Il servizio pubblico,
nell’attuale fase delle comunicazioni, deve porsi come obiettivo quello di
assolvere i seguenti nove compiti: <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">I)
<b>garantire a tutti i cittadini il</b> <b>libero accesso universale alla rete</b> attraverso
una connessione internet auspicabilmente gratuita e in Wi-fi, in ogni caso in
condizioni chiare eque e non discriminatorie e attraverso una capillare
implementazione di infrastrutture effettivamente a banda larga e, secondo il
piano previsto da Europa <st1:metricconverter productid="2020, a" w:st="on">2020,
a</st1:metricconverter> banda
ultralarga. Nelle infrastrutture vanno considerate le utilities in gran
parte di proprietà degli enti locali e partecipate in modo da realizzare una
effettiva grande rete pubblica;<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">II)
<b>garantire a tutti i cittadini i
contenuti free</b> <b>disponibili sulla
rete</b>. Questi due primi compiti andrebbero inseriti in Costituzione a
completamento dell’art. 21 del I Titolo o come suo seguito secondo quanto si è
già precedentemente detto.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">III)
Predisporre – auspicabilmente su scala europea - i necessari meccanismi di <b>salvaguardia, sicurezza e certificazione</b>
per gli utenti, garantendo la tutela della loro privacy;<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">IV)
Produrre <b>contenuti di informazione,
educativi e ricreativi</b> da offrire gratuitamente a tutti gli utenti via
broadband o broadcast;<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">V)
distribuire e consentire l’accesso on line a <b>contenuti scritti di editoria elettronica e audiovisivi</b> gratuiti e
o a pagamento;<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">VI)
garantire servizi di <b>connessione con gli
utenti e interconnessione con gli istituti culturali</b> presenti sul web
attraverso una grande piattaforma realizzata su scala europea secondo principi
di solidarietà e di perequazione fra i 28 Paesi membri dell’Unione Europea;<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">VII)
produrre contenuti di comunicazione istituzionale e gestire servizi di <b>connessione con <st1:personname productid="la Pubblica Amministrazione" w:st="on">la Pubblica Amministrazione</st1:personname></b>
e con altri soggetti pubblici e privati;<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">VIII)
promuovere il <b>radicamento del servizio
pubblico nel territorio</b> e la sua funzione di prossimità ricostruendo
virtualmente le piazze delle Centocittà;<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">IX)
assicurare un servizio di orientamento/assistenza (<b>help desk</b>) che aiuti l’utente nella ricerca e fruizione di tutti i
servizi e offerte della rete.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">A
giudizio di Infocivica i primi due compiti sopra descritti devono essere
assolti:<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">a)
da un carrier delle comunicazioni pubblico nazionale che unifichi telefonia,
segnale di rete e radio televisivo in una unica azienda pubblica (il <b>“servizio pubblico di trasporto”</b>) -
incaricata di gestire la rete rendendola disponibile a tutti i fornitori di
contenuti e servizi sia pubblici sia privati – che può naturalmente stabilire
rapporti anche con aziende private e che può anche essere compartecipata da
privati ma con <i>golden share</i> pubblica.
<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">b)
dalla <b>piattaforma europea dei servizi
pubblici finanziata secondo principi di solidarietà per assicurare un accesso
equo e non discriminatorio alla rete</b> autenticamente al servizio della
società su scala continentale; <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">c)
Tutti gli altri compiti - compresa la funzione di organizzazione e gestione
dell’hub e della connessione e la costruzione di un rapporto personalizzato con
gli utenti finali intesa come <b>nuova
frontiera editoriale </b>- devono essere assolti da una <b>Media company</b> che erediti i compiti sin qui svolti dalla Rai e li
ricollochi nel nuovo universo crossmediale interattivo. Quanto alla struttura
aziendale essa potrebbe seguire il modello descritto per l’azienda di
trasporto. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Da
quanto qui detto risulta chiaro che Infocivica ritiene utile, economicamente e
per l’utenza, distinguere l’operatore di trasporto e le relative infrastrutture
da quelle dell’operatore e distributore editoriale che a sua volta benefici
della nuova piattaforma di accesso alla rete realizzata su scala continentale
unitamente a tutti gli altri servizi pubblici dei 28 paesi dell’Unione Europea. Tale passaggio e la sua economicità risulta
evidente soprattutto se coinvolge l’intero sistema e i suoi attori<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b><span style="font-family: Verdana;">10. Conclusioni <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">A giudizio di Infocivica, nelle
attuali condizioni del Paese (stagnazione economica, arretratezza educativa e
culturale, ostilità dei cittadini verso la politica) un ampio progetto di
rilancio della comunicazione di qualità in termini di hardware e di
software, affidata a iniziative pubbliche cui destinare energie
giovani e motivate, può rappresentare una grande opportunità
anche per la classe politica e per il Governo italiano.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b><span style="font-family: Verdana;">Gli scenari per <st1:personname productid="la nuova Convenzione" w:st="on">la nuova Convenzione</st1:personname>
del servizio pubblico nel contesto politico italiano e nel quadro di nuove
regole europee per la società dell’informazione e della conoscenza</span></b><span style="font-family: Verdana;"> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">In
conclusione la Dichiarazione di Infocivica intende <b>favorire il passaggio dal servizio pubblico dei broadcaster di Stato ad
un nuovo servizio pubblico crossmediale per la società, indipendente dalle
pressioni dei poteri politici e dagli interessi dei gruppi di pressione
economici</b>, attraverso – giova ripeterlo - tre elementi: <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 36.0pt; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
<span style="font-family: Verdana;">a) la costituzione di un <b>servizio pubblico di trasporto</b>; <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 36.0pt; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 36.0pt; tab-stops: list 36.0pt; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
<span style="font-family: Verdana;">b) la
creazione della <b>media company </b>per
gestire i contenuti nell’era della competizione diagonale per piattaforme e
contenuti, investendo quote crescenti in offerte destinate ad essere fruite nel
nuovo Web: solo in questo modo come insegna la storia britannica BBC può essere
mantenuto un primato. Decisiva naturalmente sarà la partita dei diritti
d’autore e dell’armonizzazione delle regole per editori tradizionali e OTT che
potrebbe essere aperta dalla nuova Commissione;<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 36.0pt; tab-stops: list 36.0pt; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 36.0pt; tab-stops: list 36.0pt; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
<span style="font-family: Verdana;">c) la
costruzione della <b>piattaforma Internet</b>,
ossia dell’hub e delle strutture di ascolto assistenza degli utenti che devono
essere garantite per assistere ed accompagnare tutti i cittadini alla fruizione
crossmediale in rete: riproporre una piattaforma nazionale oggi sull’esempio di
quanto avviato nello scorso decennio da YouView nel Regno Unito non pare
possibile: solo<b> </b>un<b> investimento su scala europea </b>può
essere fatto con la partecipazione di tutti gli ex broadcaster <b>secondo principi di solidarietà e di
perequazione</b> un po’ come avvenne con la nascita dell’Eurovisione nel
secondo dopoguerra: l’Italia con Francia Germania e Spagna può essere la
promotrice di questa piattaforma tecnologica e </span><span style="font-family: Verdana; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">di un <b>nuovo motore di ricerca. Esso si basa su nuovi algoritmi la cui
pertinenza andrebbe fondata su principi di compatibilità con gli
obiettivi </b>e le finalità del servizio pubblico (ad esempio </span><span style="font-family: Verdana;">privilegiare l'informazione di qualità,
l'educazione, distinguere chiaramente i fatti verificati delle
chiacchiere, indicare la fonte originale e legale di una notizia,
ecc.),</span><span style="font-family: Verdana; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">.
<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 36.0pt; tab-stops: list 36.0pt; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
<span style="font-family: Verdana; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 36.0pt; tab-stops: list 36.0pt; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
<span style="font-family: Verdana; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"> </span><span style="font-family: Verdana;">Tale piattaforma Internet dei servizi pubblici
europei sarebbe altresì<b> una delle
occasioni per promuovere un operatore tecnico europeo di dimensione sufficiente
a competere con Google oltre che con gli altri principali aggregatori </b>e
fornitori di servizi commerciali “over-the-top (OTT)." Una siffatta
piattaforma rappresenterebbe infine <b>un
possibile esempio di buona gestione dei "Big Data</b>" (che sono
assolutamente necessari per fornire un servizio appropriato), anch’essa <b>compatibile con un’azione di tutela,
"da servizio pubblico", della privacy</b><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Un
ampio movimento di cittadinanza attiva promosso da Infocivica attraverso
l’adesione a questa Dichiarazione potrebbe farsi promotore della costituente di
questo nuovo edificio chiedendo al governo di procedere a:<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">1)
un’integrazione all’Art. 21 della Costituzione per <b>assicurare l’accesso universale alla Rete come diritto primario dei
cittadini;</b><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">2)
<b>in base a questo principio promuovere la
costituente di un servizio pubblico cross mediale delle comunicazioni </b>al
servizio della società e dei cittadini destinato a sostituire il servizio
pubblico radiotelevisivo statale.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b><span style="font-family: Verdana;"> </span></b><span style="font-family: Verdana;">Un
nuovo soggetto al servizio della collettività <b> </b><strong><span style="font-weight: normal;">incaricato
di:</span></strong><strong><o:p></o:p></strong></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 45.0pt; mso-list: l0 level1 lfo1; tab-stops: list 45.0pt; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
<!--[if !supportLists]--><strong><span style="font-family: Verdana; font-weight: normal; mso-bidi-font-family: Verdana; mso-bidi-font-weight: bold; mso-fareast-font-family: Verdana;">a)<span style="font-family: 'Times New Roman'; font-size: 7pt; font-stretch: normal;"> </span></span></strong><!--[endif]--><strong><span style="font-family: Verdana;">reinventare l'offerta radiotelevisiva di flusso</span></strong><strong><span style="font-family: Verdana; font-weight: normal; mso-bidi-font-weight: bold;">, ricollocandola
all’interno di una più ampia offerta resa possibile dalla presenza nel web, e
di ridisegnare funzioni e obiettivi della tv generalista e no nei prossimi
decenni; <o:p></o:p></span></strong></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 45.0pt; mso-list: l0 level1 lfo1; tab-stops: list 45.0pt; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
<!--[if !supportLists]--><strong><span style="font-family: Verdana; font-weight: normal; mso-bidi-font-family: Verdana; mso-bidi-font-weight: bold; mso-fareast-font-family: Verdana;">b)<span style="font-family: 'Times New Roman'; font-size: 7pt; font-stretch: normal;"> </span></span></strong><!--[endif]--><strong><span style="font-family: Verdana;">costruire una preziosa funzione di bussola per orientare
i cittadini</span></strong><strong><span style="font-family: Verdana; font-weight: normal; mso-bidi-font-weight: bold;"> nel mare magnum della rete rendendolo dunque
partecipe, consapevole e interattivo con l'editore,<o:p></o:p></span></strong></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 45.0pt; mso-list: l0 level1 lfo1; tab-stops: list 45.0pt; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Verdana; mso-bidi-font-family: Verdana; mso-fareast-font-family: Verdana;">c)<span style="font-family: 'Times New Roman'; font-size: 7pt; font-stretch: normal;">
</span></span><!--[endif]--><strong><span style="font-family: Verdana; font-weight: normal; mso-bidi-font-weight: bold;">favorire conseguentemente </span></strong><strong><span style="font-family: Verdana;">inedite forme di coesione e partecipazione sociale
destinate a crescere e maturare</span></strong><strong><span style="font-family: Verdana; font-weight: normal; mso-bidi-font-weight: bold;"> nella società
dell'informazione e della conoscenza</span></strong><b><span style="font-family: Verdana;">. <o:p></o:p></span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 35.4pt; text-align: justify;">
<br /></div>
somalvico brunohttp://www.blogger.com/profile/15667983763996556084noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-3121643336257200197.post-3077559032833191482014-10-16T07:53:00.001-07:002014-11-26T03:03:37.098-08:00Presentazione a Villa Medici nell'ambito di Eurovisioni della Dichiarazione Rifondativa di Infocivica<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=3121643336257200197" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="200" src="file:///C:/Temp/msohtml1/01/clip_image002.jpg" style="cursor: move;" v:shapes="_x0000_i1025" width="560" /></a></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<b><span style="font-family: Verdana; font-size: 18.0pt;"><!--[if gte vml 1]><v:shapetype
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<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<object class="BLOG_video_class" contentid="UPLOADING" height="266" id="BLOG_video-UPLOADING-0" width="320"></object></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<b><span style="font-family: Verdana; font-size: 18.0pt;">Per una
responsabilità pubblica nelle comunicazioni dell’era digitale<o:p></o:p></span></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana; font-size: 10.0pt;">Presentazione ufficiale della
Dichiarazione Fondamentale di Infocivica<o:p></o:p></span></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana; font-size: 10.0pt;">Roma , Eurovisioni, 9 ottobre 2014<o:p></o:p></span></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana; font-size: 10.0pt;">Villa Medici Accademia di Francia<o:p></o:p></span></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana; font-size: 10.0pt;">Ore 15.00-18.30<o:p></o:p></span></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<span style="font-size: 12pt;"><br clear="all" style="page-break-before: always;" />
</span>
<br />
<div style="background: white; line-height: 16.15pt; text-align: justify;">
<b><i><span style="font-family: Verdana; font-size: 13.0pt;">Prologo</span></i></b><i><span style="font-family: Verdana; font-size: 13.0pt;">: frammenti sul buon uso della cultura, dell’educazione civica e della
responsabilità pubblica nella società dell’informazione e della conoscenza:
Annalisa Picconi legge brani da John Reith, Ennio Flaiano e Karl Popper <o:p></o:p></span></i></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b><span style="font-family: Verdana; font-size: 13.0pt;">Saluti<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana; font-size: 13.0pt;">Apertura dei lavori. <b>Michel
Boyon, </b>Presidente Eurovisioni<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana; font-size: 13.0pt;">Saluto di Saluto di <b>Stefano
Luppi</b>, Vicedirettore Rapporti Istituzionali e Internazionali Rai<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana; font-size: 13.0pt;">Introduce e modera il seminario <b>Giampiero Gramaglia</b>, giornalista e Consiglieri IAI<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana; font-size: 13.0pt;">Presentazione Dichiarazione: <b>Massimo de Angelis</b> Presidente Infocivica<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana; font-size: 13.0pt;">Relazione di<b> Carlo
Rognoni</b>, Responsabilità pubblica e sistema duale di governance<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana; font-size: 13.0pt;">Intervento di<b>
Luciana Castellina</b>, già Presidente di Eurovisioni<b><o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana; font-size: 13.0pt;">Intervento di<b> <st1:personname productid="Stefano Rolando" w:st="on">Stefano Rolando</st1:personname></b>, già
Presidente di Eurovisioni <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana; font-size: 13.0pt;">Relazioni:<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<st1:personname productid="Giacomo Mazzone" w:st="on"><b><span style="font-family: Verdana; font-size: 13.0pt;">Giacomo Mazzone</span></b></st1:personname><span style="font-family: Verdana; font-size: 13.0pt;">, E’ possibile regolare la
crossmedialità in Europa?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b><span style="font-family: Verdana; font-size: 13.0pt;">Robert Castrucci</span></b><span style="font-family: Verdana; font-size: 13.0pt;">, Responsabilità e accountability<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b><span style="font-family: Verdana; font-size: 13.0pt;">Manlio Cammarata</span></b><span style="font-family: Verdana; font-size: 13.0pt;">, Distinguere la vigilanza
dall’indirizzo del Parlamento<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b><span style="font-family: Verdana; font-size: 13.0pt;">Paolo Luigi De
Cesare</span></b><span style="font-family: Verdana; font-size: 13.0pt;">, La
responsabilità pubblica nei territori<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<st1:personname productid="Dario Evola" w:st="on"><b><span style="font-family: Verdana; font-size: 13.0pt;">Dario Evola</span></b></st1:personname><span style="font-family: Verdana; font-size: 13.0pt;">, Come comunicare bene i beni
culturali: con quale recupero e riqualifica nell’era della riproducibilità <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<st1:personname productid="Licia Conte" w:st="on"><b><span style="font-family: Verdana; font-size: 13.0pt;">Licia Conte</span></b></st1:personname><b><span style="font-family: Verdana; font-size: 13.0pt;">, </span></b><span style="font-family: Verdana; font-size: 13.0pt;">Rendere
conto di tutte le opinioni in rete<b><o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b><span style="font-family: Verdana; font-size: 13.0pt;">Stefano Luppi</span></b><span style="font-family: Verdana; font-size: 13.0pt;">, Oltre il contratto di servizio:
quali documenti programmatici per il post 2016<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<st1:personname productid="Bruno Somalvico" w:st="on"><b><span style="font-family: Verdana; font-size: 13.0pt;">Bruno Somalvico</span></b></st1:personname><span style="font-family: Verdana; font-size: 13.0pt;">, Per una legge bipartisan di
valore costituzionale <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana; font-size: 13.0pt;">Intervento di<b>
Saverio Lo Russo</b>, Coordinatore Dipartimento Affari regionali, Turismo e
Sport, presso il Ministero per gli Affari Regionali, le Autonomie e lo Sport<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana; font-size: 13.0pt;">Intervento di <st1:personname productid="Andrea Melodia" w:st="on"><b>Andrea Melodia</b></st1:personname>,
Presidente USCI, intervento- videomessaggio<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana; font-size: 13.0pt;">17-30-18.30: Dibattito in previsione della consultazione
del governo sul rinnovo della Convenzione Rai- Tre minuti per uno spunto da
parte dei soci e di alcuni amici Infocivica:
<st1:personname productid="Ugo Cavaterra" w:st="on">Ugo Cavaterra</st1:personname>,
Stefano Cuppi, Piero De Chiara, <st1:personname productid="Lino De Seriis" w:st="on">Lino De Seriis</st1:personname> (spunto scritto) <st1:personname productid="Erik Lambert" w:st="on">Erik Lambert</st1:personname>, Elio
Matarazzo, Stefano Panunzi e<u> </u>Renato
Parascandolo <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana; font-size: 13.0pt;">Replica di <st1:personname productid="Bruno Somalvico" w:st="on">Bruno Somalvico</st1:personname> e conclusioni di Massimo De Angelis<o:p></o:p></span></div>
<span style="font-family: Verdana; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "MS Mincho"; mso-fareast-language: IT;"><br clear="all" style="mso-special-character: line-break; page-break-before: always;" /></span>somalvico brunohttp://www.blogger.com/profile/15667983763996556084noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3121643336257200197.post-39596382599276831752011-07-04T05:12:00.000-07:002011-07-04T05:15:42.015-07:00Una Rai Hyperlocal , per un nuovo primato del servizio pubblicodi Michele Mezza<br /><br />Denuncio subito la tesi che vorrei sostenere: siamo ad un cambio di lingua e non di linguaggio, ossia di struttura logica e non solo di forma espositiva, per il ciclo industriale delle news, e più in generale per l'intera offerta di servizio pubblico civile, di cui l'informazione è la materia prima.<br /><br />Per questo credo che si debba procedere ad una riflessione che investa più radicalmente di quanto non si faccia il contenitore industriale del sistema televisivo, più che la concatenazione dei contenuti. E, prioritariamente, si debba dedicare più tempo all'analisi dei comportamenti degli utenti, piuttosto che alle elucubrazioni sul futuro dei format o delle applicazioni tecnologiche.<br /><br />Credo che si debba partire dalla constatazione di Tim Bernars-Lee, il padre del web, che sostiene che Internet sia una rivoluzione sociale e non tecnologica.<br /><br />Trovo, per questo, altamente emblematico il caso della Nokia . La sua crisi credo che vada attentamente studiata da parte dei grandi gruppi editoriali europei, in particolare dalla Rai.<br /><br />Il gigante finlandese della telefonia cellulare ha visto in pochi anni il proprio mercato ridursi del 75%. Numerose sono le ragioni per cui i suoi modelli soccombono di fronte all'Iphone della Apple, o alla piattaforma Android di Google, o rispetto ai terminali che adottano il sistema editoriale di Microsoft. Ma la ragione delle ragioni, che riassume e spiega esaurientemente tutte le singole sconfitte è che Nokia,come cultura industriale, non è riuscita ad affrontare la rivoluzione copernicana, che ha portato il mercato della telefonia mobile dalla centralità dell'hardware a quella del software. <br /><br />Il software oggi è il motore della società contemporanea .E' la rilevanza di questa nuova potenza industriale che ci spiega come mai la lista delle principali società più capitalizzate del mondo sia capeggiata da società che modellizzano funzioni individuali in algoritmi di software ( Google, Apple, Facebook,Yahoo,Microsoft), mentre le società che trasformano merci e consumano energia come General Motor o Ford,seguono a lunga distanza. Una tendenza di macroeconomia che investe, da tempo,l'area della comunicazione, ed in particolare l'editoria televisiva. I media sono la lente d'ingrandimento di questa tendenza. I contenuti sono ormai null'altro che linguaggi di applicazioni software. Le prime media company del mondo sono , appunto, sempre i centri del software editoriale come Google, Apple, Yahoo, Microsft, e nei singoli mercato, Amerca On Line negli Usa, e Telecom o Vodaphone in Italia. <br /><br />Come spiega Lev Manovich, uno dei più completi analisti del mercato editoriale mondiale, nel suo ultimo, lucidissimo libro “Software culturale”, “Il software è ciò che rende possibile ciascuna delle nuove dimensioni vivere sociale su cui le teorie sociali dell'ultimo decennio si sono concentrate:l'informazione,la conoscenza, la reticolarità”.<br /><br />Da questa constatazione discende una conseguenze che credo sia indispensabile alla nostra riflessione:la partita competitiva si gioca sulle capacità da parte dei vecchi gruppi editoriali di diventare centri servizi per l'automatizzazione di funzioni pregiate delle professionali multimediali.<br /><br />In sostanza, usare la propria esperienza nel contatto con la platea del proprio pubblico per intercettare e elaborare domande di contenuti che diventano anche sistemi utente. I nuovi format televisivi sono sistemi utente portabili su tutte le piattaforme, il flusso delle news sono sistemi utente fruibili in ogni dove,l'intrattenimento on demand è un sistema utente selezionabile da ogni singolo spettatore.<br /><br />Discutere di futuro aziendale per la Rai, discutere di primato nel campo dell'informazione di base, discutere di nuovi linguaggi giornalistici, significa discutere del potere di governare, negoziare e applicare la potenza del software al proprio ciclo produttivo.<br /><br />Con questa affermazione drastica, so bene di essermi giocato gran parte della quota di indulgenza su cui contavo per esprimere schematicamente il mio pensiero .<br /><br />Cercherò di non abusare della disponibilità di voi tutti a tollerare un ragionamento molto drastico e imperativo, ma si tratta anche di non perdere il vostro tempo in lungaggini cerimoniali. <br /><br />Il secondo fattore che considero essenziale per ragionare ,oggi, di informazione pubblica, è la velocità.<br /><br />“La bellezza della velocità” invocata da Marinetti nel manifesto futurista, oggi è diventata l'indispensabilità della velocità. I nuovi servizi di Google Instant e Facebook Real Time, introducono quella che nel mio ultimo libro-Sono le news,bellezza (Donzelli, 2011) - ho definito la “sesta W del giornalismo:W come While”.<br /><br />Siamo , ormai da tempo, nell'epoca dell'informazione simultanea.<br /><br />Nel 1980 la CNN nasceva con lo slogan “Slow news no news”.Oggi siamo arrivati alla formula “Slow Analysis no Analysis”.<br /><br />Del resto il mondo ci dimostra che la velocità è ormai una pretesa sociale di massa. L'intera attività finanziaria oggi si gioca sul filo di alcuni millesecondi.Il sistema di hight frequency trading adottato dalla borsa australiana ha abbassato il tempo di esecuzione degli ordini da 3 millesecondi a 250 microsecondi (milionesimi di secondo). Gli spyder di Google che cercano risposte alle infinite domande dopo tre volte che rimangono delusi visitando un certo sito a caccia di notizie, cancellano quel sito dalle proprie liste. E' la morte professionale per chiunque vi lavori.<br /><br />Software, velocità, e territorio. Siamo al terzo fattore di usabilità dell'informazione: la georeferenziazione.<br /><br />La localizzazione delle informazioni in un contesto territoriale è oggi il requisito che da valore aggiunto alla competitività editoriale. <br /><br />Sia negli Usa, che in Inghilterra, l'unico settore in ascesa dell'offerta di informazioni è proprio il cosi detto Hyperlocal, ossia la capacità di offrire, in real time, mappe che contengono e “impaginano” le singole notizie o istruzioni: una specie di Tom Tom del giornalismo.<br /><br />Non a caso Around Me, la funzione, che assume nomi diversi per ogni tipo di provider, che permette di localizzare servizi o notizie sul territorio che ci circonda in un dato momento, è l'applicazione più clickata su ogni piattaforma.<br /><br />Lungo questa linea di ragionamento si arrivo alla proposta di sviluppare anche nel nostro paese, un servizio di questo tipo. Un paese dove la mobilità territoriale supporta ruoli e funzioni centrali, dalla tipica conformazione comunalistica del sistema Italia, alle vocazioni turistiche e di tipicità economica locale (i distretti). Tutto in Italia ci porta a considerare il territorio come principale matrice della comunicazione.<br /><br />Eppure manca un sistema sorretto da linguaggi, modelli e circostanze pertinenti, usabili, e assolutamente originali . Il punto è proprio capire come si debbano riconfigura e riprogettare sistemi e patrimoni informativi per assicurare una nuova lettura del territorio. Chi debba e possa riorganizzare professionalità e sopratutto, come abbiamo detto, piattaforme di software.<br /><br />La Rai potrebbe essere il protagonista di questo progetto, dando finalmente risposta alla domanda che incombe da anni, e che trova sempre risposte ideologiche o astratte, circa quale missione pubblica vi debba essere in un mercato ormai dove si abbassano vertiginosamente le soglie di accesso e le abilità di produzione.<br /><br />La Rai, proprio come servizio pubblico, può e deve essere il principale provider multimediale del paese che traduca nei nuovi linguaggi e comportamenti digitale l'offerta di informazione locale ,che fino ad ora l'ha contraddistinta come “diversa”. <br /><br />La domanda di questo tipo di servizio è ormai fin troppo evidente: 11 regioni sono già impegnate nell'allestimento di piattaforme di web Tv georeferenziate. Numerosi canali locali si proiettano sul mercato nazionale:basta scanalare la fascia 500 dei canali Sky per trovare varie offerte di informazioni di flusso territorializzate.<br /><br />Proprio su questo mercato locale, inoltre, la Rai dispone delle sue forse produttive più poderose, e costose, potremmo aggiungere:800 redattori, 22 sedi,mezzi e risorse tecniche rilevanti. Grande presenza, ma senza un primato riconosciuto.<br /><br />La nostra proposta è un progetto, , di cui uno schema avanzato è già stato elaborato all'interno dell'azienda, per sviluppare un motore di informazione Hyperlocal, che coniughi la selezione dell'informazione, con la potenza di impaginazione in ogni ambito locale, fino all'estrema unità territoriale decentrata, che coincide con l'indirizzo dell'abitazione di ogni singolo utente. Il sistema infatti deve essere pensato sia per agire come infrastruttura delle redazioni regionali -una sorta di agenzia interna dell'azienda- dove integrare e raccogliere l'intero flusso di informazioni territoriali, sulla base di annunci, documenti e filmati che affiorano dalla rete; e sia come servizio on demand da proporre nel portale Rai e da distribuire poi con alleanze con provider telefonici. In sostanza si tratta di elaborare una capacità di raccolta di notizie locali, sulla base di software semantici, contestualizzandole poi in mappe tipo Google Earth. <br /><br />Su questa base sarebbe possibile riorganizzare i processi produttivi nelle singoli sedi, spostando l'attività su funzioni di post produzione, cioè di re impaginazione di materiali prodotti da altri, e non più di arcaica riproduzione di quanto è già in rete. Fondamentale sarebbe poi l'integrazione della filiera delle fonti territoriali, come è la TGR, con il server di Rainews24, che tutt'oggi, anche se la stessa testata non sembra accorgersene, ha come patrimonio principale non tanto la capacità di duplicare funzioni e modelli da TG, quando la possibilità di integrare i flussi della rete nel modello industriale del Broadcasting, grazie alle sue dotazioni di server e database.<br /><br />Nel breve spazio concessomi non sono in grado di allargare ulteriormente l'illustrazione della proposta ma spero nel dibattito di avere occasione di entrare nel merito del progetto.<br /><br />E' questo un cambio radicale di orizzonte, me ne rendo conto. Un cambio non dissimile da quanto sta maturando BBC, come ci racconta Matteo Maggiore, e sopratutto come ci documenta il nuovo Digital Britain Act che orienta la nuova missione dell'ente radiotelevisivo pubblico inglese nel nuovo contesto digitale. <br /><br />Un cambio di strategie, di mercato, di missione, di profili professionali. Sulla base della constatazione che quanto sta accadendo attorno a noi non ha nulla di determinismo tecnologico, ma molto di processo sociale, di trasformazione degli utenti e non delle tecnologie, che mutano come conseguenza e non come causa dei nuovi fenomeni.somalvico brunohttp://www.blogger.com/profile/15667983763996556084noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3121643336257200197.post-17918513644527906512009-06-15T09:26:00.000-07:002009-06-15T09:29:12.017-07:00Diteci sa valga la pena lavorare in rete<p class="MsoNormal" style="text-align:justify"><span style="font-size:13.0pt">L'idea di Infocivica suggerita da <st1:personname productid="Carlo Monti" st="on">Carlo Monti</st1:personname> è di fare della Rete lo strumento principale di lavoro e non solo di vetrina promozionale, documentazione degli eventi e pubblicazione dei documenti prodotti dalla nostra Associazione.</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align:justify"><span style="font-size:13.0pt"> Dopo aver assicurato a partire dall'autunno 2008 un rilancio dell'Associazione con il concorso di Eurovisioni, Globus et Locus e Auditorium alla realizzazione di alcuni eventi significativi, riteniamo opportuno avviare un nuovo corso riorganizzativo dell'Associazione che - beneficiando gratuitamente delle risorse e opportunità fornite dalla Rete e del cervello e della creatività dei nostri associati - possa creare le premesse per fare di Infocivica un <br />incubatore e un serbatoio di nuove proposte editoriali che soddisfino le finalità indicate all'Art. 3 dello Statuto della nostra Associazione. La rete come fucina di creatività e di idee per il rinnovo della missione del servizio pubblico. Si tratta di un esperimento che vorremmo durasse 12 mesi sino alla prossima Assemblea Generale in cui potremo esaminare i risultati prodotti e decidere se andare avanti. Cerchiamo insieme di valutare tre punti:<br />a) punti di forza e di debolezza di questa sperimentazione in particolare sotto il profilo dell'accesso e della partecipazione dell'insieme degli associati<o:p></o:p></span></p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify"><span style="font-size:13.0pt"> <br />b) condizioni effettive alle quali i membri accettino di condividere le loro idee, i loro progetti realizzati in qualità di professionisti e i loro testi redatti come intellettuali e giornalisti nel rispetto delle norme a tutela dell'ingegno <o:p></o:p></span></p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify"><span style="font-size:13.0pt"><br />c) modalità di comunicazione, marketing, eventuale "commercializzazione" dei progetti, brevetti, ecc. e di loro "pubblicazione" all'esterno, ovvero strumenti per renderli davvero<br />accessibili all'opinione pubblica. <o:p></o:p></span></p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify"><span style="font-size:13.0pt"><br />La discussione avviata da Infocivica Social Network e i gruppi di studio di Infocivica PROJECT INCUBATOR costituiranno una parte essenziale sia della produzione di nuovi Documenti dell’Associazione sia della progettazione e dell’’elaborazione di nuovi progetti editoriali quali il progetto del Caleidoscopio per una nuova Enciclopedia Italiana, illustrato dal nostro Segretario Generale in occasione della presentazione nell’ottobre 2008 al Palazzetto del Burcardo del nostro Appello sulle ragioni del servizio pubblico cross mediale nella società italiana dell’informazione. Crediamo che l'accesso alla rete sia per tutti, indipendentemente dall'età, e quindi credo che indispensabile sia la funzione di Virgilio, di guida ma anche - senza offendere nessuno - quella di "badante crossmediale" ovvero di assistente quotidiano nei primi passi di ciascuno di noi in questo social network.<o:p></o:p></span></p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify"><span style="font-size:13.0pt"> <br />Attendiamo dunque i vostri commenti e consigli sui tre punti sopraindicati. Li pubblicheremo su INFOCIVICA OPEN SPACE (IOS) - IL BLOG DEGLI AMICI DI INFOCIVICA<o:p></o:p></span></p> <p class="MsoNormal" style="text-align:justify"><span style="font-size:13.0pt;"><span style="mso-spacerun:yes"><span class="Apple-style-span" style="font-size: 17px; "> </span> </span><br /></span></p>somalvico brunohttp://www.blogger.com/profile/15667983763996556084noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3121643336257200197.post-13561718303374734562009-05-13T01:31:00.003-07:002021-08-02T02:58:32.068-07:00Presidenti, Amministratori Delegati e Direttori Generali URI EIAR RAI<div align="justify">
Osservando l'elenco dei Presidenti, dei Direttori Generali e degli Amministratori Delegati nella storia della radiodiffusione in Italia, osserviamo:</div>
<div align="left">
</div>
<div align="left">
- una grande stabilità nel primo ventennio URI-EIAR (compresi quelli della RSI) con tre presidenti e due amministratori delegati</div>
<div align="left">
- una situazione eccezionale dall'agosto 1944 alla proclamazione della Repubblica</div>
<div align="left">
- una situazione di stabilità nel primo ventennio repubblicano con l'avvicendarsi di sette presidenti, quattro amministratori delegati (dal 1954 al 1972) e cinque direttori generali</div>
<div align="left">
- il perdurare di una situazione di stabilità relativa dopo la Riforma del 1975 sino al crollo della Prima Repubblica con cinque presidenti e sei direttori generali</div>
<div align="left">
- una situazione di forte instabilità negli anni della cosiddetta Seconda Repubblica con l'avvicendarsi di ben dieci presidenti e dodici direttori generali </div>
<div align="justify">
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<strong>1. UNIONE RADIOFONICA ITALIANA - URI</strong><br />
<br />
27 agosto 1924 Enrico Marchesi, Presidente Vice Presidente: Luigi Solari<br />
<br />
17 novembre 1927 Trasformazione in EIAR. Raoul Chiodelli diventa A.D. e Direttore Generale<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<strong>2. ENTE ITALIANO AUDIZIONI RADIOFONICHE - EIAR</strong><br />
<br />
15 gennaio 1928 Enrico Marchesi Vice-Presidenti: Luigi Solari e Arnaldo Mussolini<br />
<br />
22 novembre 1933 Giancarlo Vallauri Presidente Raoul Chiodelli DG e AD</div>
<div align="justify">
</div>
<div align="justify">
2a) Eiar sotto controllo della Repubblica Sociale Italiana nelle zone sotto occupazione tedesca:<br />
<br />
30 dicembre 1943 Ezio Maria Gray Commissario Straordinario Cesare Rivelli DG<br />
<br /></div>
<div align="justify">
2b) Nuova Eiar sotto controllo alleato nelle zone liberate<br />
<br />
14 agosto 1944 Luigi Rusca DG e AD<br />
<br />
<br />
26 ottobre 1944 Trasformazione in Radio Audizioni Italia<br />
<br />
<br />
<br />
<strong>3. RAI - RADIO AUDIZIONI ITALIA</strong><br />
20 gennaio 1945 (Rai solo nelle zone liberate) Luigi Rusca Commissario straordinario<br />
<br />
22 aprile 1945 Arturo Carlo Jemolo Presidente e Armando Rossini DG<br />
<br />
27 aprile 1945 (per la Rai in Alta Italia) Enrico Carrara Commissario straordinario CLNAI<br />
<br />
15 luglio 1945 Finisce il controllo alleato sulla radiodiffusione<br />
<br />
<br />
<br />
9 novembre 1945 La direzione generale centralizza le pratiche epurative<br />
<br />
<br />
22 dicembre 1945 Arturo Carlo Jemolo Presidente, Enrico Carrara, Commissario straordinario CLNAI<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<strong>La Rai nell’Italia repubblicana</strong><br />
<br />
<br />
2 agosto 1946 Giuseppe Spataro Presidente, Enrico Carrara Consigliere Delegato e DG gestione unificata<br />
<br />
Ottobre 1947 Giuseppe Spataro Presidente e Salvino Sarnesi DG<br />
<br />
28 gennaio 1950 Vice Presidente (reggente) Salvino Sarnesi DG<br />
<br />
18 maggio 1951 Cristiano Ridomi Presidente e Salvino Sarnesi DG (poi interim Marcello Bernardi Vice DG)<br />
<br />
<br />
<br />
10 aprile 1954 Nuova denominazione RAI-Radiotelevisione Italiana. In adempimento alla nuova Convenzione sorge a fianco del Presidente con funzioni di rappresentanza, la figura dell’Amministratore Delegato mentre quella del direttore generale sovrintende soprattutto i contenuti della programmazione<br />
<br />
<br />
<br />
<strong>RAI- RADIOTELEVISIONE ITALIANA</strong><br />
3 giugno 1954 Antonio Carrelli Presidente, Filiberto Guala mministratore Delegato, Giovan Battista Vicentini Direttore Generale<br />
<br />
27 giugno 1956 Antonio Carrelli Presidente, Marcello Rodinò di Miglione Amministratore Delegato, Rodolfo Arata Direttore Generale<br />
<br />
18 gennaio 1961 Novello Papafava Presidente, Marcello Rodinò di Miglione Amministratore Delegato, Ettore Bernabei Direttore Generale<br />
<br />
7 giugno 1964 Pietro Quaroni, Presidente, Marcello Rodinò di Miglione, Amministratore Delegato, Ettore Bernabei Direttore Generale<br />
<br />
29 aprile 1965 Pietro Quaroni, Presidente, Gianni Granzotto Amministratore Delegato, Ettore Bernabei Direttore Generale<br />
<br />
13 aprile 1969 Aldo Sandulli Presidente, Luciano Paolicchi Amministratore Delegato, Ettore Bernabei Direttore Generale<br />
<br />
28 luglio 1971 Umberto delle Fave Presidente, Luciano Paolicchi Amministratore Delegato, Ettore Bernabei Direttore Generale<br />
<br />
Luglio 1972 Umberto delle Fave Presidente, Ettore Bernabei Direttore Generale<br />
<br />
<br />
<br />
14 aprile 1975 Approvazione della Legge di Riforma della Rai<br />
<br />
<br />
<br />
<strong>La RAI DOPO LA RIFORMA</strong><br />
<br />
<br />
<br />
23 maggio 1975 Beniamino Finocchiaro, Presidente, Michele Principe Direttore Generale<br />
<br />
<br />
<br />
Gennaio 1976 Attuazione della Riforma<br />
<br />
<br />
20 gennaio 1977 Paolo Grassi Presidente, Giuseppe Glisenti Direttore Generale<br />
<br />
12 -19 luglio 1977 Paolo Grassi Presidente, Pier Antonio Berté Direttore Generale<br />
<br />
12-19 giugno 1980 Sergio Zavoli Presidente, Willy De Luca Direttore Generale<br />
<br />
20 luglio 1982 Sergio Zavoli Presidente, Biagio Agnes Direttore Generale<br />
<br />
23 ottobre 1986 Enrico Manca Presidente, Biagio Agnes Direttore Generale<br />
<br />
1 febbraio 1990 Enrico Manca Presidente, Gianni Pasquarelli Direttore Generale<br />
<br />
19 febbraio 1992 Walter Pedullà Presidente, Gianni Pasquarelli Direttore Generale<br />
<br />
<br />
25 giugno 1993: con la crisi della Prima Repubblica viene approvata una nuova modalità di nomina di un più ristretto CdA Rai composto da 5 persone da parte dei Presidenti di Camera e Senato<br />
<br />
<br />
13-23 luglio 1993 Claudio Demattè Presidente, Gianni Locatelli Direttore Generale<br />
<br />
<br />
12 luglio - 3 agosto 1994 Letizia Bricchetto Moratti,. Presidente, Gianni Billia Direttore Generale<br />
<br />
16 gennaio 1995 Letizia Bricchetto Moratti Presidente, Raffele Minicucci Direttore Generale<br />
<br />
28 febbraio 1996 Letizia Bricchet0to Moratti Presidente, Aldo Materia (ff DG)<br />
<br />
19 aprile 1996 Giuseppe Morello Presidente (ad interim) Aldo Materia (ff DG)<br />
<br />
<br />
10-15 luglio 1996 Vincenzo Siciliano Presidente, Franco Iseppi Direttore Generale<br />
<br />
3-5 febbraio 1998 Roberto Zaccaria Presidente, Pier Luigi Celli Direttore Generale<br />
<br />
9 febbraio 2001 Roberto Zaccaria Presidente, Claudio Cappon Direttore Generale<br />
<br />
16 febbraio 2002 Vittorio Emiliani Presidente (ad interim), Claudio Cappon Direttore Generale<br />
<br />
<br /><span style="font-family: verdana;">
5-19 marzo 2002 Antonio Baldassarre Presidente, Agostino Saccà Direttore Generale<br />
<br />
18 marzo -1 aprile 2003 Lucia Annunziata Presidente, Flavio Cattaneo Direttore Generale<br />
<br />
4 maggio 2004 Francesco Alberoni (Consigliere Anziano ad interim), Flavio Cattaneo Direttore Generale<br />
<br />
<br />
<br />
Maggio 2005 Entrano in vigore le nuove norme di nomina del CdA secondo la Legge Gasparri<br />
<br />
<br />
1 giugno 2005 Sandro Curzi (Consigliere Anziano ad interim) Flavio Cattaneo Direttore Generale</span></div>
<div align="justify">
<span style="font-family: verdana;"><br />
31 luglio - 4 agosto 2005 Claudio Petruccioli, Presidente, Alfredo Meocci Direttore Generale<br />
<br />
22 giugno 2006 Claudio Petruccioli Presidente, Claudio Cappon Direttore Generale</span></div>
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</div>
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<span style="font-family: verdana;"><strong></strong></span></div>
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<span style="font-family: verdana;"><strong></strong></span></div>
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<span style="font-family: verdana;"><br />
26 marzo – 2 aprile 2009 Paolo Garimberti Presidente, Mauro Masi Direttore Generale <br />
<br />
</span><div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "verdana";">4 marzo 2011 -8
giugno 2012 Paolo Garimberti, Presidente, Lorenza
Lei Direttore Generale<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: verdana;"><br /></span></div>
<span style="font-family: verdana;"><span>8 giugno 2012-5 agosto 2015 Anna Maria Tarantola, Presidente Luigi Gubitosi Direttore Generale</span><br />
<br />
<span>5 agosto 2015-6 giugno 2017 Monica Maggioni, Presidente, Antonio Campo
Dall’Orto, Direttore Generale poi Amministratore Delegato </span><br />
<span><br /></span>
</span><div class="MsoNormal">
<span face=""Verdana","sans-serif"" style="font-family: verdana;">9 giugno 2017 - 31 luglio 2018 Monica Maggioni, Presidente Mario
Orfeo, Direttore Generale <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: verdana;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal"><span face=""Verdana","sans-serif"" style="font-family: verdana;">31 luglio 2018 -15 luglio 2021 Marcello Foa (1) Presidente eletto dal CdA, Fabrizio Salini</span><span face="Verdana, sans-serif" style="font-family: verdana;"> Amministratore Delegato</span></div>
<div class="MsoNormal"><span face=""Verdana","sans-serif"" style="font-family: verdana;"><br /></span></div><div class="MsoNormal">
<span face=""Verdana","sans-serif"" style="font-family: verdana;">Situazione attuale:<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span face=""Verdana","sans-serif"" style="font-family: verdana;"><br /></span></div><div class="MsoNormal"><span face=""Verdana","sans-serif"" style="font-family: verdana;">dal 16 luglio 2021 Marinella Soldi Presidente eletta dal CdA, Carlo Fuortes Amministratore Delegato</span></div>
<div class="MsoNormal"><br /></div>
<span style="font-family: verdana;"><br />
</span><div>
<span style="font-family: verdana;"><!--[if !supportFootnotes]--><br clear="all" />
</span><hr align="left" size="1" width="33%" />
<span style="font-family: verdana;"><!--[endif]-->
</span><div id="ftn1">
<div class="MsoFootnoteText">
<span style="font-family: verdana;"><a href="file:///F:/Presidenti%20e%20Direttori%20Generali%20URI%20EIAR%20RAI%20revisionato.doc#_ftnref1" name="_ftn1" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">[1]</span></span><!--[endif]--></span></a> Non raggiunge la maggioranza
qualificata il 1 agosto della Commissione Parlamentare Bicamerale di vigilanza.</span><o:p></o:p></div>
</div>
</div>
<span style="font-family: verdana; font-size: 10pt;"><br /></span>
<div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "verdana"; font-size: 10pt;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana"; font-size: 10pt;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana"; font-size: 10pt;"><br /></span></div>
</div>
</div>
somalvico brunohttp://www.blogger.com/profile/15667983763996556084noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3121643336257200197.post-5015147355781217212009-05-05T06:51:00.000-07:002009-05-05T06:54:58.255-07:00DI MEGLIO E DI PIU' PRECISO. Dall'offerta radiotelevisiva lineare all'offerta crossmediale: identificare la diversità del servizio pubblicoLa questione dell’identificazione della diversità culturale offerta dal servizio pubblico è una questione che ossessiona da anni i broadcaster pubblici europei confrontati con un contesto al contempo sempre più competitivo e sempre più articolato e frammentato. Si tratta insomma di una questione sempre più complessa imprescindibile dalla questione più generale della ridefinizione della missione del servizio pubblico radiotelevisivo nell’era crossmediale digitale per soddisfare le esigenze di informazione, educazione e cultura, ma anche di divertimento e svago di un nuovo public, ovvero di una nuova comunità sempre più articolata e complessa che - sotto le spinte della globalizzazione da un lato e delle comunità locali dall’altro – non si può solamente identificare con il modello tradizionalmente sì contrassegnato dai vecchi stati nazionali.<br /><br /> Da anni esistono anche in Italia modalità di misurazione della qualità radiotelevisiva intesa come creazione di valore pubblico, ovvero di valore per questa nuova complessa comunità fatta di cittadini italiani e di immigrati stranieri, di minoranze linguistiche ma anche di una miriade di potenziali utenti disseminati in tutto il mondo interessati alla lingua italiana e più in generale ai valori e ai tratti della cultura, dell’arte di vivere, di vestire, di intraprendere di coloro che sono stati definiti Italian Oriented People e che sono stati definiti con efficacia dall’ex Presidente delle Camere di Commercio Italiane all’estero come “italici”.<br /><br />Vediamo come si poneva la questione della percezione della qualità nelle prime tre tappe della storia del sistema mediale italiano e come si pone oggi al momento del passaggio dall’offerta di contenuti su media separati lineari ad una quarta fase che si sta aprendo caratterizzata da quella che è stata definita come l’integrazione cross mediale dei contenuti nella quale saltano le rigidità legate spazio temporali proprie della radiodiffusione nel Novecento<br /><br />La prima stagione: nell’era dei regimi di monopolio (anni Venti- fine anni Settanta) - in un ambiente oligocanale analogico su frequenze terrestri - la questione della qualità sostanzialmente non si poneva se non i termini generici di rilevazione di indici di apprezzamento degli ascoltatori tali da soddisfare anche le esigenze degli inserzionisti pubblicitari e degli sponsor dei programmi radiofonici.<br />A differenza della BBC e del modello di broadcaster pubblico che si andrà affermando nel dopoguerra, il caso italiano si caratterizza infatti sin dalla nascita come un modello ibrido “pubblico-privato” con imprese di diritto privato che andranno a partire dagli anni Trenta operando nell’ambito della costellazione delle cosiddette imprese a partecipazione statale.<br />Nei primi anni di vita dell’Unione Radiofonica Italiana il modello è quello di una radio privata d’élite che si rivolge a pochi fortunati possessori di apparecchi radiofonici che pagano un canone di abbonamento al servizio con un palinsesto dominato da programmi musicali e che trasmette un ristretto numero di bollettini informativi realizzati da un’Agenzia di stampa posta sotto la tutela del governo. Anche dopo il passaggio del nuovo Ente Italiano Audizioni Radiofoniche e il progressivo controllo di tale organismo da parte del regime fascista, l’esistenza di moderne forme di messaggi pubblicitari mutuati dal modello delle radio commerciali statunitense, fa della radio italiana un caso piuttosto originale nel panorama radiofonico europeo, a metà strada fra il modello di finanziamento pubblico britannico - che, con la nascita della nuova British Broadcasting Corporation, garantiva indipendenza e autonomia non solo dal potere politico ma anche da quello economico - e il modello commerciale adottato in regime di concorrenza sotto la tutela di un’Authority negli Stati Uniti.<br />Nonostante il successivo tentativo anche in Italia di ”nazionalizzazione delle masse” e l’uso propagandistico sempre più marcato della radio da parte del regime, i dirigenti dell’EIAR, seppur soggetti ad uno stringente controllo preventivo da parte del regime soprattutto quando esso viene trasferito al Ministero per la Stampa e Propaganda poi divenuto Ministero per la Cultura Popolare, beneficiano di una relativa autonomia di programmazione grazie all’esigenza di soddisfare le richieste del pubblico e quello degli inserzionisti pubblicitari e di alcuni sponsor che contribuiscono come oltre Oceano a finanziare determinati programmi quali ad esempio i concerti.<br />Questa felice ambivalenza si mantiene anche dopo la caduta del regime fascista con la fine dell’EIAR e la nascita di un nuovo soggetto di servizio pubblico, la Rai, nel secondo Dopoguerra. Anche in questo caso abbiamo a che fare con un soggetto di diritto privato ma titolare per convenzione della missione di servizio pubblico può operare come Giano Bifronte con una certa libertà di manovra, beneficiando peraltro della sua posizione di monopolista privo di concorrenti.<br />Ciò le consente, dopo il varo della televisione, di assicurare negli anni del Miracolo economico a cavallo fra anni Cinquanta e Sessanta, l’unificazione linguistica del paese e l’alfabetizzazione di massa degli italiani e - dopo la Riforma del 1975 - di avviare un primo tentativo in senso regionalista di rappresentare le varie realtà territoriali del Paese. Una certa dose di paternalismo e di pedagogismo “octroyé” (come direbbero i francesi), ovvero promulgato e imposto dall’alto non solo negli anni della dittatura ma anche in quelli della ricostruzione e nei primi 15 anni della Repubblica, non impediscono ai suoi dirigenti di effettuare una completa trasformazione da medium d’élite (com’era appunto la radio almeno sino allo scoppio della seconda guerra mondiale) nel principale oggetto di desiderio delle famiglie italiane, ovvero il televisore, che andrà sempre più sostituendosi al cinematografo nel tempo libero.<br />La qualità dovuta dalla missione istituzionale - accordata in base ad una convenzione rinnovata con lo Stato repubblicano nel 1952 - riesce a conciliarsi sostanzialmente con la qualità percepita e con il gradimento del pubblico (privo di alternative se non quella appunto di andarsene al cinematografo) rispondendo alle esigenze di un contingentato numero di inserzionisti pubblicitario e sponsor. <br /><br />La seconda stagione con la fine del monopolio pubblico - dapprima in ambito locale e successivamente anche in ambito nazionale attraverso la cosiddetta interconnessione funzionale e la nascita dei grandi network commerciali finanziati esclusivamente da moderni spot pubblicitari e sponsorizzazioni che allargano sensibilmente il numero delle imprese inserzioniste, apre sostanzialmente il primo solco fra qualità dovuta e qualità percepita, provocando un sostanziale processo di omologazione dell’offerta del servizio pubblico con quella proposta dai network commerciali.<br />Il primo quindicennio del sistema misto dove coesistono soggetti pubblici e privati (dalla prima parte degli anni Ottanta sino alla prima metà degli anni Novanta) costituisce l’apoteosi della televisione e il primato dell’offerta generalista con programmi sempre più segnati dalla cosiddetta “Dittatura dell’Auditel”, ovvero dalla disperata ricerca dell’audience per soddisfare le esigenze degli inserzionisti in una logica di flusso continuo di immagini che rende il telespettatore sempre più passivo anche perché privo di offerte alternative come quelle che invece iniziano ad offrire in altri Paesi soprattutto nel Nord Europa alcune piattaforme distributive alternative sui circuiti via cavo, o in ricezione diretta via satellite.<br />Dalla felice anomalia italiana di Giano Bifronte, in questa seconda stagione il servizio pubblico diventa un Ircocervo metà servizio-metà impresa che assolve sempre meno la propria missione pubblica senza beneficiare della grande espansione delle risorse pubblicitarie. Perdendo le proprie prerogative di monopolista e assecondando al contempo sempre di più quelle degli inserzionisti a scapito delle missioni di servizio pubblico, si tende in qualche modo in un primo tempo a mettere in sordina la questione della qualità televisiva dei programmi trasmessi e del recupero della propria identità originaria: solo a partire dagli anni Novanta ci si renderà conto che essi rappresentano il fattore critico di successo per continuare a competere e a contrastare la concorrenza delle nuove emittenti commerciali che in virtù di una nuova legge di sistema beneficiano ormai della diretta e possono competere ad armi pari con l’impresa concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo.<br /><br />La terza stagione (dalla seconda metà anni Novanta alla prima metà di questo decennio) inaugura una nuova fase dove con l’emergere delle nuove piattaforme digitali, inizia a declinare il primato dell’offerta radiotelevisiva di tipo generalista, ovvero rivolta ad un pubblico indifferenziato e dove una massa ancora piccola ma crescente di utenti inizia a dirottare i propri consumi al di fuori delle offerte proposte dai tradizionali strumenti di comunicazione di massa. Ci si rende conto definitivamente degli effetti devastanti dell’omologazione dell’offerta nella stagione precedente e della necessità di vincere la competizione sugli ascolti attraverso la qualità del servizio offerto che inizia ad essere dispensato anche sotto forma di nuovi canali tematici su queste nuove piattaforme.<br />Lo sviluppo delle prime offerte televisive multicanali digitali a pacchetto (i cosiddetti bouquet) coincide con il momento in cui va prepotentemente affermandosi uno strumento capillare di comunicazione bidirezionale interattiva come quello costituito dai nuovi siti disponibili attraverso il World Wide Web la nuova rete di interconnessione a ragnatela fra le diverse reti telematiche esistenti, nota come Internet. Le nuove offerte multicanali digitali e la crescita tumultuosa di Internet a cavallo dei due millenni tornano a porre al centro la questione della missione di coesione sociale a beneficio di una nuova forma di collettività intesa in senso locale-globale, ovvero “glocale”.<br />L’emergere di una sorta di Babele elettronica ovvero di caotica convivenza di un numero sempre più diversificato di offerte e di servizi, lineari e non, monodirezionali e interattivi, destinati ad essere fruiti tu terminali fissi e/o su terminali mobili, rende sempre meno efficace e comunque imperfetto l’Auditel per la rilevazione dei consumi mediatici degli italiani. Anche in Italia, nonostante l’assenza di sviluppo delle reti via cavo, gli utenti e i cittadini sono ormai sottoposti a diete sempre più raffinate e con i segmenti attivi della popolazione alle prese con una sempre più problematica gestione del fattore tempo, ovvero del tempo a disposizione per lo svago e per i consumi culturali a fronte di una crescente popolazione anziana non più attiva ma destinata comunque, pur non possedendo elevati tassi di alfabetizzazione ai nuovi linguaggi multimediali, non più appagata in toto dai tradizionali canali generalisti che era abituata a consultare attraverso un telecomando.<br />La crescita del numero di abbonati alle piattaforme a pagamento - e più in generale il ruolo di traino rappresentato dalle pay tv e più in generale dalle offerte premium di eventi sportivi e di lungometraggi cinematografici che diventano le locomotive di sviluppo delle offerte multicanali digitali - sanciscono la fine del modello del broadcaster verticalmente integrato e degli editori radiotelevisivi tradizionali incentrati sul primato del palinsesto e degli indici di ascolto, a favore di un nuovo soggetto, l’operatore multicanale a pagamento, titolare a monte dei diritti in molti casi in regime di esclusiva elle nuove offerte e a valle della gestione ad accesso condizionato degli abbonati attraverso un sistema di cifratura dei segnali che vengono decodificati da un apposito ricevitore collegato al televisore.<br />Nel passaggio dalla televisione oligocanale analogica alle nuove offerte televisive multicanali, l’utente finale, il nuovo telespettatore di fine millennio torna ad essere centrale come ai tempi del monopolio del servizio pubblico, ma in quanto consumatore di servizi a pagamento: dal primato degli ascolti del vecchio broadcaster passiamo alla centralità tendenziale da parte del gestore della piattaforma preoccupato della compravendita dei diritti e della gestione attraverso un decoder degli abbonamenti.<br />Contemporaneamente non assistiamo - come avvenuto in occasione del passaggio al sistema misto - ad una rapida moltiplicazione delle risorse ma ad un loro ulteriore assottigliamento fra un numero più articolato di soggetti in campo e di offerte. I nuovi canali digitali anziché puntare alla qualità, privi di adeguate risorse all’eccezione delle offerte premium, si limitano ad affettare una televisione generalista sempre più priva di qualità.<br />In questo quadro editoriale che diventa sempre più affollato e competitivo il servizio pubblico appare come un incumbent, una vecchia signora che perde smalto, rischia di non trovarsi più ai primi posti nella numerazione e, anziché governare la difficile transizione verso la televisione “tutta digitale” ed assumere un ruolo di apripista tecnologico, è fortemente tentato da volerne al contrario rallentare lo sviluppo, forte delle vecchie rendite di posizione di cui sino ad allora aveva potuto ancora disporre nonostante l’insediamento di un’Autorità Antitrust e di nuove imperative richieste da parte dell’Unione Europea di separazione contabile fra attività editoriali “mission oriented” finanziate dal canone e iniziative finanziate da altre fonti commerciali e in particolare dalla pubblicità e dalle sponsorizzazioni.<br />Non si percepiscono ancora in questa terza fase le grandi potenzialità rappresentate dalla materia prima di cui il servizio pubblico dispone, ovvero il ricco archivio accumulato nel passato né l’importanza di due fattori critici di successo quali la diversità delle offerte e dei generi e la qualità dei propri programmi rispetto a quelle dei grandi network commerciali e dei “poveri” canali tematici. Dal vecchio slogan “cercasi audience disperatamente” che lo costringeva a rincorrere il competitor commerciale sul segmento generalista, si acquisisce la consapevolezza che il nuovo servizio pubblico crossmediale può continuare ad avere una propria ragione di esistenza solo se riuscirà a riconcentrarsi nella ricerca della qualità e nel rigoroso assolvimento della sua missione di garante del pluralismo e della coesione sociale .<br /><br />La quarta fase. Con l’avvento - a fianco delle piattaforme satellitari e di quella su reti telefoniche - della nuova offerta televisiva digitale terrestre destinata ad interessare tutte le famiglie in seguito al progressivo spegnimento delle trasmissioni in tecnologica analogica, a partire dal 2005 siamo entrati in una quarta fase dove assisteremo non solo al passaggio ad un ambiente multipiattaforma “tutto digitale”, ma anche ad una più compiuta ed irreversibile convergenza tecnologica fra reti di radiodiffusione circolare e reti di telecomunicazione.<br />Dall’attuale persistente Babele elettronica dove coesistono media separati su più piattaforme assisteremo alla nascita di una nuova Grande Tela (quella che taluni hanno chiamato Internet 2.0 altri addirittura Internet 3.0) in cui confluiranno le reti radiofoniche e televisive classiche senza ormai più limiti di irradiazione spaziali né temporali. In questa seconda (e probabilmente accelerata) transizione verso l’integrazione crosssmediale e la distribuzione intelligente dei contenuti e dei saperi in rete, occorre predisporre un oculato dosaggio dove coesistano media lineari e offerte di “comunicazione conservata in rete” e a fronte della moltiplicazione dei terminali e delle modalità di fruizione fissa (centralina intelligente) e mobile.<br />Come già avvenuto per Internet, diventa sempre più cruciale la conoscenza dei propri clienti ed utenti e il ruolo rappresentato dal motore di ricerca nella costruzione di diete mediatiche a misura dei singoli utenti. L’effetto “coda lunga” costituito dai nuovi mercati di nicchia e dalle sempre più raffinate offerte proposte con nuovi standard ad elevatissima qualità (a cominciare dall’alta definizione su schermi piatti) può incrementare il ciclo di vita dei prodotti e programmi a utilità ripetuta a scapito delle offerte “usa e getta” che hanno così largamente interessato gli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso.<br />Contemporaneamente la qualità di tale offerta può e deve coniugarsi con l’imperativo di lottare contro la frammentazione del corpo sociale assicurando una dieta mediatica diversificata e di qualità anche ai ceti monomediali più poveri e meno alfabetizzati. Solo così il servizio pubblico crossmediale potrà assicurare una nuova coesione della propria comunità di riferimento si trovi essa in ambito locale e/o nazionale, o in ambito europeo e globale <br /><br />Conclusioni. L’Italia celebrerà nel 2011 il Centocinquantenario dalla nascita del proprio Stato unitario. Non sappiamo ancora se il 2011 coinciderà con la messa a punto di un nuovo assetto statuale in senso federalista basato su principi di sussidiarietà e di cooperazione in ambito inter- e macroregionale nell’ambito di un rilancio del processo di costruzione di un’Europa dotata di istituzioni politiche più forti ed influenti in un mondo sempre più globalizzato. Ma siamo convinti che il 2011 può rappresentare una sorta di terminus a quo di una nuova idea, di un nuovo concetto di servizio pubblico crossmediale che operi in senso “intelligente” all’interno di un inedito Welfare, per avviare, dopo la grande crisi finanziaria che ci sta colpendo, la ricostruzione dell’economia, della cultura e dei saperi nella società in rete. Quattro anni dopo, nel 2015 Milano ospiterà l’Expo Universale dedicata al tema dello sviluppo sostenibile. Questo grande evento può a sua volta rappresentare il terminus ad quem della fase sperimentale di questo nuovo servizio crossmediale. Ciò consentirebbe di prepararsi in modo appropriato alla scadenza prevista nel 2016 con il rinnovo della Convenzione fra la concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo e il nuovo servizio pubblico crossmediale incaricato di assolvere la propria missione di coesione sociale nella network society.<br />Come Giovanni Gentile realizzò negli anni Venti e Trenta con l’Enciclopedia Italiana un’opera editoriale di eccellenza, il servizio pubblico crossmediale può fare della diversità culturale e dell’eccellenza il proprio segno distintivo in questo secolo, intercettando e coordinando tutti i fornitori di contenuti pubblici e di pubblica utilità nella costruzione di un grande edificio, di un moderno tempio, al contempo garante e custode dei saperi condivisi in rete. Senza dimenticare il tradizionale presidio generalista e più in generale una ricca ed articolata presenza nell’universo radiotelevisivo lineare, il nuovo servizio pubblico crossmediale potrebbe predisporre un Museo Virtuale dell’italicità, una Grande enciclopedia della lingua della cultura e delle punte di eccellenza del sapere e dell’arte. Una sorta di caleidoscopio, un luogo, uno specchio nel quale la comunità possa leggersi e rispecchiarsi, un luogo in cui sentirsi italiani fra gli italiani, ma anche europei fra gli europei, una garanzia di servizio universale accessibile a tutti i cittadini ma anche un luogo finalizzato ad un’ordinata convivenza nella nuova Grande Tela Multimediale, un luogo in cui tutti e ciascuno si senta rappresentato, in cui nessuno abbia il timore che c’è qualcuno che provvede a deformare lo specchio o a truccare le carte.somalvico brunohttp://www.blogger.com/profile/15667983763996556084noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3121643336257200197.post-75039248686516259132008-10-09T07:12:00.001-07:002010-01-20T08:41:16.518-08:00Le Ragioni di un servizio pubblico radiotelevisivo e multimediale per la società italiana dell'informazione<p align="justify"><strong>APPELLO DELL'ASSOCIAZIONE INFOCIVICA - GRUPPO DI AMALFI<br /></strong><br /><br /><em><span style="color:#009900;"><strong>Si può fare a meno del servizio pubblico radiotelevisivo in Italia? Crediamo con convinzione di no, perché:</strong></span></em></p><ul><li><div align="justify"><em><span style="color:#009900;"><strong>La nostra società, in perenne e veloce trasformazione, vive crisi continue anche in termini di valori e cultura. Oltre a una informazione e formazione pubblica sulla sicurezza collettiva, è quindi necessario un luogo, uno specchio, nel quale la comunità nazionale possa leggersi e interpretarsi: senza negare ipocritamente la funzione “educativa”, nel bene o nel male, che i media comunque conservano.</strong></span></em></div></li><li><div align="justify"><em><span style="color:#009900;"><strong>Nella nuova società multietnica, è necessario un luogo nel quale la comunità nazionale integri gli extraeuropei che vivono nel nostro Paese.</strong></span></em></div></li><li><div align="justify"><em><span style="color:#009900;"><strong>E’ necessario un luogo in cui sentirsi italiani fra gli italiani, ma anche europei fra gli europei, nel continente nel quale i servizi pubblici di radio e televisione sono nati e si sono sviluppati, e dove sono riconosciuti e regolati come tali dall’Unione Europea.</strong></span></em></div></li><li><div align="justify"><em><span style="color:#009900;"><strong>Questo luogo non può che essere un luogo di tutti: un luogo in cui tutti e ciascuno si senta rappresentato, in cui nessuno abbia il timore che c’è chi provvede a deformare lo specchio o a truccare le carte. </strong></span></em></div></li><li><div align="justify"><em><span style="color:#009900;"><strong>Questo luogo è il Servizio Pubblico di radio e televisione: una garanzia di servizio universale, cioè accessibile a tutti i cittadini; un luogo finalizzato a una ordinata convivenza.</strong></span></em></div></li><li><div align="justify"><strong><em><span style="color:#009900;">Noi di Infocivica vogliamo contribuire a ricostruirlo.</span></em> </strong></div></li></ul><p align="justify"><strong></strong></p><p align="justify"><strong>Il servizio pubblico che noi vogliamo</strong></p><p align="justify">Il Servizio Pubblico che vogliamo ricostruire vivrà, come accade negli altri Paesi europei, all’interno di un sistema radiotelevisivo misto, pubblico e privato. Garanzia, noi crediamo, di equilibrio tra libertà di impresa, pluralismo, e comunicazione di origine pubblica.</p><p align="justify">La comunicazione pubblica va completamente riqualificata. Va ricostruito il rapporto di fiducia con gli italiani, che non credono più nel “pubblico” privatizzato da partiti e lobbies. Che non credono più ai giornalisti fiduciari di questo o quello, non certo dei cittadini. Che non sanno più la distinzione tra spettacolo e informazione. Che, in ultima analisi, hanno mostrato di credere di più ai comici. Forse, per mestiere più attenti ai bisogni del loro pubblico.<br /></p><p align="justify"><strong></strong></p><p align="justify"><strong>Le nuove regole per governare la difficile transizione verso l’era delle comunicazioni digitali</strong></p><p align="justify">Noi di Infocivica pensiamo, dunque, a un nuovo Patto con i cittadini. Un patto assicurato da uno statuto di garanzia “costituzionale” per il Servizio Pubblico, un patto che garantisca non solo una generale qualità bensì precisi elementi di utilità pubblica, per tutti e in particolare per tutti coloro che, per diverse motivazioni, hanno bisogno di una comunicazione libera da condizionamenti, compresi quelli economici</p><p align="justify">Il Patto con i cittadini definirà il Contratto di servizio che dovrà trasformarsi, come in Gran Bretagna, in una carta pubblica e solenne attraverso cui la missione del servizio pubblico viene affidata ad un organismo di garanzia che vigili sulla gestione professionale dell’azienda, definendone perimetro e obiettivi.</p><p align="justify">Le risorse da canone devono essere fiscalizzate, perdere ogni carattere di aleatorietà e assicurare una quota maggioritaria e crescente rispetto agli introiti derivanti da altre attività di tipo commerciale, a cominciare dalla raccolta pubblicitaria.</p><p align="justify">Il processo di risanamento dell’azienda di servizio pubblico richiede mandati che abbiano durata definita e non troppo limitata, come nel Regno Unito nel quale la Royal Charter viene rinnovata ogni 10 anni.</p><p align="justify">L’organismo che gestirà il Servizio Pubblico dovrà dedicare impegno prioritario a rilegittimare l’idea stessa di “pubblico” nel nostro Paese. Per questo, e non solo per questo, è necessario un progetto industriale adeguato e competitivo sul piano internazionale, in sintonia con gli altri Servizi Pubblici europei.</p><p align="justify">Va guidato da poche personalità di grande rilievo, prive di conflitti di interesse e soggette a vincoli restrittivi alla fine del loro mandato. Questo Consiglio sarà incaricato di vigilare sull’applicazione della carta pubblica e di nominare manager di alto profilo sottraendoli a logiche di spartizione fra le forze politiche, ma anche fra le imprese economiche. Agirà come “voce dei cittadini”, unici “editori di riferimento”.<br /></p><p align="justify"><strong></strong></p><p align="justify"><strong>Un'offerta autorevole, qualificata e differenziata per offrire servizi e valori ai cittadini</strong></p><p align="justify">. Il carattere di servizio pubblico deve riguardare tutta la offerta: tutti i generi e tutti i target, anche quelli minoritari, ed estendersi dai tradizionali canali generalisti alle nuove tipologie di comunicazione delle reti digitali, non per fare concorrenza ai privati ma per offrire servizi e valore ai cittadini. Nel nuovo ambiente digitale ha poco senso ridurre l’offerta in modo indiscriminato, qualora il dimagrimento degli ascolti arrivi a mettere in pericolo la funzione di coesione sociale storicamente rivestita dal servizio pubblico. La progressiva coincidenza tra sistema radiotelevisivo e nuovi media in rete digitale impone regole comuni, ma anche la definizione di chiari limiti negli interventi del servizio pubblicamente finanziato.</p><p align="justify">Qualunque sia il numero delle frequenze attribuite al nuovo Servizio Pubblico, alla fine del processo di riorganizzazione sarà necessario ridefinire le missioni editoriali specifiche e gli standard qualitativi di ciascun canale. </p><p align="justify"><strong></strong></p><p align="justify"><strong>Garantire la qualità dovuta istituzionalmente nei confronti dei cittadini</strong></p><p align="justify">Il Servizio Pubblico richiede un’attenzione particolare ai contenuti trasmessi, attraverso oculate scelte editoriali nell’ottica di una politica di innovazione e di riposizionamento dell’offerta tradizionale, radiofonica e televisiva, nel nuovo ambiente digitale multimediale interattivo. Deve agire da supporto e da regolatore verso l’iniziativa privata di produzione dei media, attuando nei diversi generi una efficace politica di controllo della qualità. Oltre i pur necessari obiettivi di ascolto “fotografati” da una rinnovata Auditel, non ci si può fermare alla soddisfazione della “qualità percepita” dai telespettatori ma - come ricordava Jader Jacobelli - garantire la “qualità dovuta” istituzionalmente nei confronti dei cittadini.</p><p align="justify">Seguendo questi principi, potremo avere nel nostro Paese un servizio pubblico direttamente ispirato alla definizione contenuta nel cosiddetto “Protocollo di Amsterdam”, divenuto ormai parte integrante del diritto comunitario: “La radiodiffusione di servizio pubblico negli Stati membri è rettamente legata ai bisogni democratici, sociali e culturali di ciascuna società e altresì alla necessità di preservare il pluralismo nei media”. Tale definizione non ha perduto nulla della sua importanza: al contrario, il suo significato si è rafforzata nella integrazione europea, nell’allargamento dell’Unione a 25 membri, nella evoluzione tecnologica e nelle sopravvenute emergenze nella società dell’informazione. Nella rapida evoluzione delle tecniche di comunicazione, gli stessi errori – quando ci sono stati – dei concessionari di servizio pubblico hanno confermato la loro importanza come fornitori insostituibili di contenuti di qualità ai cittadini europei.</p><p align="justify"><br /><strong></strong></p><p align="justify"><strong>Regole certe per tutti gli attori del nuovo sistema delle comunicazioni elettroniche </strong></p><p align="justify">Il Parlamento vigili sul rispetto delle nuove regole di governance del servizio pubblico, sanzionando qualsiasi interferenza nella sua gestione, anche quella di propri membri, e procedendo periodicamente ad un’attività di vigilanza e di indirizzo sull’intero sistema delle comunicazioni elettroniche a distanza, qualunque sia la piattaforma di diffusione e di distribuzione.</p><p align="justify">Il pluralismo, anche quello della informazione, deve essere assicurato dall’equilibrio e dalla varietà delle voci ospitate e non dalla lottizzazione dei posti di comando. La tutela dei minori e il rispetto della dignità umana saranno frutti ulteriori della promozione di un profilo elevato dei diritti e dei doveri del giornalista e del dirigente del servizio pubblico, e di una rinnovata e trasparente politica di selezione del personale.</p><p align="justify">Informazione, fiction, intrattenimento e programmi culturali richiedono pari attenzione: occorre accompagnarli nella loro evoluzione, anche nel superamento tra le divisioni rigide tra i generi, con normative che tengano conto delle nuove prassi e difendano le distinzioni essenziali</p><p align="justify">L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni è responsabile dell’applicazione delle leggi, della definizione di regole comuni del sistema misto, pubblico e privato, per la radio, la televisione e per la loro interazione con gli altri media nell’ambiente digitale. L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato deve vigilare al rispetto delle regole e a tutela della concorrenza nel nuovo ambiente digitale, impedendo la formazione di qualsiasi forma di posizione dominante, a cominciare dall’uso delle frequenze che devono tornare ad essere considerate un bene della collettività.</p><p align="justify">Una nuova pianificazione dello spettro radioelettrico per l’era digitale e un conseguente piano pubblico di riassegnazione delle frequenze digitali terrestri sono passaggi obbligati per uno sviluppo ordinato di tutto il sistema, sia pubblico sia privato.<br /><br /><br /><strong></strong></p><p align="justify"><strong>Per un servizio pubblico radiofonico televisivo e multimediale</strong></p><p align="justify">Il servizio pubblico deve presidiare l’offerta dei nuovi servizi della convergenza multimediale al fine di favorirne lo sviluppo ordinato e di salvaguardare la diffusione dei contenuti di qualità e interesse generale</p><p align="justify">Possono essere necessari finanziamenti pubblici per l’avvio delle infrastrutture di rete al servizio della collettività, e laddove risultino insufficienti, le risorse dovranno essere reperite attraverso contratti di servizio o il ricorso al mercato. </p><p align="justify">Anche nei nuovi media deve essere esaltata la missione di servizio pubblico, intesa anche come volano di sviluppo dell’intero comparto multimediale. L’esperienza avviata nel Regno Unito è preziosa: il sito della BBC – leader nelle consultazioni in rete fra i cittadini del Regno Unito – risponde esclusivamente a missioni di servizio pubblico definite dal legislatore. Pur essendo stato costretto dall’Autorità inglese di vigilanza ad abbandonare iniziative di carattere più marcatamente commerciale, non per questo il sito ha ridotto il numero dei contatti, consentendo al contrario al servizio pubblico di svolgere anche sotto questo profilo un ruolo di apripista nell’era digitale.</p><p align="justify">Grande attenzione va posta allo sviluppo dei nuovi canali dell’ambiente digitale, e alla loro progressiva integrazione nell’offerta generalista. Il presidio dei generi deve essere riportato al centro delle logiche organizzative della produzione, senza peraltro abbandonare il presidio dei canali, formando così una struttura a matrice che incrociando il presidio deì canali, tradizionali e nuovi, con quello della produzione dei generi, favorisca sviluppo ed equilibrio basati sulle competenze.</p><p align="justify">L’offerta territoriale, rivitalizzata dal digitale terrestre – che costituisce lo spazio logico e naturale per sviluppare servizi e funzioni utili ai cittadini – deve diventare una nuova frontiera del servizio pubblico. La sua attuale arretratezza rispetto alla media europea è forse tra le cause della parcellizzazione dell’offerta privata locale: le sinergie possono prevalere sulla concorrenzialità spinta.</p><p align="justify">Gli Enti locali richiedono accesso al servizio pubblico, ma devono avvalersi di una professionalità giornalistica autonoma, ancorché sensibile alle esigenze delle istituzioni, affidandone il coordinamento a organismi autonomi di garanzia.</p><p align="justify">Anche in Italia, attraverso una azione combinata a medio termine che favorisca la convergenza tra radiofonia e televisione tradizionali e nuovi media interattivi, sarà possibile contrastare il digital divide fra nord e sud, recuperare segmenti del pubblico giovanile e alfabetizzare contemporaneamente quello più maturo ai nuovi linguaggi multimediali. Parafrasando la celebre trasmissione del maestro Manzi, anche in questo caso, quasi mezzo secolo dopo Non è mai troppo tardi! Solo in questo modo riusciremo ad evitare “un gioioso suicidio pubblico”.</p><p align="justify"><strong></strong></p><p align="justify"><em></em></p><p align="justify"><em></em></p><p align="justify"><em>Roma-Bruxelles, gennaio 2008</em><br /><br /></p><p align="justify"></p><p align="justify"></p><p align="justify"><strong><span style="color:#009900;">Promotori e sostenitori di Infocivica: Bino Olivi (Presidente), Roberto Amen, Francesca Ananìa, Alberto Arcari, Angela Barberini, Flavia Barca, Alfio Bastiancich, Gianni Bellisario, Lorena Benatti, Luigi Bizzarri, Maurizio Brunialti, Manlio Cammarata, Claudio Caprara, Gabriella Carosi, Robert Castrucci, Ugo Cavaterra, Angelica Ceccarelli, Andrea Cendali Pignatelli, Claudio Cesaretti (Vice Presidente),Romano Chiovenda, Nicola Cona, Licia Conte, Roberto Costa, Tiziano Cristani, Daniele Damele, Renato De Chiara, Donatella della Ratta, Nicola Del Duce, Vittorio Del Duce, Nicola De Rinaldo, Lino De Seriis, Dario Evola, Franca Faccioli, Edoardo Fleischner, Alessandro Forlani, Antonio Formichella, Luciano Gambardella (Tesoriere), Luigi Gambardella, Maria Gabriella Garsia, Jader Jacobelli, Erik Lambert, Giuliano Lemme, Giancarlo Loquenzi, Umberto Marongiu, Elio Matarazzo, Giacomo Mazzone, Andrea Melodia, Marilisa Merolla, Michele Mezza, Giovanna Milella, Gerardo Mombelli (Vice Presidente), Carlo Monti, Paolo Morawski, Salvatore Morello, Italo Moscati, Stefano Munafò, Roberto Olla, Giorgio Pacifici, Silvana Paruolo, Massimo Pasquini, Pierfrancesco Pensosi, Andrea Piersanti, Augusto Preta, Giuseppe Rogolino, Stefano Rolando, Sergio Rossini, Nino Russo, Massimo Sani, Lucio Saya, Concetta Seminara, Claudio Sestieri, Bruno Somalvico (segretario Infocivica), Gianluca Stazio, Gaetano Stucchi, Emilio Targia, Laura Testa, Ivana Trevisani, Sandro Vannucci, Andrea Vianello, Antonello Vodret e Angelo Zaccone Teodosi.<br /></strong></p><p align="justify"><strong><span style="color:#009900;">Hanno sinora aderito: Piero Angela, Sergio Bartole, Piero Bassetti, Ernesto Bettinelli, Giancarlo Bosetti, Luciana Castellina, Liliana Cavani, Piero Craveri, Leopoldo Elia (†), Massimo Fichera, Enrico Manca, Pio Marconi, Gianpietro Mazzoleni, Piero Melograni, Mauro Miccio, Mario Morcellini, Paolo Pombeni, Alberto Quadrio Curzio, Francesco Perfetti, Aldo G. Ricci, Giuseppe Richeri, Giorgio Ruffolo e Sergio Zavoli.</span> </strong></p><p align="justify"><strong><embed src=""></embed><br /></strong><br /></p><br /></span>somalvico brunohttp://www.blogger.com/profile/15667983763996556084noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-3121643336257200197.post-73235297537341762152008-01-15T07:25:00.000-08:002009-02-11T10:11:52.048-08:00Osservazioni critiche sul DDL Gentiloni<div align="justify"><strong>Osservazioni sul Disegno di legge Gentiloni e sulle proposte di Giancarlo Bosetti e Alessandro Ovi</strong> <div align="justify"></div><div align="justify"></div><div align="justify"></div><div align="justify"></div><div align="justify"></div><div align="center"></div><div align="center"></div><div align="center"></div>contributo alla discussione di Bruno Somalvico</div><div align="center">(Segretario Generale Associazione Infocivica - Gruppo di Amalfi)</div><div align="justify"><br /></div><div align="justify"><br />Il DDL Gentiloni, le interviste e gli interventi più recenti anticipatori delle Guidelines per il futuro del servizio pubblico e le proposte contenute nel documento “per un nuovo servizio pubblico radiotelevisivo nell’era digitale” segnano una positiva inversione di tendenza nell’opinione pubblica in generale, e nella fattispecie in quella di centrosinistra, segno di una nuova consapevolezza dell’insostituibilità o - per riprendere i termini di un documento di Giancarlo Bosetti e Alessandro Ovi - dell’indispensabilità di un servizio pubblico radiotelevisivo e multimediale.<br /><br /><strong>Le ragioni del sistema misto.<br /></strong><br />Gli amici che hanno dato vita ad Infocivica sino a qualche tempo avevano la sensazione di trovarsi in una posizione quasi solitaria con pochi amici riuniti intorno all’UCSI (attorno al cattolico Emilio Rossi), all’Isimm (attorno al socialista Enrico Manca) e a pochi altri organismi, a combattere una posizione che pareva allora dominante e che considerava ineluttabile la privatizzazione della Rai e nel futuro il passaggio dal sistema misto che ha caratterizzato l’Europa negli ultimi decenni ad un sistema “tutto privato”, sia pure temperato dal rispetto di rigorosi vincoli antitrust e da regole a tutela del pluralismo simile a quello che gli Stati Uniti avevano promosso sin dagli anni Venti.<br /><br /><strong>La nazionalizzazione della BBC.<br /></strong><br />Negli anni Venti il sistema “tutto privato” statunitense venne criticato da alcuni parlamentari inglesi riuniti in due Commissioni parlamentari di inchiesta sulla radiodiffusione- insediatesi nel 1923 (Commissione Sykes) e nel 1926 (Commissione Selsdon) - che preconizzarono allora la trasformazione della BBC da Company privata in Corporation pubblica finanziata esclusivamente dal canone pagato dai cittadini britannici e che avrebbe dovuto rinunciare alla pubblicità per garantirle la sua autonomia da qualsiasi pressioni provenienti da gruppi commerciali. Questo sistema è rimasto sostanzialmente inalterato e a partire dal 1 gennaio 2007 entra in vigore la nuova Royal Charter approvata dal Governo britannico che fissa missioni e confini del nuovo servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale oltre la Manica, e che rimarrà in vigore sino al 2016.<br /><br /><strong>LA MISSIONE DI INFOCIVICA NELLA FASE ATTUALE.</strong><br /><br />Oggi dunque Infocivica si deve sentire meno sola e deve battersi perché anche in Italia il servizio pubblico trovi la propria via nazionale al “tutto digitale” e veda nella convergenza multimediale l’occasione non per aggravare ulteriormente la divisione fra i propri cittadini ma per realizzare una nuova coesione sociale, facendo del servizio pubblico la voce degli abbonati al canone e uno strumento per il dialogo con le istituzione e per la formazione e l’educazione civica.<br /></div><div align="justify">Infocivica deve mantenere intatta la mission che ci ha spinti a fondarla ovvero quella che potremmo definire un’assoluta equidistanza rispetto agli schieramenti politici democratici di centrodestra e di centrosinistra, un confronto senza pregiudiziali fra cultura, principi e valori del mondo laico e del mondo cattolico, una funzione di arbitro e di moderatore assegnata ai giornalisti e agli operatori del servizio pubblico nell’informare i cittadini e nell’intervistare la classe dirigente, un’assoluta adesione al rinnovo della missione del servizio pubblico così come l’avevano intesa quei lord inglese oltre 80 anni fa.<br /><br />Il fatto che oggi non ci sentiamo più così soli non deve affatto mutare il nostro atteggiamento di neutralità assoluta nei confronti del quadro politico, qualunque esso sia: nessun collateralismo ma assoluto spirito da civil servant nella profusione di energie tese alla realizzazione del progetto del canale Infocivica e dei servizi ad esso connessi così come li avevamo individuati ad Amalfi. Rimaniamo convinti che il canale Infocivica possa trovare il proprio spazio nella fase attuale di riconfigurazione editoriale dell’offerta del servizio pubblico nell’universo “tutto digitale” prossimo venturo e di fronte alle istanze e richieste di informazione e di formazione dei cittadini provenienti dall’Unione Europea e dagli Enti Locali, come ben evidenziato nel nostro Manifesto programmatico.<br /><br />L’Appello di Infocivica vuole essere un invito alla classe dirigente di questo Paese a mettere al centro delle riforme non la mera questione del futuro della Rai, quanto di un importante architrave che deve accompagnare lo sviluppo della nuova società dell’informazione e della conoscenza, nell’epoca della globalizzazione ma anche della rinascita dei conflitti etnici, religiosi, e dei paventati scontri di civiltà che evidentemente richiedono un nuovo approccio alle problematiche legate alla soluzione della “questione nazionale”. Un architrave che va presieduto e governato in modo del tutto inedito rispetto all’articolazione tradizionale centro-periferia, direzione generale-sedi regionali, ma che probabilmente deve investire una molteplicità di imprese, di soggetti e di ambiti, in grado di soddisfare coerentemente alle nuove missioni che verranno individuate ed ai finanziamenti che verranno loro assegnati – le esigenze di una pluralità di organismi locali, regionali, nazionali ed europei.<br /><br />Infocivica può favorire - in questa nuova Babele elettronica - la ricerca di alcuni punti di convergenza fra i diversi ambiti istituzionali nella definizione delle missioni, della Governance e del finanziamento delle attività che verranno realizzate da questa molteplicità di soggetti, ma che deve avere certamente nel riassetto della Rai la spinta iniziale, un autentico ruolo di apripista, come quello esercitato nel Regno Unito dalla BBC. Sotto questo profilo Infocivica potrà esercitare anche una funzione di documentazione sulle migliori esperienze avviate in Europa in questa direzione e perché no? esercitare un’azione di sensibilizzazione e di lobbying nei confronti dei decisori politici, a favore del consolidamento del dialogo e dell’informazione fra cittadini e istituzioni, e laddove necessario, alla stregua di un’associazione di tutela dei consumatori, non trascurare la denuncia nei confronti di qualsiasi attività che sia contraria alla missione di servizio pubblico o comunque nociva alle finalità da esso perseguite.</div><div align="justify"></div><div align="justify"></div><div align="justify"></div><div align="justify"><br /><strong>IL DDL GENTILONI. VIRTÙ E VIZI DEL NUOVO APPROCCIO AL SISTEMA ITALIANO DELLE COMUNICAZIONI.</strong><br /><br />Rispetto a quanto annunciato dal nuovo Governo, cerchiamo di indicare e salutare i punti di convergenza, senza peraltro sottacere i punti di dissenso e le zone grigie che meritano senza dubbio ulteriori approfondimenti anche in sede tecnica come quelli avviati ad esempio dall’Isimm con alcuni giuristi sul documento Petruccioli e che sono proseguiti in maniera assai convincente nel documento proposto dagli amici di Reset e di Tecnology Review. Partiamo dalla visione d’insieme contenuta nel DDL Gentiloni. Ci pare vi sia una maggiore consapevolezza dei vizi strutturali del sistema televisivo italiano, dal nanismo e dall’esiguità delle risorse che riesce complessivamente a raccogliere, del fatto che l’avvento di nuove piattaforme più del digitale terrestre lo renda sempre meno protetto e che occorra fare i conti con nuove dimensioni d’impresa in un mercato globale che rischia a termine di emarginare soggetti che operano unicamente in ambito nazionale.<br /><br />Per evitare qualsiasi fraintendimento sgombriamo due equivoci che potrebbero sorgere da una lettura errata che vedrebbe in questa difesa del servizio pubblico una difesa dello status quo.<br /></div><div align="justify"><br /><strong>Primo equivoco da sgombrare. Non si tratta di mantenere l’attuale assetto della Rai mai riformato dal 1975 e di adattarlo <em>sic et simpliciter</em> al nuovo comparto multimediale.<br /></strong><br />Vanno semmai capite innanzitutto le ragioni che ne hanno pervertito nel tempo le ambizioni (ad esempio il mancato ruolo delle Regioni) e snaturato le finalità (i concetti di partecipazione e di accesso interpretati da un lato in senso di estensione della lottizzazione, dall’altro di conventio ad exludendum dei partiti dell’arco costituzionale), cercando poi di identificare quanto poi di quel gran progetto possa essere oggi – depurato da questi pervertimenti – essere ripreso, adattato al nuovo contesto caratterizzato non più tendenzialmente dalla dittatura dell’Auditel e degli ascolti, quanto dal primato della diretta e del tempo reale da un lato (per la tv post-generalista) al ritmo di una comunità precisa di riferimento (non solo la comunità nazionale, ma anche una comunità locale o un continente, un’area geografica, al limite la comunità – mondo), dall’altro (per i prodotti a utilità ripetuta e soprattutto per quelli tematici e di nicchia) caratterizzato da nuovi criteri di visibilità, promozione, ma anche classificazione e indicizzazione per scaricare a richiesta dalla Rete la tua dieta mediatica.<br /><br />Si tratta di capire ad esempio quanto una Community in rete o una Telestreet possano entrare a far parte legittimamente del NUOVO TERRITORIO DEL SERVIZIO PUBBLICO MULTIMEDIALE ovvero di un’area composita e non monolitica in grado di declinare non più le classiche offerte radiotelevisive verticali veicolate attraverso palinsesti lineari, ma di presiedere in maniera oculata tutte le piattaforme o le potenzialità anche di interazione con i cittadini, qualunque essi siano, dovunque essi risiedano, ripensando profondamente il concetto di coesione sociale e soprattutto individuando NUOVE ZONE DI INTERVENTO PRIORITARIE quali ad esempio l’alfabetizzazione civica e l’integrazione delle popolazioni immigrate, e combattere contemporaneamente utilizzi perversi di questi nuovi strumenti di informazione e comunicazione per arricchire e non per restringere l’orizzonte dei cittadini (ad esempio oscurando emittenti antisemite o che spingono alla guerra fra civiltà ecc.).<br /><br />Sotto questo profilo la presenza della BBC multimediale a cominciare dal proprio sito costituisce nuovamente un faro, un punto di partenza come lo sono stati John Reith e la radio britannica dagli anni Venti in poi. Invito dunque tutti a leggere il Libro Verde del Governo Costruire un Regno Unito digitale per capire quali sono le responsabilità della politica e di chi presiede la cosa pubblica nell’elaborazione di un programma di medio termine che investe il ruolo del servizio pubblico nella società dell’informazione<br /><br /><br /><strong>Secondo equivoco da sgombrare. Va ripensato il ruolo della Rai o se volete della nuova Rai Multimediale nella società dell’informazione nel senso che la sua auspicabile centralità non può significare monopolio assoluto dell’azienda nel presidio delle missioni e delle attività editoriali di servizio pubblico in questo scenario molto più composito.</strong><br /><br />L’esperienza britannica con Channel Four, quella duale fra polo federale (ARD) e polo nazionale (ZDF) in Germania, fra RTVE e Autonomicas in Spagna, l’esistenza stessa in Francia di un «settore pubblico» (ARTE, i due canali parlamentari dell’Assemblea Nazionale e del Senato della Repubblica, e i due canali internazionali partecipazione mista France 24 e la francofona TV5) distinto dal servizio pubblico France Télévision che non dispone nemmeno dell’integralità del canone, ripartito insieme ad altre società pubbliche (Radio France, INA, SFP, TDF), tutte queste realtà di fanno ritenere che in questo nuovo comparto la Rai non possa pretendere di mantenere una posizione di monopolio nel mercato del servizio pubblico, ma che al contrario vada favorita una situazione di sinergia ma anche di relativa competizione fra più soggetti pubblici o comunque giudicati mission oriented ovvero di pubblica utilità e privi di finalità commerciali profit oriented. E qui va appunto ripensato il ruolo dell’associazionismo, dei Comuni delle Province e delle Regioni, degli stessi Ministeri dell’area del Welfare (istruzione, ricerca e università, lavoro, difesa, interno, protezione civile, turismo e beni culturali), e infine l’apporto dell’Unione Europea ma anche di altri organismi internazionali e delle Nazioni Unite, non solo nella comunicazione istituzionale rivolta ai cittadini e nella loro informazione e istruzione civica, ma in un complesso e variegato campo di interventi di cui vediamo solo in nuce negli attuali siti-vetrina in rete tutte le potenzialità.<br /><br />Una Rai al centro del servizio pubblico nella società dell’informazione, ma non in posizione di esclusiva, priva di rendite di posizione, in situazione di concorrenza con altri soggetti pubblici nell’assolvimento delle finalità di informazione, educazione e crescita culturale dei cittadini. Un nuovo e composito servizio pubblico che recuperi quello spirito di rivalità e differenziazione positiva che aveva avuto la prima Rete 2 nei confronti della Rete 1 nella seconda metà degli anni Settanta con Massimo Fichera e che moltiplichi in un contesto peraltro del tutto inedito come quello che abbiamo sopradescritto - esperienze come quella di Channel Four al servizio dell’intero sistema-Paese. Va detto che la stessa BBC oggi, nonostante questo indubbio primato a cominciare dal suo sito web, non pretende peraltro di essere l’unico soggetto che risponda a criteri di servizio pubblico nell’universo multimediale.<br /></div><div align="justify"><br /><strong>Terzo equivoco da sgombrare. Allo stesso modo in quest’unico caso simmetricamente, Mediaset non deve detenere una posizione di monopolio nel mercato pubblicitario né Murdoch in quello della televisione a pagamento.</strong><br /><br />Non dobbiamo insomma arrivare ad un confortevole trio-polio dove ognuno è monopolista nel proprio mercato di riferimento e tende a comprimere investimenti e risorse per beneficiare di comode rendite di posizioni. Semmai vanno incoraggiate aggregazioni fra editori della carta stampata, ma anche fra emittenti locali in nuove syndication in grado di affrontare onerosi investimenti per assicurarsi nuove quote di mercato a fronte di una riduzione delle reti nazionali generaliste e di misure tese a impedire la dittatura della piattaforma di Murdoch nella distribuzione delle reti tematiche.<br /><br />Questo significa che le frequenze analogiche lasciate da Rete Quattro si associno a quelle del canale musicale dell’Espresso e a quelle de La Sette per dar vita ad un autentico secondo polo commerciale trasmesso sia in tecnologia analogica sia in tecnologia digitale sulle reti terrestri nell’ultima fase prima dello switch off e all’origine insieme ad altri di una seconda piattaforma satellitare complementare all’offerta digitale terrestre (come potrebbe esserlo Freesat promossa da ITV e da altri soggetti nel Regno Unito). Una situazione diversa, ma con uno scenario per quanto riguarda il mercato pubblicitario per certi versi simile a quanto avvenuto nell’ultima fase prima dello switch off in Spagna e che comunque favorirebbe l’aumento delle tariffe pubblicitarie da un lato, la qualità dell’offerta e la riduzione dei costi di abbonamento all’offerta televisiva a pagamento per i consumatori, dall’altro. </div><div align="justify"></div><div align="justify">Riassumendo tre sono i principi che a nostro avviso dovrebbero ispirare il legislatore:<br />· più mercato e più libertà e scelta per i consumatori,<br />· più servizio e più assistenza ai cittadini<br />· nessuna rendita di posizione<br /></div><div align="justify"><br /></div><p><span style="color:#ff0000;"></span></p><p><span style="color:#ff0000;">1. Uscire dalla visione simmetrica del duopolio.<br /></span></p><div align="justify">Tuttavia ci pare sussista un vizio di fondo. Una visione simmetrica della regolamentazione della televisione pubblica e della televisione commerciale come se il loro destino fosse il medesimo e medesime fossero le finalità. Lo sviluppo del sistema misto in assenza di regole (a-regulation) con la formazione nei primi anni Novanta di un unico gruppo commerciale dominante, la nazionalizzazione nel 1986 della Terza Rete Rai che rinunciava definitivamente al concorso delle Regioni al rilancio della missione di servizio pubblico e delle sedi regionali all’ideazione e alla produzione dei programmi per controbilanciare l’acquisto di un terzo network commerciale Rete 4 da parte del gruppo Fininvest, accompagnato da una totale assenza di sviluppo di piattaforme ed offerte alternative via cavo e via satellite sino all’avvento del digitale, avevano disegnato un monstrum legislativo, la legge Mammì nel 1990, che si limitava a fotografare la situazione esistente, ovvero una sorta di pollaio televisivo pan-generalista, formato da tre reti pubbliche e tre reti private, simmetricamen te giustapposte le une accanto alle altre, come se andassero disciplinate sullo stesso piano, fatta eccezione per gli obblighi del contratto di servizio per la Rai ed i suoi vincoli alla raccolta pubblicitaria, disponendo del canone.<br /><br />L’attenzione del legislatore e delle forze politiche, anziché concentrarsi sui nuovi obiettivi del servizio pubblico nel sistema misto, sullo sviluppo di nuovi canali tematici e nuovi servizi via cavo e via satellite (equiparati alle reti generaliste ignorando gli appelli generosi di Massimo Fichera e le lodevoli sperimentazioni compiute in Rai dal suo gruppo) si è rivolta prevalentemente a regolamentare il mercato pubblicitario dominato appunto dalle reti generaliste. L’avvio della pay tv nei primi anni Novanta, quando questo nuovo segmento aveva conosciuto significativi successi in Francia e nel Regno Unito passava inosservato: era consentita un’offerta di tre canali terrestri ma impedita l’offerta di un bouquet multicanale sulle nuove piattaforme.<br /><br />Il deprecabile duopolio nel pollaio generalista si è tradotto in comportamenti del legislatore finalizzati esclusivamente a tutelarlo o a penalizzarlo a seconda dei casi e delle stagioni, senza preoccuparsi, almeno sino alla legge Maccanico approvata oltre due decenni dopo le prime sentenze della Corte Costituzionale, di distinguere – per farmi capire uno un’espressione forzata – il mercato del servizio pubblico dal mercato della televisione commerciale e dal nascente mercato della televisione a pagamento. La simmetria del duopolio insomma nascondeva l’asimmetria profonda delle finalità dei due principali gruppi televisivi italiani, concentrando la partita sul terreno della raccolta pubblicitaria e disincentivando la concessionaria di servizio pubblico ad esplorare nuove finalità pubbliche come se il canone risultasse qualche cosa residuale, destinato progressivamente ad esaurirsi.<br /><br />Oggi assistiamo ad un’inversione di tendenza. Ma questo vizio di fondo non mi pare sia del tutto scomparso quando Gentiloni afferma di voler superare: “In primo luogo, il duopolio e la concentrazione degli ascolti e delle risorse nelle mani di due soggetti: una situazione che ha anche effetti politici di forte resistenza al cambiamento e all'Innovazione”. Ciò contiene verità sacrosante, ma il DDL Gentiloni mette sullo stesso piano ascolti e risorse raggiunti da soggetti pubblici e privati quasi a voler stabilire che la quota di ascolto della Rai rimasta attorno al 45% sia in qualche modo deplorevole, quando semmai risulta deplorevole il ritardo ventennale accusato nell’offerta multicanale che ha prodotto in Germania prima e oggi nel Regno Unito una frammentazione degli ascolti ma anche una riarticolazione dell’offerta e un più oculato presidio di queste nuove piattaforme e modalità di declinazione dell’offerta televisiva da parte dei servizi pubblici e contemporaneamente un rafforzamento della loro presenza sul territorio non solo in ambito regionale ma anche in ambito locale.<br /></div><div align="justify"><br /><span style="color:#ff0000;">2. Rafforzare non amputare l’offerta di servizio pubblico.</span><br /><br />Per questa ragione non ci piace la proposta del cosiddetto disarmo bilanciato: ovvero che una rete analogica sia di Rai sia di Mediaset venga smantellata entro 15 mesi dall’approvazione della nuova Legge cedendo o restituendo allo Stato entro il 2009 le frequenze analogiche di una delle loro tre reti<a title="" style="mso-footnote-id: ftn1" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=3121643336257200197#_ftn1" name="_ftnref1">[1]</a>.<br /><br />Potremmo senza alcun dubbio accettare un disarmo sul mercato pubblicitario, ma crediamo che la Rai avrebbe bisogno fino al 2012 di una terza frequenza analogica per consolidare una nuova offerta televisiva educativa, informativa e culturale priva di pubblicità, come avvenuto quando al posto di TF1 il servizio pubblico francese ha potuto avviare la quinta rete educational (oggi France 5) in condominio con la rete culturale Arte. Mentre in Germania nascevano parallelamente una rete per bambini e una rete di documentari e di documentazione politico-parlamentare trasmesse sia in tecnologia analogica sia in digitale per poter raggiungere tutti gli abbonati al canone.<br /></div><div align="justify"><br /><span style="color:#ff0000;"></span></div><div align="justify"><span style="color:#ff0000;">3. Incentivare l’aumento delle tariffe pubblicitarie, non il dimagrimento delle aziende</span><br /><br />Per quanto riguarda il mercato pubblicitario non siamo ostili per principio alle misure previste ma crediamo che andranno introdotte gradualmente per assicurare un’autentica nuova dinamica del mercato, favorendo un aumento complessivo delle risorse, ovvero la fine di alcuni fenomeni deplorevoli come quelli praticati oggi come il dumping sulle tariffe delle inserzioni.<br /><br />Il tetto del 45% stabilito sulla raccolta pubblicitaria (oggi Mediaset raccoglie il 66%, mentre TF1 il 50%, ITV il 49%, RTL 46% e Telecinco il 30%) e la diminuzione dell’affollamento pubblicitario (con le telepromozioni che verranno conteggiate nel tetto orario pubblicitario) devono a nostro parere non solo liberare 400-500 milioni di euro di pubblicità come prevedono le stime di Gentiloni. Di fronte a un minore affollamento, Mediaset, ma almeno in una fase di transizione anche la Rai, devono essere incentivate effettivamente ad applicare un aumento delle tariffe e recuperare in tal modo una parte dei volumi del loro fatturato pubblicitario.<br /><br /></div><span style="color:#ff0000;"></span><div align="justify"><span style="color:#ff0000;">4. La gestione delle frequenze. Estendere il sistema misto all’ambito regionale e locale.<br /></span><br />Lo stesso giudizio - in parte positivo in parte condizionato dal vizio di fondo che abbiamo appena descritto - riguarda la nuova visione della transizione al digitale e della gestione delle frequenze contenuta nel DDL Gentiloni. Anche in questo caso riteniamo lodevole e serio lo sforzo teso al recuperare da parte dello stato e al riordino di un bene pubblico come quello rappresentato dalle frequenze che metterebbe fine ad un’anomalia tutta italiana. Ma non ci convincono i dispositivi antitrust individuati per il digitale terrestre a regime. Dopo lo switch off previsto nel dicembre 2012, la televisione digitale terrestre disporrà di dodici multiplex a frequenza singola SFN pari a 60 canali nazionali. Ogni operatore potrà disporre al massimo del 20% delle capacità trasmissive, pari a 12 canali. Rai e Mediaset secondo questo provvedimento simmetrico, dovranno cedere le capacità trasmissive eccedenti, a condizioni eque e trasparenti fissate dall’AGCOM.<br /></div><div align="justify">Anche qui l’interrogativo di fondo rimane la simmetria fra servizio pubblico e operatori privati. Perché equiparare la Rai agli altri operatori?</div><div align="justify"><br /></div><div align="justify"></div><div align="justify"></div><span style="color:#ff0000;"></span><div align="justify"><span style="color:#ff0000;">5. La necessità di frequenze multiple MFN per irradiare in maniera più capillare il territorio.<br /></span><br />Perché non consentire al servizio pubblico di disporre di frequenze digitali terrestri per assicurare una sua più capillare presenza in ambito non solo regionale, ma anche provinciale e locale. Perché assegnare i quattro multiplex a frequenza multipla MFN solo all’emittenza privata locale, quando negli altri grandi Paesi europei se non un intero multiplex per lo meno la metà della sua capacità viene assegnata in Francia per assicurare il distacco non solo in ambito regionale ma anche ad un secondo livello in ambito dipartimentale e locale di France 3, in Spagna per incrementare l’offerta delle televisioni pubbliche regionali autonome e persino quella delle televisioni pubbliche esistenti in ambito locale nelle grandi realtà delle nazioni catalana, basca, e galiziana, ma anche in Andalusia.<br /><br />Non basta creare consorzi per favorire la razionalizzazione dell’emittenza regionale privata e la condivisione delle frequenze. Occorre una chiarificazione del ruolo delle Regioni e degli enti locali, ma soprattutto vanno definiti i nuovi confini multimediali della presenza del servizio pubblico in ambito regionale e locale che dovrebbe essere esplicitata nell’ambito del contratto regionale di servizio previsto dalla Legge Gasparri.<br /><br /></div><span style="color:#ff0000;"></span><div align="justify"><span style="color:#ff0000;"></span></div><div align="justify"><span style="color:#ff0000;">6. La separazione societaria fra operatore di rete e fornitore di contenuti.<br /></span><br />Rispetto alla Legge 66 approvata nel 2001 che apriva la strada al trading delle frequenze, il legislatore, e comunque il documento Ovi Bosetti propone non solo la separazione delle funzioni ma anche la separazione proprietaria tra operatore di rete e fornitore di contenuti, portando a compimento il processo di smantellamento del vecchio modello del broadcaster verticalmente integrato. Ciò concentrerebbe il ruolo della Rai come fornitore di contenuti confermando nelle mani dell’azienda la responsabilità editoriale dei programmi trasmessi e dei nuovi servizi forniti e che dovrebbero essere fruibili attraverso tutte le piattaforme garantendo loro tendenzialmente un accesso universale.<br /><br />Gentiloni vede con favore l'idea di creare una società delle reti di trasmissione televisiva dove confluiscano le infrastrutture dei vari operatori, ma dice no a qualunque operazione dirigistica e si dice perciò pronto a valutare progetti industriali che vengano dai player televisivi. In un articolo del disegno di legge sulla transizione al digitale vengono favorite le forme di aggregazione consortile per la gestione delle frequenze nella fase di transizione”. Il Ministro si è però detto “contrario a congegnare proposte che vengono dall'alto” e comunque ha sottolineato che per una valutazione dell'ipotesi più compiuta è necessario attendere qualcosa di concreto da parte degli operatori: “Bisogna valutare i progetti industriali - ha concluso - quando verranno avanti”.<br /><br />Il documento di Ovi contiene proposte in linea con la filosofia delle Direttive sulle comunicazioni elettroniche dell’Unione Europea. Lo spacchettamento del modello del broadcaster verticalmente integrato non deve significare peraltro la fine del presidio pubblico degli impianti come avrebbe significato la vendita di Rai Way alla società americana qualora fosse stata consentita dal Governo nella legislatura precedente.Tornare al controllo pubblico delle frequenze significa distinguere le missioni pubbliche dell’operatore di rete dalle occasioni di business che possono essere sviluppate a partire dallo sfruttamento delle torri e degli impianti per nuove piattaforme.<br /><br /></div><span style="color:#ff0000;"></span><div align="justify"><span style="color:#ff0000;">7. Assicurare il principio della neutralità tecnologica e l’accesso del servizio pubblico su tutte le piattaforme</span><br /><br />“Oltre ai temi classici del servizio pubblico, secondo il Ministro Gentiloni - occorre individuare temi nuovi, partendo dal chiarimento del rapporto tra free e pay, quindi sull'incrocio tra la gratuità e le platee generaliste, e il ruolo del servizio pubblico come uno dei fattori trainanti per orientare l'Innovazione tecnologica”. Il servizio pubblico radiotelevisivo dovrà essere tendenzialmente fruibile attraverso il maggior numero di modalità di trasmissione e di accesso che l’evoluzione tecnica metterà a disposizione dei cittadini. È bene impedire, infatti, che le trasformazioni legate alle nuove tecnologie digitali determinino disparità (socio-culturali o di altra natura) nelle reali possibilità di fruizione dei contenuti da parte dei cittadini.<br /><br />Questo approccio è oggetto di ulteriori approfondimenti da parte di Giancarlo Bosetti e Alessandro Ovi: “Privilegiare il nucleo effettivo della funzione di servizio pubblico, rappresentato dalla fornitura di contenuti specifici, potrebbe suggerire la scelta di separare, non solo in termini di società ma anche in termini di proprietà, la società che gestisce torri e impianti di distribuzione dalla società che produce e/o offre i contenuti. Il modello dell’operatore verticalmente integrato (contenuti-rete) sembra essere sempre più divergente rispetto a quello del produttore di contenuti che diffonde i propri contenuti su tutte le piattaforme. È necessario dunque creare le condizioni in base alle quali le reti ed i contenuti siano separati dal punto di vista della proprietà e rispondano a logiche industriali diverse: la massimizzazione della capacità trasmissiva per gli operatori di rete e la diffusione multipiattaforma per i produttori di contenuti”.<br /><br />Questa ipotesi rende di nuovo di attualità l’ipotesi di un’unica società proprietaria delle torri e degli impianti di trasmissione e - connessa ad essa - l’ipotesi di uno scorporo della rete di telefonia fissa dal gruppo Telecom Italia. </div><div align="justify"></div><div align="justify"><br /><span style="color:#ff0000;"></span></div><div align="justify"><span style="color:#ff0000;">8. Un’unica società per la gestione degli impianti per tanti operatori?<br /></span><br />Nel Regno Unito si distingue la proprietà degli impianti e dei siti sui quali sono edificati che rimane gelosamente in un unico soggetto posto sotto il controllo del Ministero delle Difesa (così come pubblica rimane la gestione e pianificazione delle frequenze) dallo sfruttamento della rete stessa da parte di più operatori in concorrenza tra di loro. Un’unica rete, tanti fornitori di servizi in concorrenza tra di loro a pari condizioni di accesso e sfruttamento degli impianti.<br /><br />Il modello britannico era stato caldeggiato in Italia da Confindustria favorevole alla costruzione di un’unica rete UMTS e che avrebbe esercitato senza dubbio una razionalizzazione dei siti e un migliore impatto sul territorio a tutela della salute dei cittadini contro gli effetti nocivi derivanti dall’irradiazione di onde elettromagnetiche.<br /><br />La Rai negli anni Ottanta aveva respinto il tentativo di cedere le proprie torri al gestore delle telecomunicazioni, memore degli interessi divergenti che ne sarebbero potuti derivare. Respingendo l’ipotesi di una cessione degli impianti Rai alla Stet caldeggiata allora dal Presidente dell’IRI e dallo stesso Alessandro Ovi, e consapevoli del ritardo tecnologico accumulato per le dissennate decisioni prese contro lo sviluppo delle reti via cavo nel decennio precedente, taluni si erano dichiarati favorevoli allo sviluppo di un Agenzia nazionale per lo Sviluppo delle Reti e delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (poi divenuto una proposta di legge nel 1992). Una tale Agenzia nazionale avrebbe dovuto pianificare lo sviluppo delle nuove piattaforme integrandolo con la nascita di una Società Italiana per la Telediffusione che avrebbe dovuto rimanere controllata in maggioranza dalla Rai ma che avrebbe potuto avere l’apporto di privati per lo sviluppo di nuove attività di profitto. In ogni caso non si prevedeva la vendita a privati di un asset strategico come gli impianti della Rai - e quindi a quella di Rai Way - a soggetti privati date le delicate missioni di servizio pubblico e gli obblighi di accesso universale che ne derivano.<br /><br />A 15-20 anni di distanza sentiamo ancora davvero la mancanza di una cabina di regia pubblica: nello sviluppo del comparto multimediale. E’ mancata in questo caso, a contrario di quanto avvenuto negli anni Trenta, una sorta di Iri della multimedialità in grado di traghettare le punte tecnologiche del Paese in questo nuovo decisivo comparto. L’idea di una società unica rimane una prospettiva ancora percorribile? Che reale interesse vi può essere al possesso della rete quanto tanto più se essa è unica, dovrà assicurare l’accesso a terzi senza infrangere le rigorose regole comunitarie in materia di tutela della concorrenza e contemporaneamente garantire l’accesso di tutti i cittadini senza discriminazioni ad un’offerta di servizio a carattere universale con notevoli costi per assicurare l’illuminazione capillare dei segnali su di essa veicolati? Non siamo proprio sicuri che quest’idea sia davvero percorribile ma in ogni caso - laddove essa fosse esplorata nel concepire in particolare la configurazione delle reti digitali terrestri - dovrebbe naturalmente essere adattata all’interno del nuovo comparto multimediale e multipiattaforma.<br /></div><div align="justify">In ogni caso va comunque detto che qualora fosse percorribile la strada di una grande società degli impianti, oltre a garantire l’accesso ad una pluralità di soggetti anche terzi in concorrenza fra loro senza discriminazioni e a condizioni eque e trasparenti, anche in questo caso essa dovrebbe favorire non solo un processo di razionalizzazione, ma come già detto per le frequenze, un’estensione del carattere misto del comparto multimediale.Vanno dunque garantiti i servizi veicolati sulle reti anche in ambito regionale e locale, introducendo obblighi di must carry e di copertura dei segnali a tutti i cittadini seguendo la medesima filosofia con la quale sono state costruite storicamente le reti radiofoniche e televisive sino a raggiungere tutto il territorio nazionale. Una filosofia improntata all’erogazione di un servizio con un costo infrastrutturale per l’intera collettività che non può auto-finanziarsi da solo sul mercato se non attraverso uno sviluppo selettivo e discriminatorio verso le aree non appetibili perché scarsamente generatrici di traffico e conseguentemente di flussi finanziari.<br /><br /><br /><br /><strong>IL FUTURO ASSETTO DEL SERVIZIO PUBBLICO E IL SUO FINANZIAMENTO</strong><br /><br />Anche qui prima di esaminare le proposte di Gentiloni, occorre forse ricordare alcuni processi storici che hanno caratterizzato in Europa la riforma del servizio pubblico negli anni Sessanta e Settanta<br /><br /><strong></strong></div><div align="justify"><strong>La battaglia per uscire dal controllo diretto degli esecutivi<br /></strong><br />Fatta salva l’eccezione britannica di autentica autonomia del servizio pubblico sia dal governo e dai poteri pubblici sia dalle pressioni dei gruppi commerciali (che portano alla trasformazione della prima Company commerciale in Corporation Pubblica rinunciando al modello tutto privato statunitense) i soggetti pubblici continentali hanno conosciuto un difficile processo di autonomia dal potere degli esecutivi. Molto complessa sotto questo profilo risulterà anche la vicenda tedesca nel processo di affrancamento dal potere esercitato dalle Forze anglo-americane di occupazione nella Germania Federale del dopoguerra che impediscono la nascita di un servizio pubblico su scala nazionale sino agli anni Sessanta.<br /><br />La Francia spezza solo nel 1974 il cordone ombelicale con il Ministero dell’Informazione dopo l’uscita di scena di De Gaulle con la chiusura dell’ORTF e la nascita di tre società pubbliche indipendenti e in forte concorrenza diretta tra di loro sugli ascolti almeno sino alla privatizzazione della prima nel 1986 e alla nascita di un sistema misto che spingerà ben più tardi alla fine degli anni Novanta a raccoglierle sotto un’unica Holding France Télévision. Con la nascita delle Authorities nel 1982 i presidenti saranno anch’essi nominati dai nuovi saggi a loro volta eletti a rotazione dalle alte cariche dello Stato francese.<br /><br />La Spagna, pur spezzando con la fine del franchismo il legame diretto con l’esecutivo e con la casta militare, negli ultimi tre decenni non riesce ad affrancare completamente il servizio pubblico dall’esecutivo in quanto in assenza di canone esso dipende sempre di più dal ripiano dei debiti da parte di una filiale del ministero spagnolo delle finanze. In Germania si insediano nei Laender degli organismi compositi molto rappresentativi non solo dei partiti ma anche delle forze economiche sociali e religiose del Paese e in ogni caso la forte dimensione regionale al contrario della Francia gollista e dell’Italia democristiana, costituisce un antidoto allo strapotere di una singola area politica.<br /><br />In Italia con la Legge di Riforma del 1975 si decide per il mantenimento dell’unitarietà del servizio pubblico all’interno di un’unica società ma in seno alla Rai si diversificano le reti e le testate, creando una diarchia fra esecutivo che continua a nominare il direttore generale democristiano e parlamento che acquista sovranità nell’attività di indirizzo e vigilanza nominando il consiglio di amministrazione dell’azienda a capo del quale si insedia un rappresentante laico del partito socialista. Ne deriva un quadro spartitorio non proprio esaltante nel medio termine quando l’assetto si rivela inefficiente nel far fronte alla concorrenza di un supergruppo televisivo commerciale, ma certamente incommensurabilmente meno “dittatoriale” del latifondo precedente.<br /><br />Un esperimento che almeno nella sua prima fase con Andrea Barbato e Massimo Fichera, contribuisce ad allargare il pluralismo, apre a nuovi settori di sperimentazione e a nuove voci che non avevano diritto di espressione nelle gestioni precedenti, creando come in Francia una certa benefica concorrenza interna al monopolio soprattutto con le seconde reti meno ufficiali e più irriverenti nei confronti dei pubblici poteri. Si tratta certo di una stagione in Italia piuttosto breve che verrà normalizzata con la blindatura dei partiti nel controllo delle testate dopo l’ingresso nel 1986del partito comunista e la nazionalizzazione della terza rete nata a vocazione federale con forte progettualità su scala regionale.<br /><br />Questa stagione finisce quando nasce la perfetta simmetria e inizia la dittatura dell’Auditel e il processo di omologazione fra rete pubbliche e emittenti commerciali. La Rai diventa uno strano ircocervo metà servizio e metà impresa, un’anatra zoppa che non può competere pienamente sul terreno commerciale né continuare ad esprimere le sue finalità di servizio pubblico perché esse cozzano con le logiche della competizione sugli ascolti. Vivrà praticamente due decenni senza ridefinire la propria fisionomia e governance.<br /><br />Da questa situazione dovrà ripartire chi voglia autenticamente riformare il servizio pubblico a trent’anni dall’ultima legge di riforma.<br /><br />Il nuovo governo sembra cosciente della necessità di rompere questo monstrum. L'ipotesi allo studio per una nuova configurazione della Rai si baserà secondo quanto annunciato da Gentiloni sulla separazione societaria tra attività finanziate dal canone e attività finanziate dalla pubblicità, “…confermando però l'unità aziendale. La Rai sarà concentrata su due reti generaliste di servizio pubblico finanziate dal canone e con poca pubblicità e programmi di elevata qualità e da una rete commerciale finanziata dalla pubblicità con programmi commerciali nella quale potrebbero entrare soggetti privati. </div><div align="justify"><br />Come chiarisce lo stesso Gentiloni “L'ibrido tra le fonti di finanziamento della Rai, per metà rappresentate dal canone e per metà dalla pubblicità: un meccanismo che spinge all'omologazione con la Tv commerciale. Paletto essenziale, da questo punto di vista, è la separazione tra le attività finanziate dal canone e quelle sostenute dagli introiti pubblicitari”. Si prevede – chiarifica il Ministro nell’intervista rilasciata al supplemento economico del Corriere della Sera - un adeguamento del canone (oggi a meno di 100 euro a fronte dei 204 in Germania e Svezia e 180 in Gran Bretagna) pari al tasso di inflazione e un maggiore impegno contro l’evasione oltre a contributi ad hoc per garantire un ruolo di traino del servizio pubblico nell’agevolare la migrazione dall’analogico al digitale entro la nuova data prevista.<br /><br />Per parte nostra abbiamo ricordato prima che, prima ancora dello switch off, sarà necessaria una riarticolazione dell’offerta di servizio pubblico non solo a favore di nuovi canali educativi e informativi di servizio pubblico, ma anche una più ricca e capillare presenza del servizio pubblico sul territorio riprendendo uno dei punti all’origine della Riforma di trent’anni or sono. Solo attraverso questo rafforzamento rivolto a tutti gli italiani e non solo alle famiglie digitali, riteniamo che sarà forse possibile procedere ad una progressiva riduzione della pubblicità e ad un incremento del canone e dei contributi pubblici che altrimenti rimarrà del tutto improponibile. Ci vuole insomma non solo in materia di raccolta pubblicitaria ma anche sul terreno dell’offerta una scossa importante che segni davvero un’inversione di tendenza a favore della qualità ma non a scapito degli ascolti e che sia effettivamente in grado di accompagnare tutte le famiglie verso l’universo digitale e il comparto multimediale sfruttando al massimo le tecnologie esistenti a cominciare dal Televideo e da tutti quegli strumenti che consentono già oggi all’utente di interagire con il medium televisivo. </div><div align="justify"></div><div align="justify"></div><div align="justify"><span style="color:#ff0000;"></span></div><div align="justify"><span style="color:#ff0000;"><strong>1. Governance della nuova Rai<br /></strong></span><br />Secondo Gentiloni L'ultima, ma forse più grave anomalia del sistema italiano, è “il rapporto tra Tv pubblica e politica, che esiste ovunque ma in Italia è abnorme e non più sopportabile”. Tutti noi siamo d’accordo da anni sulla necessità di un allontanamento dei partiti dalla gestione dell’azienda per garantire la massima autonomia e indipendenza dal Governo e dalla politica. Per questa ragione è stata avanzata sin dai primi anni Novanta l’idea di una Fondazione o comunque di un organo in grado non solo di fungere da intercapedine fra l’indirizzo politico definito dal contratto di servizio e la gestione operativa, ma in qualche modo - aggiungeremmo - di diventare la voce degli abbonati e di verificare la congruità della gestione dell’azienda con gli obiettivi della nuova missione di servizio pubblico definiti nel contratto di servizio. Sotto questo profilo risulta particolarmente istruttivo quanto deciso dal Governo nel Regno Unito con l’insediamento a capo della BBC a partire dal 2007, in sostituzione del Board of Governors, di un BBC Trust ossia di un Consiglio dei Fiduciari investito di questi nuovi poteri di verifica e di controllo della gestione operativa del servizio pubblico d’Oltre Manica oggi alle prese con un lungo processo di decentramento delle proprie strutture. </div><div align="justify"><br /></div><div align="justify"><span style="color:#ff0000;"></span></div><div align="justify"><span style="color:#ff0000;">2. Il dibattito sulle finalità e sui criteri di nomina della Fondazione </span><br /><br />Innanzitutto vorremmo precisare la nostra proposta relativamente al ruolo di indirizzo che la politica attraverso il Parlamento dovrebbe ritrovare ed esplicitarsi nella discussione di documenti strategici simili al Green Paper all’origine della nuova Royal Charter della BBC in vigore per un decennio dal 1 gennaio prossimo. La funzione del nuovo Consiglio eviterebbe di sovrapporsi con quella del Direttore Generale e dei manager responsabili della gestione operativa dell’azienda, conferirebbe al Board una funzione di vigilanza e di riporto a scadenza semestrale dell’operato dell’azienda al Parlamento e all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, ovvero ad una nuova Commissione Parlamentare di Indirizzo che dovrebbe vigilare come l’AGCOM sull’intero comparto delle comunicazioni elettroniche a distanza e sul rispetto del pluralismo dei contenuti veicolati qualunque sia la natura dell’editore e della piattaforma attraverso i quali sono veicolati.<br /><br />Naturalmente molto delicata diventa a questo punto la definizione dei criteri secondo cui andranno individuati i componenti della Fondazione a capo della nuova Rai, organo in grado di rappresentare il paese e la cittadinanza nella sua totalità e che dovrà essere dotato delle sopra citate funzioni di indirizzo e controllo oltre che della nomina dei vertici. Concordiamo con il documento di Giancarlo Bosetti e Alessandro Ovi quando scrivono “Poiché la funzione di servizio pubblico deve essere protetta da ingerenze non pertinenti (politiche, economiche e di altro genere), la soluzione proposta è una Fondazione creata ad hoc, con organi costituiti da persone selezionate con criteri mediante i quali ognuna di esse possa rappresentare il Paese nella sua complessità”. Ma divergiamo quando si entra nello specifico relativo alle modalità di nomina dei componenti della Fondazione.<br /><br />Sotto questo profilo francamente non ci convincono le due soluzioni sin qui proposte , sia quella “alla spagnola” che ho sentito sostenere da Gentiloni che prevede la modalità di nomina parlamentare a maggioranza bipartisan (oltre i 2/3 del Parlamento) sia quella presentata dal gruppo di Ovi con organi costituiti da persone selezionate pubblicamente attraverso una Commissione terza nominata dall'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni – che ricordiamolo nei criteri di nomina dei suoi Commissari e del suo Presidente rimane diretta espressione della politica e dei partiti.<br /><br />La prima soluzione non ci piace perché lascia sostanzialmente le cose inalterate o nella peggiore ipotesi riprende i vizi di esperienze precedenti costringendo le forze politiche bipolari a defatiganti compromessi senza peraltro incentivare i destinatari il cui mandato proprio perché figlio di compromessi può apparire annacquato o comunque soggetto a troppi vincoli (si pensi al clamoroso rifiuto di Paolo Mieli di accedere alla Presidenza del Consiglio di Amministrazione della Rai nella scorsa legislatura su indicazione dei Presidenti di Camera e Senato).<br /><br />La seconda soluzione non appare convincente in quanto restituisce alla politica (sia pure in maniera camuffata e mediata da una Commissione) un potere enorme assegnando ad un unico organismo l’AGCOM - nominato peraltro dal Parlamento secondo criteri partitocratici simili a quelli previsti dalla Gasparri per la nomina dell’attuale CdA Rai - un compito specifico di enorme e delicatissima portata. L’AGCOM – mediante la nomina dei componenti della Fondazione poi formalizzata dal Ministro delle Comunicazioni – dovrebbe in effetti sovrintendere alla vigilanza sull’operato del servizio pubblico, quando invece essa è chiamato istituzionalmente e regolare l’intero sistema delle comunicazioni e dovrebbe semmai misurare l’impatto di mercato dell’operato del servizio pubblico.<br /><br />Va ricordato che il Governo britannico ha deciso di non seguire le raccomandazioni dell’OFCOM che aveva suggerito la creazione di una nuova figura , posta sotto la propria vigilanza, il Public Broadcasting Publisher<a title="" style="mso-footnote-id: ftn2" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=3121643336257200197#_ftn2" name="_ftnref2">[2]</a> incaricato di distribuire prodotti britannici originali e di alta qualità attraverso reti a larga banda, reti televisive digitali terrestri e altre piattaforme per le comunicazioni mobili.<br /><br />Il nuovo Consiglio dei Fiduciari della BBC è interessante come voce dei cittadini e come organo fiduciario di verifica dell’operato dell’azienda e della congruità dell’utilizzo dei fondi pubblici con le missioni definite dalla Royal Charter ma non può certo fungere da esempio per un Paese che non ha conosciuto una rivoluzione liberale come il Regno Unito dove l’esecutivo verrebbe del tutto screditato se non nominasse persone di assoluta indipendenza e provata fama.<br /><br />Difficile dunque adottare una soluzione all’inglese in Italia. Il Parlamento sotto questo profilo in una democrazia più debole ed più giovane come quella italiana, rappresenta senza dubbio un ruolo di rappresentanza del volere di tutti gli elettori e cittadini e non solo di quelli che hanno votato per i partiti o a maggior ragione per le coalizioni di partiti che hanno assicurato l’insediamento di un determinato esecutivo. Semmai possiamo dire che il Parlamento non basta non è sufficientemente rappresentativo come dimostra l’esperienza della nomina dei membri dell’Autorità italiana per le Comunicazioni che riproducono in una sorta di mini-parlamentino interno i rapporti di forza esistenti in quello autentico. Il che impedisce di fare dell’Autorità il grande elettore del vertice della Rai, a differenza del caso francese dove i membri del Conseil Supérieur de l’Audiovisuel sono nominati a rotazione non creando necessariamente omogeneità con la maggioranza presidenziale o in caso di coabitazione con la maggioranza parlamentare esistente.<br /></div><div align="justify">Il ruolo costituzionale di garante della coesione della comunità è assicurato dal monarca (che controfirma la carta reale ma anche le nomine del vertice della BBC da parte del Governo) o dal Presidente della Repubblica che dovrebbe poter in qualche modo esprimere una parte dei membri del vertice e chiedere loro relazioni come per il parlamento.<br /><br />Alcune funzioni storicamente esercitate dal CNEL potrebbero servire da spunto per adattare al quadro italiano parte dei principi utilizzati per la nomina degli organismi di vigilanza dei Laender in Germania. Un federalismo spinto dovrebbe favorire la nascita di veri e propri Assessorati regionali alle comunicazioni, la nascita di commissioni consiliari di vigilanza sulle comunicazioni regionali e la trasformazione dei Corecom in Autorità Regionali.<br /><br />Sul piano nazionale la Commissione Parlamentare di vigilanza dovrebbe applicarsi all’intero sistema delle comunicazioni e le due Authorities Antitrust e Agcom esercitare la tutela della concorrenza e la regolazione del sistema delle comunicazioni. Il ruolo dell’organismo a capo della Rai (Fondazione Consiglio di Fiduciari, Voce degli abbonati al canone), qualunque sia il suo criterio di nomina, dovrebbe in ogni caso essere distinto anche sotto il profilo logistico da quello della Direzione Generale di cui diverrebbe in qualche modo una controparte, verificandone periodicamente l’operato e la congruità con la mission definita nel programma. In ogni caso va spezzata la diarchia e schizofrenia attuale.<br /><br />Fatte queste osservazioni, possiamo dire che il contributo di Giancarlo Bosetti e di Alessandro Ovi contenga alcune osservazioni pienamente condivisibili. Penso all’idea “che la durata degli organi societari della Fondazione sia al massimo di cinque anni e comunque a “scavalco” di ogni legislatura”. Riteniamo altresì importante il contributo dato sugli indirizzi che dovranno essere emessi dalla Fondazione<a title="" style="mso-footnote-id: ftn3" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=3121643336257200197#_ftn3" name="_ftnref3">[3]</a> e sul fatto che una volta verificata l’aderenza alla funzione di servizio pubblico<a title="" style="mso-footnote-id: ftn4" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=3121643336257200197#_ftn4" name="_ftnref4">[4]</a>, essa dovrà essere messa successivamente a confronto con l’impatto che si genera sul mercato<a title="" style="mso-footnote-id: ftn5" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=3121643336257200197#_ftn5" name="_ftnref5">[5]</a> e che su quest’ultimo terreno risulta invece importante il ruolo dell’Autorità.</div><div align="justify"><br /></div><div align="justify"></div><div align="justify"><span style="color:#ff0000;"></span></div><div align="justify"><span style="color:#ff0000;"></span></div><div align="justify"><span style="color:#ff0000;">3. Il nuovo ruolo di indirizzo della politica</span><br /><br />Come chiarisce il documento “La Fondazione è responsabile della verifica di aderenza alla funzione di servizio pubblico, mentre l’analisi di impatto sul mercato potrebbe essere condotta dall’AGCOM. Per quanto ci riguarda in ogni caso riteniamo che Governo e Parlamento attraverso la redazione e approvazione di un Documento di legislatura che fissi i confini del contratto di servizio e quindi dell’impegno del servizio pubblico nell’assolvimento di determinate missioni come contropartita del canone universalmente percepito.<br /><br />Il Governo e il Parlamento devono fare certo un passo indietro rinunciando definitivamente ad interferire nella gestione interna del servizio pubblico, ma essi devono contemporaneamente riuscire a fare un passo in avanti attraverso una nuova Riforma in grado di conferire un indirizzo strategico alla Rai adeguato alle nuove sfide tecnologiche e in grado di fare i conti con una società italiana in grande trasformazione e soprattutto di ripensare la propria funzione di coesione sociale nella società dell’informazione.<br /><br /><br /><span style="color:#ff0000;">4. Criteri possibili per la nomina del Comitato dei Garanti</span><br /><br />Per parte nostra scarteremmo le due ipotesi suggerite da Gentiloni e dal documento di Bosetti e Ovi, dovendo per altro giudicare naturalmente improponibile in Italia una soluzione all’inglese di nomina da parte del Governo del Consiglio dei Fiduciari o della Fondazione a capo della Rai come avviene nel Regno Unito, modalità che nel contesto italiano ci porterebbe indietro di un trentennio sottraendo al Parlamento il controllo sull’azienda per restituirlo all’esecutivo.<br /><br />Per questa ragione proponiamo una soluzione più simile a quella adottata in Germania che veda associati al destino del servizio pubblico non solo il mondo politico, ma anche quello delle imprese e dei sindacati, delle confessioni religiosi e della ricerca scientifica che unitamente a personalità indicate dal Presidente della Repubblica, dal Parlamento e dalle Regioni, dovrà individuare il Comitato di garanti a capo della Fondazione composto da pochi soggetti portatori di rilevanti valori sociali e culturali. Il Comitato di garanti della Fondazione nominerà al suo interno un Presidente e un Segretario generale.<br /><br />I principi a cui la Fondazione del servizio pubblico radiotelevisivo dovrà ispirarsi saranno definiti in una "Magna Charta", un documento parlamentare di valenza costituzionale da approvare con maggioranza qualificata, che avrebbe come oltre Manica una scadenza decennale e sovrintenderebbe al contratto di servizio.<br /><br />La Fondazione risponderà al Parlamento della coerente realizzazione dei principi contenuti nella Magna Charta. Alla Fondazione farà capo una holding, a cui spetterà la gestione del servizio pubblico radiotelevisivo e sarà retta da un Consiglio di amministrazione nominato dal Comitato di garanti della Fondazione stessa. Il canone sarà intestato alla Fondazione. La holding può agire come unica società o articolarsi in sub-holding.<br /><br />Nella ipotesi ora descritta si conseguirebbe l'obiettivo di separare nettamente l'indirizzo strategico, che rimarrebbe al Parlamento attraverso l’approvazione della Magna Charta e della cui attuazione sarebbe garante la Fondazione, dalla gestione, cioè dalla holding che del suo operato risponde alla Fondazione stessa. La Fondazione individua attraverso un contratto di servizio gli obblighi specifici di servizio pubblico che devono essere assolti dalla holding ed in relazione ai quali le conferisce il canone, verificando periodicamente che l'attività della holding sia rispondente agli obiettivi fissati nel contratto di servizio.<br /><br /><br /><strong>Conclusioni. Il futuro multimediale ad accesso universale: la televisione via Internet</strong><br /><br />Vorremmo infine sottolineare un altro aspetto importante annunciato dal Ministro relativo al futuro e in particolare alla IPTV ovvero alla televisione veicolata attraverso Internet. Per evitare all’origine il formarsi di posizioni di monopolio sulla piattaforma Internet si prevede la parità di accesso alla rete per tutti i fornitori di contenuti via Internet.<br /><br />La nuova normativa impone a Telecom Italia, in quanto soggetto notificato come detentore di un significativo potere di mercato, l’obbligo di offrire l’accesso alla larga banda a tutti gli operatori titolari di autorizzazione generale, ai fini della fornitura del servizio televisivo e comunque la distribuzione di contenuti multimediali in linea. . Sarà l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni a stabilire i criteri per una formulazione trasparente e non discriminatoria di tale offerta da parte di Telecom Italia.<br /><br />Rimane il fatto che la penetrazione della banda larga in Italia è inferiore alla media europea e che occorreranno forti investimenti per le reti di nuova generazione a banda ultra larga. Non è ancora chiaro chi farà questi investimenti e chi li deciderà. Un nuovo soggetto pubblico o una nuova Agenzia a partecipazione pubblica? Oppure solo le imprese di mercato? Qualunque sia lo scenario, la separazione ipotizzata da Telecom Italia fra la rete d’accesso e i servizi di telecomunicazione sarebbe positiva per garantire parità d’accesso a tutti i competitori. Si dovrà infine pensare anche al wireless a larga banda. L’alternativa alla rete fissa sarà il Wimax, la rete via radio a banda larga in grado di coprire i centri urbani come le aree più remote usando frequenze ancora utilizzate dal Ministero della Difesa.<br /><br /><br /><strong>Per un New Deal della Comunicazione. Stato e mercato a quasi mezzo secolo dal primo centro-sinistra<br /></strong><br />Anche qui il compito del legislatore è arduo. Ma prima ancora che possa intervenire con soluzioni efficaci, le riforme di sistema vanno preparate con cura dalla politica in collaborazione con tecnici di elevato profilo.<br /><br />Tornare a riflettere sul rapporto fra Stato e Mercato può sembrare un tuffo indietro nel tempo di quasi 50 anni. Di fronte alla globalizzazione e ad altri effetti di questo avvio del nuovo Millennio, proprio perché si chiede alla politica di favorire l’uscita definitiva dagli ultimi mercati protetti e il perfezionamento di certi lunghi e defatiganti processi di liberalizzazione (dagli ordini professionali al valore legale dei titoli di studio), si deve al contempo promuovere un nuovo limitato, oculato ma non per questo meno importante e decisivo, intervento pubblico nella società dell’informazione e delle reti della conoscenza.<br /><br />La ricostruzione di un Cantiere per il Paese passa attraverso la riqualificazione della scuola, della sanità, dei trasporti e dei servizi, la realizzazione di nuove forme di eccellenza e di valorizzazione dei saperi e dei meriti, attraverso un Nuovo Corso capace di riprendere lo spirito riformista del primo centro-sinistra attraverso la ricostruzione di un nuovo Welfare della Comunicazione, uno Stato sociale intelligente che garantisca a tutti i cittadini l’accesso ai nuovi linguaggi e saperi.<br /><br />La ridefinizione del ruolo del servizio pubblico radiotelevisivo nel nuovo comparto multimediale è un passaggio chiave di questo New Deal e rappresenta quella che un tempo si chiamava riforma di struttura.</div><div align="justify"></div><div align="justify"></div><div align="justify"></div><div align="justify">Roma, gennaio 2007</div><div align="justify"></div><div align="justify"></div><div align="justify"></div><div align="justify"></div><div align="justify"></div><div align="justify"></div><div align="justify"></div><div align="justify"></div><div align="justify"></div><div align="justify">Note al testo:<br /></div><div align="justify"><a title="" style="mso-footnote-id: ftn1" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=3121643336257200197#_ftnref1" name="_ftn1">[1]</a> Le frequenze verranno assegnate a gara e il denaro incassato andrà in parte al Tesoro in parte finanzierà i progetti di copertura digitale.</div><div align="justify"><br /><a title="" style="mso-footnote-id: ftn2" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=3121643336257200197#_ftnref2" name="_ftn2">[2]</a>L’OFCOM sostiene che la nuova figura del Public Service Publisher (PSP), cioè l’Editore di Servizio Pubblico, grazie alle nuove infrastrutture tecnologiche, sarebbe in grado di distribuire contenuti e programmi di servizio pubblico destinati alle diverse piattaforme digitali e alle nuove piattaforme a banda larga, fornendo contemporaneamente servizi multimediali di prossimità destinati alle comunità presenti sul territorio Questa proposta ha suscitato l’immediata reazione delle emittenti di servizio pubblico, in particolare quella della bbc, ostile a qualsiasi forma di messa all’incanto o frammentazione del canone in una miriade di soggetti, a prescindere dalla loro natura di broadcaster pubblici o di semplici editori/fornitori di contenuti per il servizio pubblico.<br /></div><div align="justify"></div><div align="justify"><a title="" style="mso-footnote-id: ftn3" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=3121643336257200197#_ftnref3" name="_ftn3">[3]</a> Gli indirizzi del servizio pubblico radiotelevisivo, nell’arco di concessione e nei contratti di servizio, dovranno essere formulati con modalità che consentano verificabilità e misura dei risultati e, nell’iter per la loro determinazione, appare opportuno giovarsi di periodiche rappresentazioni della società da parte di più agenzie qualificate. Per evitare dispersione di risorse, si dovrà tenere conto di quanto il mercato è in grado di offrire spontaneamente ai cittadini, ma anche di come l’evoluzione delle tecniche trasmissive e degli scenari di mercato possano creare squilibri significativi di accesso ai contenuti da parte dei cittadini. Gli indirizzi, inoltre, dovranno riguardare gli obiettivi da raggiungere e non le specifiche declinazioni editoriali dei contenuti che dovranno restare di responsabilità del broadcaster concessionario. I livelli di audience da raggiungere, tali da giustificare l’ottenimento delle risorse da canone e l’attribuzione della funzione, saranno, ove possibile, ricompresi negli obiettivi.<br /></div><div align="justify"><a title="" style="mso-footnote-id: ftn4" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=3121643336257200197#_ftnref4" name="_ftn4">[4]</a> Si può immaginare un sistema di valutazione della corrispondenza dell’attività del ‘broadcaster’ concessionario di servizio pubblico agli indirizzi emessi dalla Fondazione basato su quattro aspetti principali: -diffusione (“reach”: quante persone hanno accesso e useranno effettivamente un servizio),-qualità, -innovazione, -efficienza.<br /></div><div align="justify"></div><div align="justify"><a title="" style="mso-footnote-id: ftn5" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=3121643336257200197#_ftnref5" name="_ftn5">[5]</a> È opportuno infatti valutare se il valore aggiunto di un servizio finanziato con denaro pubblico sia maggiore dell’impatto negativo sui concorrenti commerciali dal punto di vista del vantaggio del cittadino utilizzatore/consumatore. In una certa misura, il servizio pubblico distorce sempre il mercato, e la sua presenza può essere utile proprio in quanto strumento di alterazione (e quindi di governo) del mercato stesso. È importante, tuttavia, che tale distorsione non sia eccessiva, che abbia una logica di equilibrio e che sia quindi controbilanciata dal valore aggiunto per i singoli utilizzatori come per la società nel suo complesso.</div>somalvico brunohttp://www.blogger.com/profile/15667983763996556084noreply@blogger.com0