Per una costituente del servizio
pubblico cross mediale
delle Comunicazioni
di Bruno Somalvico
Con i Convegni promossi nel luglio 2013 al CNEL e nell’ottobre 2013 a Eurovisioni, da
Articolo 21 e dalla fondazione Di Vittorio è decollata la riflessione sulla
questione del cd rinnovo della concessione Rai-Stato in scadenza nell’aprile
2016, invertendo la tendenza rispetto alla piega che stava assumendo il
dibattito.
A un anno di distanza nell’autunno 2014 il sottosegretario
del Governo Renzi responsabile per le comunicazioni presso il Ministero dello Sviluppo
Economico Giacomelli aveva annunciato
un’ampia consultazione in previsione di questa scadenza. Secondo quanto
annunciato domenica da La Repubblica,
ma poi parzialmente smentito da Palazzo Chigi, invece, il governo si
appresterebbe a fissare nuove modalità di riscossione del canone (per
combatterne l’evasione) e con un Disegno di legge a definire una nuova
Governance della Rai, da un lato istituendo la figura dell’Amministratore
Delegato, dall’altro facendo eleggere dal Parlamento un Consiglio di Amministrazione
formato da 5 persone scelte fra una rosa indicata da soggetti esterni e
autonomi dalla politica come l’AGCOM, la Conferenza Stato Regioni ,
il Consiglio dei Rettori, la Corte Costituzionale e i Presidenti delle Camere,
che si occuperebbe solo delle grandi scelte strategiche. Cambierebbe infine la
durata del contratto di servizio pubblico. Non sarebbe più triennale, ma
decennale. Per dare all’azienda la possibilità di programmare a lungo termine
gli investimenti sulla base di un gettito certo che nel 2015 sarà di 1,8
miliardi. Nulla trapela invece in merito alla Convenzione fra la Rai e lo Stato
in scadenza nel 2016
Nel giro di 48 ore l’ipotesi di mettere il canone in
bolletta attraverso un emendamento alla legge di stabilità sostenuta dallo
stesso Giacomelli è stata smentita da fonti di Palazzo Chigi mentre sembrerebbe
rimanere in piedi quella di inserirlo nella dichiarazione dei redditi non è
chiaro se mantenendolo come tassa di scopo ad hoc o abolendolo come vorrebbero
alcuni deputati dello stesso PD e inserendolo nella fiscalità generale. In ogni
caso nulla è trapelato in merito alla
missione del servizio pubblico nell’era del web. Che è – insieme alla riduzione
degli sprechi e alla fine del controllo dei partiti – la vera questione da
affrontare per garantire al servizio pubblico una nuova carta d’identità. In
effetti, solo dopo averne stabilito le finalità, andrebbero definite le risorse
necessarie e, in particolare, identificati gli strumenti più appropriati per
poterle raccogliere, e quindi determinato l’ammontare complessivo del gettito
ad esso allocato.
Ma prima ancora dell’identificazione del fabbisogno
finanziario, andrebbe chiarito il riposizionamento editoriale del servizio
pubblico in un mercato delle comunicazioni caratterizzato dal peso crescente
dei fornitori di servizi di video on demand a pagamento in modalità “over the
top” ossia al di sopra della rete, ovvero come le definisce l’AGCOM “imprese prive di una propria infrastruttura
e che in tal senso agiscono al di sopra delle reti, da cui over-the-top che forniscono, attraverso le reti IP,
servizi, contenuti e applicazioni di tipo rich media, basati sulla forte presenza di contenuti audiovisivi e traggono
ricavo, in prevalenza, dalla vendita di contenuti e servizi agli utenti finali”
La questione non è se rinnovare più o meno tacitamente nel
2016 la Convenzione alla Rai per la concessione dei servizi di radiodiffusione
circolare. Il nodo è saper se la scadenza della concessione è l'occasione per
creare un nuovo servizio pubblico delle comunicazioni crossmediale e
interattivo - e per questo occorre stabilire un preciso calendario - o se si
intende meramente ricondurre burocraticamente la concessione in esclusiva alla
Rai del servizio pubblico radiotelevisivo lineare.
Noi di Infocivica – come sostenuto nelle conclusioni della
nostra Dichiarazione rifondativa “Per una responsabilità pubblica nelle
comunicazioni dell’era digitale” - crediamo che debba essere l’occasione per
dare vita ad una media company di servizio pubblico che presidi i contenuti, e
ad un servizio pubblico di trasporto ad essa strettamente associato ma separato
verticalmente rispetto al modello del vecchio radiodiffusore circolare, il cd. Brodcaster,
nonché ad una piattaforma di accesso a Internet promossa su scala europea dai
servizi pubblici in grado di costituire un hub tra il cittadino, i contenuti e
i servizi offerti.
Il presidio nell'ottica del servizio pubblico della Rete è
decisivo non solo per l'informazione e l'intrattenimento ma per la formazione
delle nuove generazioni e l’educazione dei nativi digitali. La riforma del
servizio pubblico in questo senso è un capitolo della riforma del welfare in
senso intelligente ma anche dell'organizzazione della coesione sociale nella
società dell'informazione e della conoscenza. Come tale la missione di coesione
sociale nell'era della frammentazione e della parcellizzazione della
collettività nazionale e il diritto d’accesso universale alla Rete costituiscono
un bene prezioso da iscrivere nella Costituzione. Siamo convinti
dell’opportunità che vadano ridefinite missione, offerta, finanziamento e
regole in una Magna Charta del servizio pubblico crossmediale delle
comunicazioni, ovvero in un documento di valore costituzionale.
Una nuova Rai oltre la Rai. Guardare al 2016 in maniera
autenticamente riformatrice significa a nostro parere aprire un processo
costituente di un nuovo e composito soggetto in grado di incarnare e garantire
in modalità e secondo logiche del tutto inedite nella nuova era la missione di
coesione sociale storicamente assolta dai pubcaster e di estendere all'era
digitale il carattere misto del sistema informativo e formativo della nostra collettività
Contratto di servizio triennale e convenzione ventennale
sono due istituti che potrebbero essere aboliti come a mio parere anche la Commissione Parlamentare
che dovrebbe perdere la funzione di vigilanza sulla gestione della Rai – che
potrebbero essere garantite dallo stesso Consiglio d’ Amministrazione
attraverso relazioni semestrali al Parlamento - assumendo esclusivamente quella
di indirizzo sull'intero sistema delle comunicazioni elettroniche. Non si
tratta di costruire un elenco di bellissimi propositi come quelli redatti da
sempre nei contratti triennali di servizio che poi nei fatti vengono aggirati e
che fanno vivere internamente alla Rai il servizio pubblico come un obbligo e
un vincolo. Si tratta di definire un indirizzo, un percorso di sfide per
realizzare l'ambizioso progetto teso a restituire nella società della rete
nuove forme di condivisione e di appartenenza, ovvero di conferire un nuovo sensus communis (come ben evidenziato
nel saggio di Matthew Hibberd
sulla storia della BBC) alla comunità nazionale ma anche alla collettività
locale e all'Europa nella difficile costruzione della sua unità politica.
Realizzare un nuovo edificio del servizio pubblico
crossmediale va visto come una straordinaria opportunità di crescita e di
sviluppo e il mantenimento di un finanziamento pubblico attraverso un'apposita
tassa di scopo, va visto come uno degli strumenti necessari per la creazione di
nuovo valore a beneficio dell'intera collettività e in particolare delle fasce
più deboli del corpo sociale.
Non si tratta di metter all'incanto e di frazionare le
attività di servizio pubblico alla stregua di una utility quanto di chiarire
bene con dati chiari e precisi l'impatto che questo nuovo servizio pubblico
cross mediale delle comunicazioni può realizzare nel tempo.
Una Carta del Servizio pubblico a scadenza decennale (pari
alla durata di due legislature) nata da un lavoro preparatorio nel quinquennio
precedente alla sua scadenza potrebbe diventare IL documento di riferimento,
frutto di un lavoro di concertazione e di audizioni con tutti i soggetti e attori
interessati, avviato da una nuova Commissione Parlamentare di indirizzo
sull’intero sistema delle comunicazioni, incaricata di verificare alla fine di
ogni legislatura, ovvero a metà percorso, dopo cinque anni e alla scadenza
della Magna Charta dopo dieci anni,
il raggiungimento delle finalità indicate nel documento.
Il Centocinquantenario nel 2011, a cinque anni dalla
scadenza del 2016, avrebbe potuto essere il terminus
a quo di questo processo costituente che vede nel rinnovo della Convenzione
nel 2016 il suo il terminus ad quem. Anche
ipotizzando l’approvazione rapida in pochei mesi del disegno di legge e
l’insediamento entro il mese di maggio del 2015 di un Amministratore Delegato
unitamente ad un CdA eletto secondo nuove regole, la nuova governance
disporrebbe di meno di un anno per delineare un progetto di rifondazione che
richiede tempo.
Un Comitato di esperti come quello suggerito da Infocivica
nel 2011 al governo Monti, un piccolo think
thank formato da giuristi, economisti, sociologi e visionari, avrebbe
ancora il tempo se rapidamente insediato, di predisporre nel primo semestre del
2015 – alla stregua di quanto avviene nel Regno Unito attraverso una Royal
Commission- un Rapporto Preliminare in
base al quale avviare un’ampia
consultazioni pubblica e predisporre
entro la fine del 2015 la redazione
della prima Magna Charta del servizio
pubblico crossmediale delle comunicazioni da approvare come legge con
maggioranza di tipo costituzionale entro l’inizio del 2016 e destinata ad
entrare in vigore a partire dal maggio 2016 sino al 2026. Un processo analogo a
quello avviato sin dal 2011 dal governo britannico per il rinnovo della Royal
Charter alla BBC: rinnovo non tacito perché la BBC deve chiarire ogni dieci
anni le ragioni del suo finanziamento attraverso il canone pagato dai cittadini e le modalità di creazione –
attraverso di esso - di quello che viene definito “public value” ovvero valore
per la collettività, ma che chiede un grande sforzo di immaginazione da parte
dei pubblici poteri e anche di chi opera all’interno dell’attuale Rai o verrà auspicabilmente
chiamato a dirigerla (amministratore delegato) o a definirne le scelte
strategiche (prossimo CdA): non un’asta come se si trattasse di concedere al
miglior offerente un appalto.
Tale processo potrebbe intervenire attraverso una serie di
tappe intermedie Nel 2016 Terminus a quo rinnovo pro tempore dei
servizi lineari e consolidamento del processo di trasformazione da brodcaster a
media company destinato a concludersi nel 2026 terminus ad quem. A metà percorso nel 2020-2021, con l’estensione
universale dell’accesso alla banda ultra larga per tutti i cittadini,
costituzione della forma giuridica del nuovo servizio pubblico crossmediale e
interattivo delle comunicazioni
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